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Fabio Basile: «Ho avuto una polmonite fulminante a 4 anni»

L'atleta Basile racconta della sua polmonite da piccolo: «Ho trascorso 40 giorni in ospedale attaccato alle bombole di ossigeno. Ne sono uscito più forte»

Il judoka e campione olimpico Fabio Basile racconta a OK Salute e Benessere di aver contratto, a soli quattro anni, una gravissima forma di polmonite batterica. Ecco la sua testimonianza.

Fabio Basile: «Ero a un passo dalla tomba»

Una cosa ho imparato fin da piccolo: nella vita non bisogna mai arrendersi. Anzi. È importante affrontare gli ostacoli con tenacia e determinazione, perché per quanto i problemi possano essere grandi, con la nostra volontà si può superare tutto, o per lo meno stemperare i disagi. Io, per esempio, a quattro anni ho trascorso 40 giorni in ospedale per una grave forma di polmonite stafilococcica degenerata in pleuropolmonite, finendo a un passo dalla tomba. È stata un’esperienza così traumatica che mi ricordo tutto di quel periodo!

Gruppo San Donato

Tosse, febbre e poi il ricovero

I primi sintomi? Un mix di tosse catarrosa, febbre alta con brividi ed estrema stanchezza. Dopo qualche giorno di cure infruttuose in casa, mamma, preoccupata, si è rivolta all’ospedale dove i medici mi hanno diagnosticato subito una grave infiammazione polmonare e prescritto il ricovero immediato. Eppure, più il tempo passava, più la situazione si aggravava. Il motivo? Non reagivo ai farmaci. C’è voluto quasi un mese prima che i dottori trovassero l’antibiotico efficace. Non vi dico che incubo, soprattutto quando ho iniziato a soffrire di insufficienza respiratoria e a usare le bombole di ossigeno.

Fabio Basile: «La cosa peggiore? Le punture dietro alla schiena!»

In una scala di dolore da zero a dieci, il livello era sempre dieci e lode! Seduto sul lettino della stanza preposta alla terapia, strillavo per le fitte lancinanti dovute all’iniezione, mentre mamma non riusciva a trattenere le lacrime. Già, perché anche per i miei genitori quel periodo è stato decisamente difficile. Mamma ha trascorso l’intera degenza in ospedale al mio fianco, giorno e notte. Cercava di trasmettermi coraggio, ma sentivo che era angosciata. Del resto, mettetevi nei suoi panni: la malattia mi logorava e dopo un mese ero così magro che mi si potevano contare le ossa.

Poi è arrivata la guarigione, quasi inattesa

Proprio quando ormai i medici iniziavano a perdere la speranza di un recupero, grazie a un antibiotico degli anni 70 in tre giorni sono tornato in piedi. Una volta guarito del tutto, ho iniziato poi a frequentare la palestra dove mio fratello maggiore Michael prendeva lezioni di judo. Ecco, in fondo, per un certo aspetto sono contento di avere vissuto quest’esperienza. Perché se non avessi combattuto da piccolo contro la morte sarei meno tenace. E probabilmente non avrei vinto l’oro alle Olimpiadi di Rio.

Fabio Basile (testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti)

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