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Campi magnetici per combattere l’anoressia

Nasce a Torino una speranza nuova nella lotta contro l’anoressia e la bulimia. Studiosi della sezione di Psichiatria del dipartimento di Neuroscienze dell’Università hanno presentato i risultati preliminari di una ricerca che apre altre possibilità di cura grazie alla stimolazione elettromagnetica.

Nasce a Torino una speranza nuova nella lotta contro l’anoressia e la bulimia. Studiosi della sezione di Psichiatria del dipartimento di Neuroscienze dell’Università hanno presentato i risultati preliminari di una ricerca che apre altre possibilità di cura grazie alla stimolazione elettromagnetica.

L’utilizzo di campi magnetici è in grado di attivare o inibire le aree del cervello che, alterate, fanno da barriera alla psicoterapia, che rimane alla base della cura. La stimolazione diretta del cervello attraverso fasci magnetici può far scattare la «serratura» che «spalanca la mente» annullando le resistenze e favorendo la relazione medico-psichiatra. Resistenze ai trattamenti psicoterapeutici che ogni anno si traducono in rischio di morte o di invalidità per 200 giovani donne.

Gruppo San Donato

Lo studio dell’équipe torinese del professor Secondo Fassino supera di molto i risultati di una ricerca inglese che punta alla riduzione dei sintomi: i ricercatori torinesi mirano alla guarigione. La ricerca – coordinata dal dottor Federico Amianto insieme al responsabile clinico Giovanni Abbate Daga – ha coinvolto anche l’équipe del professor Paolo Mortara per la parte neuro-radiologica, ed è stata portata avanti con i ricercatori della Clinica psichiatrica dell’Università di Milano e con la Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Regina Margherita di Torino.

Arruolata una ventina di pazienti gravi affette da anoressia e bulimia: dopo una risonanza magnetica funzionale iniziale, sono state sottoposte a un’altra risonanza di controllo terminato un ciclo di stimolazioni magnetiche. Non si tratta di elettrochoc. Non c’è scarica elettrica. È un trattamento analogo a quello utilizzato per stimolare la rigenerazione dei tessuti dopo lesioni traumatiche o nella cura di reumatismi e dell’artrosi.

«I primi risultati – conferma Fassino – ci hanno consentito di dimostrare fra l’altro che anoressia e bulimia sono disturbi funzionalmente differenti a livello cerebrale, e pertanto vanno affrontati con differenti approcci terapeutici». Anoressia e bulimia, sottolinea il professore, «presentano sovente ostinate resistenze ai trattamenti, a causa dello scoraggiamento profondo dei pazienti e delle loro famiglie, anche a causa dei radicali cambiamenti del corpo».

L’anoressia è oggi la prima causa di morte per malattia fra le ragazze adolescenti. Grazie alla stimolazione magnetica, i neuroni che regolano i processi di empatia (la capacità di comprendere che cosa sta provando l’altra persona) e attaccamento (la capacità di creare relazioni fatte di comunicazione verbale e non verbale) possono essere indotti a funzionare di più. A essere più ricettivi, contrastando la pericolosa resistenza a un’efficace psicoterapia.

Fonte: La Stampa

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