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Allattamento al seno: i 10 consigli pratici dei neonatologi

Tutte le raccomandazioni degli esperti per allattare nel modo migliore possibile

L’allattamento al seno quando è possibile è decisamente importante. Com’è noto sono molti i benefici per la salute del bambino, che ad esempio rischierà meno di sviluppare allergie, rispetto ai bambini allattati “artificialmente”. Specie in occasione della prima maternità le donne spesso si pongono molte domande, a cui i neonatologi cercano di dare risposte convincenti. Ecco le loro raccomandazioni.

L’allattamento al seno è un gesto naturale e spontaneo

L’allattamento al seno negli ultimi anni è stato influenzato da variabili sociali, culturali ed economiche che ne hanno frenato la diffusione. Alcune donne non si sentono all’altezza. Altre temono di non avere abbastanza latte. Altre ancora si sentono ostacolate da stress, lavoro o stanchezza. In ospedale, subito dopo il parto, la percentuale delle donne che allatta è del 90 per cento. Una volta fuori dall’ambito ospedaliero il dato scende al 77%, per poi crollare al 31% e al 10% nei mesi successivi.

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Anche se c’è un netto miglioramento rispetto al passato, per la Società Italiana di Neonatologia (SIN) questi dati sono ancora molto preoccupanti. La necessità di promuovere l’allattamento al seno è oggi una priorità. I benefici dell’allattamento al seno per la salute del bambino e della mamma sono tanti.

1) Informarsi

La prima cosa da fare per comprendere realmente i benefici dell’allattamento al seno è informarsi. L’informazione serve per motivare le future madri e viene condotta attraverso incontri in piccoli gruppi, coinvolgendo anche le persone della famiglia, che possono influenzare la decisione materna, quali il marito/partner e/o le future nonne. Questi incontri sono anche un’occasione per far chiarezza sui falsi miti e sui tabù relativi all’allattamento, lasciando sempre in primo piano l’aspetto psico-affettivo.

2) L’importanza della prima poppata

Da non sottovalutare è il primo contatto pelle a pelle in sala parto tra mamma e neonato, che consente di facilitare il bonding (legame) e di stimolare la prima poppata al seno nelle prime ore di vita del bambino. Per una corretta “iniziazione” alla pratica dell’allattamento, occorre innanzitutto individuare la posizione più idonea al seno materno durante la poppata. Particolarmente utile, ma non unica, quella sotto braccio. In ospedale è anche importante favorire il rooming in, cioè lasciare il neonato in camera con la propria mamma per tutta la degenza, in modo da rendere possibile l’allattamento a richiesta. Gli eventuali controlli clinici e strumentali devono avvenire nella stessa stanza, senza interferire con l’allattamento al seno.

3) Il calo di peso

Allattare a richiesta del bambino è importante, senza limiti di numero e durata delle poppate, cogliendo i segni precoci di ricerca del seno (fame), più che attendere il pianto come espressione di “appetito”. Anche quando il neonato può avere ittero e necessita di fototerapia, nei primi giorni l’allattamento al seno deve essere mantenuto. Per i bambini “più esigenti” spesso si tende a richiedere la famosa aggiunta di latte artificiale. Va prescritta solo previa valutazione delle condizioni del bambino, dell’entità del calo di peso e della reale possibilità della mamma di rispondere alle esigenze del piccolo.

Il calo di peso medio alla nascita è circa il 5% con un massimo ancora accettabile del 10 per cento. Finché il calo rimane tra l’8 e il 10% non è necessaria una supplementazione con il latte artificiale. Opportuno, invece, verificare l’attacco al seno, la sequenza e la durata delle poppate e lo stato di benessere di mamma e bimbo. In caso di necessità, la prima scelta di integrazione deve sempre ricadere sul latte materno estratto. Il recupero del peso neonatale di un bimbo allattato esclusivamente al seno, avviene solitamente entro i primi 14 giorni di vita.

4) Il ciuccio

Nel periodo in cui l’allattamento al seno deve consolidarsi, l’uso del ciuccio va evitato. Il bimbo potrà iniziare a usarlo a partire dalla 3°-4° settimana di vita, come intervento di prevenzione per la sindrome della morte improvvisa del lattante (Sids). In realtà nessuno degli studi sull’associazione fra uso del ciuccio e Sids riporta un effetto protettivo tanto evidente quanto quello dell’allattamento al seno.

5) Il latte artificiale

Il latte artificiale deve essere impiegato solo in quei casi in cui c’è assenza di latte materno, è riscontrata una patologia della madre per cui è sconsigliato l’allattamento oppure per rispetto della volontà materna. Quando è possibile, si può ricorrere alle Banche del latte umano donato (BLUD).

6) Banche del latte

Quando il latte materno non è disponibile, in particolare nel primo periodo dopo il parto, si può ricorrere al latte umano donato. Nonostante il trattamento termico, necessario per inattivare batteri e virus, ne alteri parzialmente le proprietà biologiche e nutrizionali, il latte umano donato rappresenta la prima scelta nutrizionale subito dopo quello della propria madre. Rispetto all’alimentazione con formule, nei pretermine il latte umano ha dei benefici: riduce l’incidenza di enterocolite necrotizzante, migliora la tolleranza alimentare, contribuisce alla riduzione delle sepsi e altre infezioni, previene lo sviluppo di ipertensione arteriosa e insulino-resistenza in età adulta.

Il latte materno estratto rappresenta anche la principale integrazione laddove si verifichi una condizione di eccessivo calo ponderale alla nascita e per i rari casi in cui neonati a termine, per brevi periodi, non possono alimentarsi al seno. Le Banche del latte operano grazie alla generosità di donatrici volontarie, accuratamente selezionate, che offrono il proprio latte a titolo gratuito.

7) Alimentazione della mamma

Un’alimentazione appropriata per la donna in allattamento deve soddisfare tutti fabbisogni, in particolare quelli energetici, proteici e di calcio. Una dieta varia e sana, adeguata alle esigenze della mamma, sarà salutare per lei e per il bimbo. Non bisogna mangiare molto più del solito, poiché a una donna che allatta bastano 500 Kcal al giorno in più; non serve eliminare particolari alimenti per prevenire le allergie, né è documentato con certezza che alcuni cibi o liquidi possano far aumentare la produzione di latte.

Al contrario, possono avere una scarsa produzione di latte le donne disidratate, con febbre, in assetamento volontario, gravemente malnutrite o a digiuno volontario. Sconsigliata la dieta vegetariana o vegana, poiché se non è ben bilanciata, mette a rischio di carenza di vitamina B12 il piccolo. Si deve limitare l’uso di alcool etilico che, oltre a passare nel latte e provocare nel lattante sedazione, ipoglicemia, vomito e diarrea, può inibire la montata lattea.

8) Pretermine

Per una maggior diffusione dell’allattamento materno nelle Terapie Intensive Neonatali, il primo passo da compiere è consentire ai genitori un accesso libero al reparto che permetta loro di conoscere precocemente il proprio bambino, di avere contatti con lui, anche attraverso la marsupio-terapia, e perché familiarizzare con il personale. La montata lattea, condizionata negativamente dallo stress della nascita, può presentarsi a qualunque età gestazionale. Le quantità di colostro prodotte, seppur minime, sono il più delle volte sufficienti per iniziare una minima e precoce alimentazione, fondamentale nei neonati critici. Quando nel primo periodo dopo il parto il latte materno non è subito disponibile per i prematuri (soprattutto quelli problematici con peso inferiore a 1500 g ricoverati in TIN), il latte umano donato diventa quasi un farmaco essenziale.

Gli usuali criteri per stabilire quando il neonato può iniziare a succhiare al seno sono grossolani: raggiungimento di un determinato peso, di una certa età postconcezionale, del conseguimento della capacità di alimentarsi al biberon. Maggiormente affidabile è il criterio della stabilità delle condizioni cliniche accompagnata da movimenti della lingua e della bocca, anche in assenza di una provata abilità a succhiare e a deglutire.

9) L’empty breast

Per facilitare l’attacco al seno del neonato prematuro si spreme la mammella prima della poppata integrando eventualmente col latte spremuto. In questo modo si evita che un pretermine ancora privo di una vigorosa suzione venga attaccato al seno ad una mammella per lui troppo piena.

Un sistema efficiente di spremitura del latte può essere manuale, meccanico o combinato. Se la spremitura è effettuata con pompa tiralatte, va fatta contemporaneamente da entrambe le mammelle. Il successo della spremitura dipende dal momento in cui si inizia, dalla scelta delle coppe più adeguate (ne esistono di dimensioni diverse), dalla potenza dell’estrazione e dalla frequenza della spremitura. La neo-mamma può tenere un diario come strumento di autocontrollo sulle quantità di latte spremuto e sul numero di sedute di spremitura.

10) I falsi miti

Se durante l’allattamento si formano lesioni del capezzolo, il problema può essere superato dando al bambino il proprio latte estratto. In caso di malattie debilitanti come influenza, diarrea, coliche o infezioni urinarie, la decisione se sospendere o meno l’allattamento spetta alla mamma, ma è sempre bene evitare una brusca interruzione.

Sfatiamo anche il luogo comune che bere tanto (o bere la birra) aiuti a produrre più latte. L’allattamento inoltre non comporta un calo della vista e non va quindi proibito alle madri con miopia o altre patologie oculari. Anche l’insorgere di una nuova gravidanza, a meno di particolari fattori di rischio, non giustifica una precoce interruzione. La dipendenza del bambino da sua madre, implicita nell’allattamento materno di lunga durata, non va confusa poi con l’autonomia del bambino, che non ne risulta compromessa.

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