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Le statine non proteggono dal Parkinson, anzi

Rischiano di accelerare la comparsa dei sintomi nelle persone predisposte

Contrordine. Le statine usate per combattere il colesterolo alto non prevengono il Parkinson, anzi: in alcuni soggetti predisposti alla malattia, potrebbero perfino accelerare la comparsa dei sintomi. Lo dimostra uno studio pubblicato su Movement Disorders dalla Pennsylvania State University, negli Stati Uniti.

Un dibattito infinito

I risultati della ricerca provano a mettere un punto fermo nell’annoso dibattito sul rapporto tra colesterolo, statine e Parkinson. Negli ultimi anni moltissimi studi hanno cercato di indagarlo, arrivando però a conclusioni spesso contraddittorie. Alcune indicano un possibile effetto protettivo, altre un effetto dannoso, altre ancora sostengono che non ci sarebbe alcuna relazione.

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Le ragioni del caos

«Una delle ragioni che potrebbero spiegare queste divergenze – spiega la neurologa Xuemei Huang – è che il colesterolo alto, per cui sono indicate le statine, è associato ad un rischio ridotto di Parkinson. Questo ha reso difficile verificare se l’effetto protettivo fosse dovuto alle statine o all’ipercolesterolemia precedente». La confusione è dovuta anche al fatto che esistono due tipi diversi di statine: quelle liposolubili, che penetrano nel cervello, e quelle idrosolubili, che invece non ci riescono. Siccome i pazienti trattati possono assumere entrambi i tipi di statine, ecco che l’interpretazione dei risultati può essere ostica.

Lo studio

Per fare un po’ di chiarezza, i ricercatori della Pennsylvania hanno preso in esame 2.200 persone con meno di 65 anni a cui era stato da poco diagnosticato il Parkinson, e sono andati a verificare l’eventuale assunzione di statine avvenuta negli anni precedenti. Le informazioni sono state poi messe a confronto con quelle relative ad un gruppo di controllo formato da 2.200 persone senza Parkinson.

I risultati

Dall’elaborazione dei dati è emerso che l’assunzione di statine si associa ad un aumentato rischio di Parkinson, soprattutto in corrispondenza delle fasi iniziali della terapia farmacologica. «L’associazione è particolarmente evidente per le statine lipofile, un’osservazione che va controcorrente rispetto l’attuale ipotesi secondo cui queste statine dovrebbero proteggere le cellule nervose», spiega Huang. «L’associazione è risultata più robusta in caso di uso delle statine da meno di due anni e mezzo, dunque pare che questi farmaci possano facilitare l’insorgenza del Parkinson».

Colesterolo vs statine

I risultati dimostrano inoltre che il colesterolo alto si associa ad una minore prevalenza del Parkinson, come già ipotizzato da ricerche precedenti. Sembra invece smentito un recente studio che aveva associato la sospensione del trattamento con un aumento del rischio di Parkinson. «I nostri nuovi dati suggeriscono una spiegazione differente», spiega Huang. «È l’uso delle statine che può portare a nuovi sintomi connessi al Parkinson, inducendo i pazienti a sospendere la cura».

Meglio parlarne col medico

Queste conclusioni non sono ovviamente definitive e vanno prese comunque con le dovute precauzioni. «Non stiamo dicendo che le statine causano il Parkinson – sottolinea la neurologa – ma piuttosto il nostro studio suggerisce che le statine non dovrebbero essere usate con l’obiettivo di prevenire il Parkinson». L’opportunità o meno di assumere questi farmaci va valutata attentamente, con l’aiuto del medico, in base al proprio rischio individuale. «Se per esempio il paziente ha avuto la mamma e la nonna malate di Parkinson, mentre non ha alcuna familiarità per le malattie cardiovascolari come infarto e ictus, allora dovrebbe approfondire con il proprio medico eventuali rischi e benefici dell’assumere una statina».

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