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I polipi intestinali possono trasformarsi in tumore?

Il gastroenterologo Fabio Monica spiega in che modo questa neoformazione può evolvere in un cancro e come si può intervenire

I polipi sono rilievi della mucosa intestinale che si formano principalmente nel colon e sono di natura perlopiù benigna, ma alcuni di loro, chiamati adenomi, con il tempo – generalmente tra i cinque e i dieci anni – possono ingrandirsi fino a evolvere in tumori.

Quali sono le cause?

Tra i fattori che possono determinare lo sviluppo di neoplasie all’intestino al primo posto c’è l’età: sopra i 50 anni il rischio di ammalarsi aumenta progressivamente, mentre prima è piuttosto raro. Poi, influiscono la familiarità (soprattutto se sono stati i genitori ad aver già sofferto di polipi o tumori intestinali), l’obesità, la scarsa attività fisical’alimentazione, con l’eccessivo consumo di carni rosse e processate (salumi e insaccati) e l’insufficiente introito di fibra (frutta e verdura).

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Quali sono i sintomi

È difficile accorgersi del problema dalla sintomatologia, perché la presenza di un polipo generalmente non provoca dolore addominale. Se il polipo è di dimensioni piuttosto grandi ed è localizzato nell’ultima parte dell’intestino, può provocare un sanguinamento visibile, ma questo spesso è indice di una fase avanzata del processo che porta alla neoplasia. La comparsa di stitichezza, causa il restringimento del colon dovuto al tumore stesso.

Come si previene

Per la prevenzione del tumore al colon-retto è, perciò, fondamentale sia mantenere un adeguato stile di vita (controllo del peso, attività fisica, alimentazione corretta tramite la dieta mediterranea) sia sottoporsi ogni due anni all’apposito screening per la ricerca del sangue occulto a partire dai 50 anni di età. L’esame è compreso nei Livelli essenziali di assistenza e la prestazione è erogata gratuitamente dal Sistema sanitario nazionale dai 50 fino ai 69-74 anni (a seconda delle Regioni) e consente di ridurre la mortalità in un caso su quattro.

Come si cura

Nel caso il test di screening risulti positivo, il paziente verrà invitato a sottoporsi a colonscopia e, qualora venga accertata la presenza del polipo, si procederà con l’asportazione di quest’ultimo tramite la polipectomia, un intervento endoscopico che si pratica durante la stessa colonscopia. Nei casi in cui l’adenoma diventi maligno e in presenza di un tumore, sarà necessario ricorrere alla chirurgia per asportare il tratto d’intestino interessato assieme ai linfonodi e valutare se vi sia stata un’invasione di cellule tumorali. Circostanza, quest’ultima, che costringerà il paziente anche a sedute di chemioterapia adiuvante. E, comunque sia, dopo l’operazione la persona dovrà sottoporsi a controlli periodici, per evitare il rischio di recidive nella parte rimasta dell’intestino.

Focus a cura di Fabio Monica, Presidente eletto dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri (AIGO) e Direttore di Gastroenterologia all’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste.

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