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Mark Wahlberg: cancellare i miei tatuaggi mi ha fatto un male boia

L'attore racconta a OK il dolore provato per rimuovere scritte e disegni dalla pelle

Ecco la confessione dell’attore Mark Wahlberg a OK.

Prima di diventare padre di famiglia, molto prima, sono stato uno che se l’è cavata in tanti modi, un ragazzo di strada un po’ spaccone, poi modello, poi rapper…
Ai tempi mi chiamavo Marky Mark, sì, non me lo ricordate nemmeno. E allora, prima, molto prima di avere tutte le opportunità che il cinema mi dà adesso come attore e produttore, mi sono riempito il corpo di tatuaggi.
Un male boia quando me li facevo, però pensavo che era una figata. Ma a un certo punto sono arrivati i miei bambini, ed è incredibile come cambiano le cose nella tua testa quando diventi padre.
Non era solo questione di posizione, reputazione, età: era l’esempio che volevo dare ai miei figli. E non volevo che crescessero intorno a un papà coperto di tattoo. Così ho deciso di rimuoverli tutti. Be’, l’esperienza è stata ed è difficilissima: un male boia peggiore di quello provato per farli.

Gruppo San Donato

Sto attraversando da più di due anni questo lento processo di rimozione. Non solo metaforico. Cancellare un tatuaggio con il laser è veramente una faccenda penosa che non consiglio a nessuno. Ovvero, il mio consiglio ai giovani è: non tatuatevi per niente! Se proprio volete fare del body paint usate l’henné, che poi si sciacqua via senza soffrire tanto o rischiare brutte infezioni e piaghe.
Quando ho deciso di togliermi i tatuaggi ho parlato con i medici specializzati, dai quali ho desunto che ci avremmo messo meno di un anno a cancellare il tutto, con cinque-sei sessioni, una ogni due mesi circa. Col cavolo!
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Sono passati più di due anni da quando ho iniziato il processo di rimozione e avrò fatto almeno 30 sessioni di laser. Per fortuna adesso abbiamo quasi finito, mi mancano ancora piccoli disegni qui e là, ma certo non è stata una passeggiata.
Ho portato i miei due figli più grandi con me dal dottore in modo che vedessero con i loro occhi che togliersi un tatuaggio è un’impresa. E che ci pensino venti volte prima di farsene uno, se proprio devono farselo.

Sottoporsi al laser per l’eliminazione del disegno inciso è come se ti stendessero delle strisce di bacon incandescenti di frittura sulla pelle. Poi ti vengono delle vesciche purulente che ci mettono almeno due settimane per guarire. E se hai dei tatuaggi colorati è ancora peggio. È un vero problema rimuoverli, a volte non ci si riesce nemmeno, ti rimangono sulla pelle delle schifezze pasticciate.

A tutti i ragazzi che incontro in continuazione, grazie al lavoro con la mia fondazione, la Mark Wahlberg Foundation, dico: «Non dimenticate il concetto di permanenza, quando fantasticate di farvi un tatuaggio. Non sono disegni a pennarello sulla pelle. Se proprio vi scappa, basta un piccolo tattoo sulla caviglia o sulla schiena, bassa o alta che sia, dove non sia molto visibile. Lasciate perdere quelle cose enormi sulle braccia, sul collo, sulle mani o addirittura sulla faccia: perché se un giorno la vita dovesse convincervi a toglierli, sarebbero dolori.
Mark Wahlberg (confessione raccolta da Silvia Bizio per OK La Salute prima di tutto di febbraio 2012)

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