Alimentazione

Conservanti, aromi e coloranti: innocui o no? Tutte le risposte

I dubbi più frequenti sugli additivi alimentari sciolti dal ministero per le Politiche agricole

Gli additivi alimentari sono sostanze senza potere nutritivo che vengono aggiunte durante alcune fasi di lavorazione degli alimenti. Servono per conservarne nel tempo le caratteristiche chimico-fisiche, per evitarne l’alterazione spontanea o per esaltarne particolari caratteristiche di aspetto, sapore, odore e consistenza.
Accanto ai coloranti e ai conservanti, ci sono gli antiossidanti, i correttori di acidità, gli addensanti, gli edulcoranti e gli esaltatori di sapidità. Anche gli aromi si aggiungono agli alimenti per motivi tecnologici.

Ora: tutte queste sostanze sono innocue o fanno male?
Nel dossier, le risposte alle domande più frequenti a cura dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, ente del ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali (tratte dal sito sapermangiare.mobi).

Gruppo San Donato

Esiste un regolamento per l’uso di conservanti and co.?
Ma gli additivi sono proprio necessari?
Di quali additivi potremmo fare a meno?
Esistono additivi che si temono senza alcun motivo?
Quali sono le sostanze aggiunte agli alimenti più pericolose di quanto sembri?
Perché vengono aggiunti gli aromi agli alimenti?
Additivi e aromi, sostanze misteriose: leggere l’etichetta aiuta?

Esiste un regolamento per l’uso di conservanti and co.?
La presenza degli additivi negli alimenti è rigorosamente regolamentata e controllata. Infatti, prima di poterli utilizzare nella produzione di prodotti alimentari, devono essere sottoposti ad approfonditi studi tossicologici.
Inoltre, la legge stabilisce sia le tipologie di alimenti in cui l’additivo può essere aggiunto che le quantità massime che i produttori possono utilizzare. Tutto questo ha lo scopo di evitare che con l’alimentazione abituale si superino le dosi giornaliere ammissibili di queste sostanze.
Per esempio, la legislazione europea vieta l’utilizzo di coloranti e conservanti nei prodotti per l’infanzia indirizzati a bambini fino ai tre anni d’ età. Alcuni additivi, invece, sono perfettamente innocui e sono autorizzati anche negli alimenti per l’ infanzia: è il caso dell’acido ascorbico (E500) e dell’acido citrico (E330).
Altri hanno una loro dose giornaliera ammissibile che è opportuno non superare sistematicamente. Meglio, allora, limitarne l’assunzione, specie per i bambini che sono più suscettibili ai potenziali effetti nocivi di queste sostanze e che, inoltre, assumono una maggiore quantità di alimenti rispetto al proprio peso corporeo.

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Ma gli additivi sono proprio necessari?
Quando non consumiamo cibi freschi, potremmo scegliere prodotti trattati in maniera che non richiedano conservanti (essiccatura, conservazione con il freddo o con il caldo).
Invece alcuni additivi sono essenziali per conservare la salubrità di certi specifici alimenti. È il caso dei nitriti aggiunti agli insaccati per evitare la crescita di batteri, tra i quali il pericoloso botulino.

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Di quali additivi potremmo fare a meno?
Tra tutti gli additivi, potremmo fare a meno di quelli aggiunti solo per vendere meglio un prodotto, come i coloranti.
Per esempio, quando si va a comprare del salmone, ci si aspetta che sia del tipico colore rosa. Pochi sanno, però, che quello di allevamento non avrebbe naturalmente la carne rosa perché non viene nutrito con i gamberetti. Ecco perché viene aggiunto un colorante nel suo mangime: per invogliare il consumatore.
Ugualmente le caramelle: potrebbero essere biancastre pur avendo lo stesso sapore, ma i produttori le colorano con le tinte più stravaganti per renderle attraenti ai bambini.
In alcuni soggetti, gli additivi possono provocare effetti collaterali, come reazioni allergiche. Le persone predisposte hanno in genere una dieta da seguire e sanno quali additivi evitare utilizzando le etichette.
Problemi intestinali possono anche verificarsi quando si eccede nel consumo di alcuni edulcoranti (i polioli): sono effetti collaterali non particolarmente preoccupanti (se non nei bambini piccoli), legati al richiamo di acqua a livello intestinale.
Diverso è il discorso dei nitriti, che possono comportare problemi di salute più seri e di cui è bene limitare il consumo.

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Esistono additivi che si temono senza alcun motivo?
I conservanti. Non si sa perché, ma mettono paura. Quando in realtà non sono certo più pericolosi di altre sostanze.
È una buona abitudine preferire prodotti privi di conservanti? Lo è, ma più per motivi di qualità che di sicurezza. L’assenza di conservanti è spesso sinonimo di maggiore attenzione da parte del produttore alla scelta degli ingredienti e al processo produttivo.
È lo stesso discorso dei coloranti: uno yogurt, o un altro alimento alla fragola, non dovrebbe essere rosso grazie a un additivo, ma perché tra gli ingredienti base vi sono frutti freschi e di qualità.

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Quali sono le sostanze aggiunte agli alimenti più pericolose di quanto sembri o si sappia?
Gli aromi. Chi legge le etichette dei cibi confezionati lo sa: gli aromi sono ovunque. Quello che non tutti sanno è che dietro questa parola di cinque lettere ci sono circa tremila sostanze (per esempio, la caffeina: al di sotto di una certa quantità, è considerata semplicemente aroma). Alcune le conosciamo, altre sono poco note e altre ancora sono allo studio.
Se per tutte le altre categorie di additivi la sicurezza d’uso si valuta sulla base di importanti banche dati tossicologiche, così non è per gli aromi. In questo caso, le valutazioni sono più grossolane, perché si hanno pochi dati sia sulle quantità presenti negli alimenti che sulle specifiche caratteristiche tossicologiche di ognuno di loro.
Per fare chiarezza sugli aromi, la Commissione europea ha istituito un registro degli aromi che le industrie devono usare e ha incaricato l’Efasa, ossia l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, di studiarne la sicurezza d’uso.
Sulla base di questo lavoro, la Commissione stabilirà una lista positiva in cui saranno presenti solo gli aromi autorizzati.

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Perché vengono aggiunti gli aromi agli alimenti?
La risposta è molto semplice: i consumatori si aspettano che alcuni alimenti abbiano un determinato sapore.
In genere, gli aromi sono aggiunti per recuperare o migliorare il gusto di un alimento perso durante il processo di lavorazione, ma a volte anche per rimediare alla scarsa qualità delle materie prime scelte per produrre l’alimento.

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Additivi e aromi, sostanze misteriose: leggere l’etichetta aiuta?
L’etichetta alimentare è uno strumento di tutela del consumatore. Sull’etichetta tutti gli ingredienti sono elencati in ordine decrescente di quantità. È necessario leggerla per sapere quello che mangiamo.
Per quanto riguarda gli aromi, l’unica informazione offerta ai consumatori tramite le etichette riguarda la natura delle sostanze presenti: se sono aromi naturali viene precisato; se invece la lista degli ingredienti riporta soltanto la dicitura «aromi», sono aromi di sintesi, che possono essere sia uguali a quelli naturali (naturidentici, sostanze chimicamente identiche alle sostanze naturali ma ottenute mediante processi chimici) sia artificiali.
In un prodotto al gusto di fragola, per esempio, la presenza della scritta «aromi» significa che il fabbricante ha utilizzato un mix sintetico di un centinaio di sostanze. Se invece troviamo la scritta «aromi naturali» vuol dire che la scelta degli ingredienti ha privilegiato estratti naturali, di qualità, che in genere costano di più: probabilmente quel prodotto sarà più caro.
La distinzione può far capire, però, soltanto se il produttore ha scelto la via più economica. Infatti, un estratto di vaniglia naturale può avere caratteristiche organolettiche superiori e quindi assicurare una migliore qualità del prodotto rispetto all’etilvanillina artificiale, ma non garantisce necessariamente una maggiore sicurezza. A seconda delle condizioni della pianta, insieme a un aroma naturale si possono estrarre anche componenti nocivi.
Inoltre, ogni aroma naturale porta con sé i solventi usati per estrarlo e per diluirlo, in modo che sia ben amalgamato nel prodotto finale.
Ai fini della tossicità, insomma, il solo fatto che la sostanza sia artificiale o naturale cambia poco. Anzi, l’aggettivo «naturale» può essere fuorviante, perché il consumatore pensa sia sinonimo di bassa tossicità. In realtà, ingredienti naturali come la cannella o la menta contengono aromi naturali che hanno un’elevata tossicità e la cui aggiunta ai cibi non è permessa.
Per quanto riguarda gli altri additivi, l’etichetta fornisce un aiuto in più per l’identificazione di queste sostanze. Gli additivi sono classificati in diverse categorie a seconda della loro funzione e vengono presentati nell’elenco degli ingredienti, ognuno con la rispettiva categoria e il nome specifico e/o un numero identificativo preceduto dalla lettera E, che ne indica l’approvazione da parte dell’Unione europea.
Per esempio, la serie degli E100 è attribuita ai coloranti, gli E200 ai conservanti, gli E300 agli antiossidanti e gli E400 agli emulsionanti, addensanti e gelificanti, tra gli E900 ritroviamo anche gli edulcoranti, e così via.
Questo aiuta i soggetti allergici a identificare gli alimenti che è meglio evitare e tutti gli altri a fare una scelta consapevole: se la lista è troppo lunga meglio preferire un prodotto simile con meno additivi.
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Ultimo aggiornamento: 25 gennaio 2010

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