Alimentazione

Pesci d’acqua dolce, alleati del cervello

Carpe e trote costano poco ma sono ricchi di omega 3, gli acidi grassi polinsaturi che tra l'altro diminuiscono i rischi di demenza senile

Tanti i pesci di lago o di fiume a basso costo che possono far parte della dieta settimanale, poveri di grassi e ricchi dal punto di vista nutrizionale. Dall’agone all’alborella, dal cavedano al luccio, dalla carpa alla tinca.
«La trota, per esempio, è un pesce ricco di omega 3», dice William Giglioli, medico nutrizionista dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. «Ha circa 86 chilocalorie per etto e un contenuto moderato di colesterolo, 55 milligrammi».
Possiede una buona quantità di iodio, fluoro, fosforo, selenio e molte proteine ad alto valore biologico: quelle, cioè, che l’organismo non è in grado di produrre e che quindi devono essere introdotte dall’esterno con la dieta.
E i pesci d’acqua dolce aiutano il cervello. «Possiedono gli acidi grassi polinsaturi, che sembrano favorire la vitalità delle cellule del sistema nervoso, diminuendo il rischio di demenza senile e di morbo di Alzheimer», spiega Antonio Costa, responsabile del servizio di dietologia e nutrizione clinica dell’Azienda sanitaria di Trento. «Gli omega 3 rallenterebbero pure i processi di artrosi e, secondo alcuni ricercatori, avrebbero perfino un effetto anticancerogeno».

La cottura. Le carpe possono essere cotte alla brace se si vuol far colare via il grasso. La cottura al cartoccio è uno dei migliori metodi per cucinare la trota: conserva intatte le qualità nutrizionali e fa limitare l’aggiunta di grassi.

Gruppo San Donato

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2010

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