Salute Mentale

Il rientro a scuola più difficile: servono dialogo e fermezza in famiglia

La riapertura a settembre dopo una lunga assenza dai banchi potrà rappresentare un problema per molti bambini. I consigli dell’esperta

Quello dell’anno scolastico 2020-2021 sarà il ritorno a scuola più complicato della storia della Repubblica, dopo la lunga chiusura resasi necessaria dalla pandemia di Covid-19. A seconda di come sarà l’andamento epidemiologico, sono previsti tre scenari, riassunti nei colori del semaforo:

  • verde (situazione sotto controllo), con norme su assembramento e igiene e mascherine solo negli spazi comuni;
  • giallo (contagi in aumento), con distanziamento di un metro, obbligo di mascherina e ingressi scaglionati;
  • rosso (alto rischio di contagio), con chiusura delle scuole nelle zone focolaio e didattica a distanza.

Ogni istituto sta mettendo a punto le misure necessarie. Ci saranno banchi singoli per poter rispettare il distanziamento sociale, più insegnanti e assistenti scolastici. I presidi potranno decidere di utilizzare plessi dismessi e di fare lezione in cinema, musei e teatri, se gli spazi non dovessero essere sufficienti. Si potranno scegliere anche ingressi scaglionati in classe per evitare i temuti assembramenti negli spazi comuni e sui mezzi pubblici.

Gruppo San Donato

Rientro a scuola: disagio per sei piccoli su dieci 

Il mondo dell’istruzione è concentrato quindi sul rispetto delle regole per abbassare al minimo il rischio di contagio. In pochissimi, però, si stanno occupando delle conseguenze che il lockdown, o meglio il confinamento, come la Treccani ha suggerito di chiamarlo, ha avuto (e potrebbe continuare ad avere) sulla salute psicologica dei più giovani. Tutti a misurare le metrature, tralasciando il fatto che sei bambini su dieci avranno problemi personali con il ritorno a scuola. Il dato arriva da Save the Children, l’organizzazione internazionale che si occupa d’infanzia. Diventa urgente, perciò, fornire agli adulti gli
strumenti utili per comprendere meglio il comportamento dei bambini e dei ragazzi, offrendo chiavi di lettura e modalità precise di intervento per rapportarsi con loro.

Prima di tutto devono sentirsi sicuri gli adulti

«Solitamente la prima cosa da fare è capire se, come genitori, siamo sicuri e ci sentiamo al sicuro». Anna Rita Verardo è psicologa e psicoterapeuta specializzata in terapia cognitivo-comportamentale e sistemico relazionale, collaboratrice dell’Università La Sapienza di Roma e autrice con la neuropsichiatra  infantile Giada Lauretti di Riparare il trauma infantile (Giovanni Fioriti Editore), un manuale sull’elaborazione dei traumi infantili per non farli diventare macigni quando si è adulti. «Molte paure sono apprese dai modelli di riferimento: la nostra capacità di rassicurazione è pari al nostro sentirci al sicuro, non possiamo dare ciò che non possediamo».

Rientro a scuola: le tipologie più a rischio

I bambini che potranno avere più difficoltà sono quelli che già prima dell’emergenza coronavirus vivevano situazioni di ansia. «Gli studenti con problemi a separarsi dai genitori, oppure ansia nella relazione con i compagni o nell’affrontare le prove scolastiche possono aver sperimentato, nel periodo di chiusura delle scuole, il vantaggio di sentirsi al sicuro dentro casa, in famiglia, senza gli stimoli ansiogeni che, tuttavia, prima erano abituati a gestire nel quotidiano».

«Ora si sono disabituati a combattere queste piccole battaglie giorno per giorno e possono viverle come una valanga emotiva impossibile da affrontare. Altri bambini potrebbero avere sviluppato la fobia per il contatto fisico o la paura di ammalarsi, se in casa qualche loro familiare stretto è stato colpito dall’infezione. Chi mostrava problemi di comportamento potrebbe avere difficoltà a riadattarsi alle regole della giornata scolastica, specie se a casa è stato lasciato più libero di fare ciò che voleva».

In difficoltà i più piccoli 

Il problema del rientro a scuola tocca soprattutto i più piccoli, che si sono abituati a stare molto spesso con la mamma o con il papà. «Bisogna prepararli al fatto che ci sarà una fase successiva diversa. Aiutiamoli a rappresentarsi nella loro mente che cosa avverrà, che cosa sarà uguale e che cosa sarà diverso, che cosa gli potrà piacere e che cosa no. Sicuramente anche i genitori si sono abituati a stare molto con i bambini. Questa potrebbe essere un’occasione per mantenere anche in futuro piccoli momenti di sana vita intima familiare in cui godersi la vicinanza reciproca».

Rientro a scuola: come aiutare i propri figli 

Ma come capire se i bambini hanno paura di tornare a scuola? È fondamentale il dialogo. «È importante lasciare i bambini liberi di parlare, di chiedere e di esprimere emozioni, anche in modo ripetitivo. Il loro cervello ha bisogno di lavorare sulle informazioni e di comprendere bene ciò che accade. Una fase di assestamento transitoria è fisiologica. I bambini possono avere comportamenti regressivi, ovvero fare capricci “da bambino piccolo”, come, per esempio, richiedere di venire vestito e imboccato. Se le difficoltà permangono anche con la ripresa della normalità, bisogna intervenire cercando di capire con il bambino o con il ragazzo come si senta e tornare a essere più autorevoli nel ripristino delle regole precedenti alla chiusura delle scuole. Se non ci sono problemi sottostanti, questo può bastare, altrimenti bisogna ricorrere all’aiuto dell’esperto».

Quando i bambini avevano già difficoltà psicologiche

E nel caso di figli già segnati da patologie, disabilità o condizioni esistenziali particolari? «I bambini e i ragazzi, anche con patologie, disabilità e altre difficoltà, si adattano alle situazioni in modo inaspettato. I genitori devono innanzitutto avere fiducia nelle risorse dei figli e su quelle puntare per accompagnarli nella ripresa della normalità. Adattarsi a un cambiamento di vita così grande è possibile se c’è una solida base di certezze su cui poter
contare. L’errore da non fare è quello di “ributtarli” subito nelle attività che svolgevano prima della pandemia. Ci vuole gradualità».

Rientro a scuola: il ruolo degli insegnanti

Il ruolo degli insegnanti sarà determinante nella ripresa delle attività didattiche. A loro spetterà anche il compito di spiegare le regole che si dovranno seguire in classe per abbassare il rischio di contrarre il virus. «Fortunatamente il cervello dei bambini è flessibile. Per loro sarà facile adattarsi dopo un periodo iniziale di confusione. La situazione deve sempre considerare l’età e la capacità del bambino di integrare le regole e di farle sue. Questa situazione migliora in genere crescendo, per arrestarsi però nel periodo dell’adolescenza, dove è più difficile il rispetto delle regole».

Gli insegnanti dovranno rassicurare anche i genitori? NO

Agli insegnanti spetterà anche il difficile compito di rassicurare i genitori più ansiosi? «Il ruolo degli insegnanti è di seguire il processo di apprendimento degli studenti. Non
possono assumersi anche il ruolo di rassicurare i genitori più ansiosi. Saranno madri e padri a dover dare maggior significato al motivo del loro allarme o delle loro paure e, laddove non riuscissero ad autoregolarsi, a farsi aiutare o dall’altro genitore, se c’è, oppure da uno psicoterapeuta».

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