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Cosmetici: mini-guida per scovare falsi miti e bufale

Con l’avvento dei social network e degli influencer nel mondo del beauty la confusione è aumentata. Gli esperti fanno chiarezza

Le fake news, ovvero quelle notizie false create con contenuti inventati, ingannevoli o distorti, non risparmiano naturalmente neppure il mondo del beauty. Sì, perché online e sui social network la «fregatura» potrebbe essere dietro l’angolo, complici informazioni viziate da aggressive strategie di marketing spesso divulgate da sedicenti esperti, blogger o influencer senza una formazione scientifica e quindi senza una capacità critica. Con il prezioso aiuto dei dermatologi dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano abbiamo identificato e smascherato alcuni falsi miti scientificamente assurdi che circolano sul web e non solo. Il fine è darti gli strumenti per ragionare in modo corretto e prenderti cura della tua bellezza in modo più consapevole e accurato.

Dall’etichetta capisco se la crema è adatta?

Molti blog e forum analizzano l’INCI (denominazione internazionale utilizzata per indicare in etichetta i diversi ingredienti presenti all’interno di un prodotto cosmetico) di un prodotto per determinare se è valido o meno. Spesso queste analisi vengono effettuate seguendo i dettami di app o siti internet che classificano gli ingredienti con bollini a semaforo (verde, giallo, rosso) per dire se sono promossi o bocciati.

Gruppo San Donato

➜ Cosa dice il dermatologo Giovanni Biondo
Niente di più sbagliato. L’INCI è utile per sapere se all’interno di un prodotto ci sono dei componenti che possono dare allergia o che sono incompatibili con la pelle in determinate condizioni, ma non ha senso valutare la bontà di una formula dall’INCI, per diversi motivi. La cosa più importante da chiarire è che queste app e siti non rappresentano la pubblica autorità, ma sono aziende private che danno pareri soggettivi, quindi vanno presi con le pinze e vanno considerati possibili conflitti d’interesse. Un ingrediente potrà darmi un’idea sulle caratteristiche di un prodotto finito (se trovo il burro di karitè, per esempio, potrà essere presumibilmente emolliente, nutriente e idratante). Ma per il consumatore non è possibile capire dall’INCI se un tal prodotto sarà adatto o meno. L’unico modo per scoprirlo è provarlo sulla propria pelle.

Naturale è meglio?

Il trend della cosiddetta clean beauty, ovvero la ricerca di prodotti genericamente classificati come green, naturali, eco-bio, a basso impatto ambientale, «free of», è presente sui social network da diversi anni. Ma cosa c’è di vero? E cosa significa naturale in cosmesi?

➜ Cosa dice la dermatologa Michela Castello
Non vuol dire niente: parliamo di una gamma di prodotti non ancora precisamente normata. Un prodotto con una percentuale di ingredienti «naturali» non ha un reale valore aggiunto… se non di marketing. Se si riflette attentamente, cosa può essere classificato «non chimico» in natura? Anche la stessa acqua è chimica. Il fatto è che non esiste un disciplinare o una definizione legislativa europea che definisce un cosmetico green o eco-bio. Certo, ci sono decine di enti certificatori privati, diversi in vari Paesi e diversi per i criteri che sanciscono se un prodotto è idoneo o meno ad acquisire il loro «bollino». Attenzione, però, perché le certificazioni sono emesse da società private previo pagamento di una quota e non sempre determinano la sicurezza o meno di un prodotto, che invece è garantita per legge. Tutti i cosmetici prima di essere messi in vendita passano lo stesso test di sicurezza europeo che garantisce la tutela della salute del consumatore finale. Inoltre, non tutte le aziende possono o vogliono pagare una certificazione, quindi prima di scartare a priori un prodotto perché non certificato è bene fare le dovute valutazioni. Ha senso invece riflettere sull’impatto ambientale più o meno alto di un prodotto. Due criteri concreti da prendere in considerazione, per farsi un’idea, potrebbero essere la provenienza della filiera produttiva (se è 100% made in Italy) e confezioni facilmente riciclabili con la raccolta differenziata.

I cosmetici contenenti alcol fanno male?

Non si sa bene perché, ma alcuni siti, blog, influencer sono infastiditi dalla presenza di alcol nella lista ingredienti. C’è veramente da stare alla larga da formule con alcol?

➜ Cosa dice il dermatologo Marco Guizzardi
Ovviamente no. L’alcol è un ingrediente assolutamente sicuro per l’uomo e per l’ambiente, e offre tanti altri vantaggi. Ricordiamoci che se c’è l’alcol in una formula è presente per un motivo ben specifico: il formulatore non avrebbe motivo di inserire un attivo che non serve. Può avere una funzione importante nell’ottimizzare altri attivi, può dare un effetto fresco (per esempio nei solari), può agire come conservante, può rendere più piacevole la texture. Anche se è presente nelle prime posizioni in INCI, non c’è motivo di spaventarsi perché, appunto, se è lì, c’è un motivo, e non è detto che sia presente in alta percentuale. La scienza formulativa è un tema complesso e affascinante che va esaminato da esperti competenti in materia: diffida perciò da chi ne parla senza titoli appropriati.

Gli unici prodotti sicuri sono nichel free?

In caso di allergia o sensibilità al nichel, molte persone si fanno tentare dai prodotti che riportano la scritta «nichel tested» o, peggio, «nichel free». Fanno bene?

➜ Cosa dice la dermatologa Elena Bruni
Il nickel (o nichel) non è un ingrediente, ma una sostanza presente «per sbaglio», come residuo di lavorazione dei prodotti o come impurità nelle materie prime. Nell’allegato II del Regolamento 1223/2009 dell’Unione Europea è scritto che il nichel e i suoi composti sono vietati nei cosmetici, ma poiché alcuni piccolissimi residui non sono tecnicamente eliminabili, è ammesso in quantità irrilevanti e inevitabili. Da qui il controsenso di vantare che un prodotto è senza nichel: perché è ovvio, non è ammesso dalla legge. Alcune aziende possono decidere di acquistare una certificazione volontaria (quindi non obbligatoria) per attestare che il nichel è presente sotto determinate quantità (nichel tested). Ma attenzione: i prodotti certificati non hanno meno (o più) nichel di quelli non certificati, semplicemente lo scrivono come strategia di marketing.

L’efficacia maggiore è data dai cosmeceutici?

Questo termine, una crasi tra cosmetico e farmaceutico, si sente sempre più spesso associato a formulazioni che sembrerebbero garantire un’efficacia più elevata, quasi al pari di un farmaco. È davvero così?

➜ Cosa dice la dermatologo Simona Ferri
I cosmeceutici non esistono! Il termine ha solo una collocazione commerciale, pubblicitaria e di marketing e non rappresenta in nessun modo una classe, scientificamente riconosciuta, di prodotti topici secondo il Regolamento Europeo dei prodotti Cosmetici (Reg CE 1223/09). Bisogna quindi prestare attenzione alle aggettivazioni di questo tipo in quanto non offrono, nella realtà scientifica, nessun valore aggiunto rispetto a tutti gli altri prodotti cosmetici. Tutte le aziende hanno accesso agli stessi ingredienti, nelle stesse quantità permesse dalla legge: che interesse avrebbero nel non sfruttarne a pieno le potenzialità? Acquistare un prodotto soltanto perché c’è scritto «cosmeceutico» fa correre il rischio di sprecare denaro e non ottenere i risultati attesi.

Servono prodotti specifici perché la pelle si ripara solo di notte?

In commercio ci sono cosmetici specifici per la notte che si propongono di riparare i danni che la pelle subisce di giorno. Sarà vero?

➜ Cosa dice il dermatologo Antonino Di Pietro
No. La cute rimedia ai danni nello stesso momento in cui questi avvengono mettendo in atto gli eccezionali meccanismi di riparazione che la natura ha previsto per preservare l’equilibrio cutaneo, senza aspettare che cali il sole! Quindi scegli la crema che più ti piace, per il giorno e/o per la notte in base a come viene percepita dalla tua pelle. Le indicazioni che leggi su alcuni prodotti sono puramente strategie di marketing. Se vuoi un’idea generale: preferisci le creme più ricche di giorno, quando le cellule, aggredite dalla luce e altri agenti esterni, hanno bisogno di protezione. In caso di necessità, di giorno può essere utile anche una crema con SPF50, meglio se con aggiunta del complesso plusolina. Di notte, invece, la pelle ha bisogno di riposare: consiglio un siero a base di fospidina, idratante e rigenerante, per far riposare le cellule dopo una giornata di stress.

Le creme vanno cambiate quando ci si assuefà?

Potresti aver sentito dire che la pelle si abitua all’utilizzo di prodotti skincare dopo un certo numero di settimane, mesi o anni. La conseguenza sarebbe una ridotta efficacia per assuefazione. La soluzione? Ovviamente acquistare altri prodotti, magari consigliati dalla stessa persona che ti dice di cambiarli. È una buona idea?

➜ Cosa dice la dermatologa Chiara Lovati
Non è vero che la pelle crea assuefazione rispetto a creme e sieri che utilizzi. Non esiste, infatti, un meccanismo diretto affinché la cute diventi «immune» nel tempo agli effetti dei prodotti. È vero invece che nel tempo può cambiare la percezione di un prodotto sulla pelle, a seconda delle stagioni. Quindi la necessità di cambiare beauty routine ha senso per motivi legati al clima, all’assunzione di farmaci, allo stile di vita, squilibri ormonali, significative variazioni di peso e altre condizioni dermatologiche.

Per le pelli grasse solo prodotti non comedogeni?

Chi ha, o ha avuto, una pelle grassa o mista potrebbe aver preferito acquistare un prodotto «non comedogeno» o «non comedogenico» per non causare ostruzione dei pori e quindi favorire la comparsa di brufoli e punti neri. Una scelta azzeccata?

➜ Cosa dice il dermatologo Umberto Giaroli
Il termine comedogeno o comedogenico non è validato scientificamente perché non trova un reale riscontro legislativo. Non ci sono standard o protocolli approvati dal Ministero della Salute o dall’Unione Europea che ne definiscano i parametri per l’utilizzo. Ogni pelle può rispondere in modo diverso allo stesso prodotto: è tutto molto soggettivo. Generalmente, i prodotti con texture più leggere hanno meno probabilità di ostruire i pori, ma non è detto. È necessario provare un prodotto prima di giudicarlo: solo la pelle darà il responso.

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