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Il mix vaccinale riduce della metà il rischio di infezione

Secondo uno studio svedese, una prima dose di AstraZeneca e una seconda dose di vaccino mRna è più efficace rispetto alla doppia dose di vaccino a vettore virale

Arrivano nuove conferme riguardo l’efficacia del mix vaccinale. Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Umeå, in Svezia, le persone che hanno ricevuto una prima dose del vaccino Oxford-AstraZeneca contro il Covid-19 e poi hanno ricevuto la seconda dose con un vaccino mRna (quindi Pfizer o Moderna), hanno avuto un rischio inferiore di infezione rispetto alle persone che hanno ricevuto entrambe le dosi di AstraZeneca. Il lavoro è in corso di revisione paritaria, una volta approvato sarà pubblicato sulla rivista The Lancet Regional Health.

Il mix vaccinale

L’uso del vaccino AstraZeneca a un certo punto della campagna vaccinale è stato interrotto per le persone di età inferiore ai 65 anni. Di conseguenza, a chi aveva già ricevuto la prima dose di questo vaccino è stata raccomandata una seconda dose a base di vaccino mRna. L’Italia non è l’unico Paese in Europa in cui è accaduto. Il mix vaccinale è stato fatto anche in Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Svezia, Norvegia e Spagna.

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Già altri studi avevano dimostrato che i programmi vaccinali combinati (o vaccinazione eterologa che dir si voglia) generavano una buona risposta immunitaria (a questa pagina del sito del Governo potete trovare un elenco di ricerche scientifiche condotte sul tema). Tuttavia il lavoro svedese fornisce un’informazione in più. E cioè di quanto la combinazione di vaccini (la prima a vettore virale, la seconda a mRna messaggero) può ridurre l’infezione clinica rispetto alla doppia dose di AstraZeneca.

Mix vaccinale: rischio infezione ridotto della metà

Lo studio si è basato sui dati del registro nazionale della Public Health Agency of Sweden, del National Board of Health and Welfare e di Statistics Sweden. Nell’analisi principale sono state incluse circa 700 mila persone. Che cosa è emerso?

Durante un periodo di follow-up medio di 2,5 mesi dopo la seconda dose, lo studio ha rilevato, rispetto a persone non vaccinate, un rischio di infezione inferiore del 67% per la combinazione di Oxford-AstraZeneca + Pfizer-BioNTech. E un rischio inferiore del 79% per Oxford/AstraZeneca + Moderna. Rispetto alle persone che hanno ricevuto due dosi del vaccino Oxford-AstraZeneca, invece, la riduzione del rischio è stata del 50%. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, c’è stata un’incidenza molto bassa di eventi tromboembolici avversi in entrambe le situazioni.

Il dato riguarda la variante Delta

È importante sottolineare che le stime di efficacia si applicano all’infezione con la variante Delta. Che durante il periodo di monitoraggio stava dominando i casi confermati. «I risultati dello studio» ha affermato un co autore, Marcel Ballin, dottorando in medicina geriatrica presso l’Università di Umeå, «potrebbero avere implicazioni per le strategie di vaccinazione in diversi Paesi».

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