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Massimiliano Ossini: «Due clavicole fratturate in tre mesi»

«Due incidenti sugli sci a breve distanza, il secondo più grave. Ma mi sono ripreso in fretta»

Già è una bella sfortuna fratturarsi una clavicola a causa di una brutta caduta. Ma due volte nel giro di tre mesi, entrambe sciando a Cortina, è un primato che credo di detenere solo io.

Il primo incidente

La prima volta è stata il 3 gennaio di due anni fa. Sciavo godendomi qualche giorno di pausa dalle registrazioni di Linea Bianca per le vacanze natalizie quando, notando un ragazzino caduto, sono corso ad aiutarlo. Ma mi si è sganciato uno sci e sono scivolato a mia volta, cadendo sulla spalla sinistra. La prima sensazione è stata soltanto quella di un pizzico, che mi ha permesso comunque di aiutare il malcapitato a rialzarsi. Ma, quando ho avvertito che la spalla stava lentamente perdendo sensibilità, sono corso all’ospedale di Cortina, dove l’ecografia ha rivelato una frattura composta alla clavicola sinistra.

Gruppo San Donato

Gli esercizi con gli elastici a tre colori

Come da procedura, mi hanno messo un tutore a bandiera, che ho mantenuto per una decina di giorni, per assicurare l’immobilità del braccio. Poi, con la ripresa delle registrazioni, sono tornato sugli sci. Non volevo mostrare in tv le conseguenze del mio incidente, quindi davanti alle telecamere toglievo il tutore e sciavo senza racchette, soffocando un dolore enorme. Seguendo i consigli di un amico medico, mi aiutavo con un’alimentazione basata su frutta, verdura e sesamo, per non aggravare la situazione con ulteriori infiammazioni e pesantezze, e per favorire la calcificazione ossea. Che infatti è avvenuta rapidamente. Per un mese ho fatto gli esercizi per riacquistare l’agilità di gomito e spalla, usando gli appositi elastici a tre colori dalle diverse capacità di tensione, che portavo sempre con me. E il problema si è risolto.

Poi è arrivato il secondo incidente

Non potevo immaginare che esattamente tre mesi dopo, il 3 aprile, avrei rivissuto tutto. In maniera, però, molto più grave. Avevo appena concluso le registrazioni, e ancora una volta mi stavo rilassando sugli sci. Era mattina presto, le piste erano deserte e la neve battuta bene. Forte delle condizioni favorevoli e della mia abilità ho preso un po’ troppa velocità, affrontando male un salto che mi ha fatto roteare in aria e cadere pesantemente sulle spalle. Questa volta, però, sul lato destro. L’impatto è stato fortissimo, per fortuna il casco ha evitato il peggio. Sono riuscito a rialzarmi, ma il dolore alla spalla destra era lancinante, il braccio immobilizzato. Ed ero completamente solo. Non so come, ma sono riuscito a trascinarmi fino alla stazione di polizia, dove un’ambulanza mi ha riportato nello stesso ospedale del primo incidente. E questa volta la diagnosi era quella di una frattura scomposta.

Mi sono aiutato con l’alimentazione

Mi hanno immobilizzato con un bendaggio a otto, per mantenere schiena e spalle tese, rimettendo in linea l’osso per favorirne la calcificazione, e mi hanno avvertito subito che la guarigione avrebbe richiesto tre o quattro mesi. Troppo, dal momento che di lì a poco avrei dovuto iniziare le registrazioni di Linea Bianca Estate. E allora mi sono aiutato nuovamente con il regime alimentare precedentemente adottato, ma in maniera ancora più
incisiva: verdura sette volte al giorno, poi frutta, sesamo, pasta integrale monovarietale, pesce, legumi, e alla mattina appena sveglio un bicchiere di acqua tiepida con limone. Per le prime due settimane non facevo che spostarmi dal divano al letto, al massimo due passi in casa.

Di notte il dolore non mi dava tregua

Ma era soprattutto la notte che il dolore mi tormentava, nonostante i piccoli accorgimenti che usavo per alleviarlo, come il classico cuscino dietro la schiena: dormivo sì e no un paio d’ore, poi mi svegliavo, alzandomi e coricandomi di continuo senza più riuscire ad addormentarmi. Solo una volta ho ceduto a un antidolorifico, non volevo abituarmici. A poco a poco ho cominciato a stare meglio, camminavo sempre più a lungo e il dolore diminuiva. E dopo 40 giorni, invece dei tre-quattro mesi previsti, ho cominciato a togliere il bendaggio, riacquistando sempre maggiore padronanza di movimento, mentre la radiografia sentenziava definitivamente che il processo di calcificazione si era compiuto. Ho ripreso gli esercizi con gli elastici, tre volte al giorno, per gomito, clavicola e deltoide, e le camminate veloci per risvegliare anche la muscolatura delle gambe. E in un mese e mezzo ero completamente ristabilito.

Non ho smesso di sciare

Adesso a ricordarmi quella brutta avventura è rimasto solamente il callo osseo che si è formato, che però non si vede e non mi disturba. Continuo periodicamente a usare gli elastici e a fare esercizi di stretching per mantenere il tono muscolare e delle articolazioni. Ma non ho smesso di sciare, né ho rinunciato alla mia passione per le arrampicate su roccia e su ghiaccio. Nonostante richiedano un grande lavoro di spalle.

Massimiliano Ossini (testimonianza raccolta da Grazia Garlando per OK Salute e Benessere)

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