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Il cocco di mamma e papà? È il primogenito

Il 70% dei padri e il 74% delle madri presi in esame in uno studio hanno confessato di riservare un trattamento diverso a uno dei figli

Il figlio preferito non esiste, parola di mamma e papà. E invece, cari genitori, siate sinceri con voi stessi e con i vostri ragazzi perché purtroppo la scienza vi ha “smascherati”: il prediletto c’è eccome e con ogni probabilità si tratta del primogenito. Anche se i genitori giurano di non avere preferenze e di amare indistintamente i piccoli e i grandi di casa, un favorito c’è quasi sempre.

A smentirli è uno studio trasversale iniziato nel 1989 dalla sociologa Katherine Conger dell’Università della California, pubblicato nel 2005 sul Journal of Family Psychology e rimaneggiato nel corso dei dieci anni successivi per verificarne la validità: la ricerca è stata condotta su un campione di 384 coppie di fratelli adolescenti, divisi da non più di 4 anni di differenza, e sui rispettivi genitori, seguiti per tre anni.

Gruppo San Donato

I risultati parlano chiaro: il 70% dei padri e il 74% delle madri hanno finalmente confessato di riservare un trattamento diverso a uno dei figli, senza però specificare quale. Ma se i genitori non hanno avuto il coraggio di dichiarare apertamente la propria preferenza, ci hanno pensato i secondogeniti intervistati dal team a dire le cose come stanno. I figli minori presi in esame, ai quali è stato chiesto se sentivano di essere trattati in modo diverso rispetto ai maggiori, hanno ammesso la sospettata disparità, confessando di ritenere il fratello o la sorella più grandi i favoriti della casa. Come se non bastasse, i primogeniti stessi hanno confermato i risultati, dichiarando di sentirsi effettivamente i figli preferiti.

La Conger, docente di sviluppo umano e studi sulla famiglia presso l’Università della California, non ha nascosto la sua sorpresa di fronte ai dati raccolti: «La nostra ipotesi di lavoro iniziale era proprio quella opposta, cioè che i ragazzi più grandi potessero sentirsi più colpiti da un trattamento preferenziale riservato ai piccoli di casa, proprio a causa della maggiore età». Inutile dunque fare i moralisti e gridare a gran voce la propria imparzialità davanti ai figli: anche se il bene non si può misurare con il centimetri, spesso (ma non sempre, ovviamente) accade che ci si senta più in sintonia con uno degli eredi piuttosto che con un altro. L’importante è non trasmettere questa disparità proprio al secondo dei due, che in futuro potrebbe risentire di questa condizione.

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