Salute Mentale

Tuo figlio vuole lasciare la scuola? Andate insieme al museo

Contro l'abbandono scolastico sono più utili le attività culturali fatte con i genitori che le ore spese sui libri

Convincere gli adolescenti che studiare è importante e che il pezzo di carta serve sempre, può essere davvero un’impresa per mamme e papà. Di certo non serve urlare e neppure sequestrare le chiavi del motorino. La strategia più efficace per motivarli a proseguire gli studi è quella di spendere più tempo con loro, organizzando delle attività culturali da fare insieme, genitori e figli: una chiacchierata sull’ultimo libro letto o un pomeriggio al museo possono essere molto più efficaci di ripetizioni e corsi pomeridiani. E’ quanto hanno scoperto i ricercatori dell’Università di Warwick, in Gran Bretagna, analizzando la vita e le aspirazioni di quasi 11.000 adolescenti.

Considerando le relazioni familiari, i rapporti con i compagni di scuola, le attività extracurricolari e le ore passate sui libri, è emerso che i ragazzini più piccoli hanno in genere meno aspirazioni rispetto agli adolescenti più grandicelli e alle ragazze in generale. I teenager che puntano più in alto sono solitamente quelli che hanno una maggiore inclinazione al problem solving, dunque quelli più capaci di affrontare pragmaticamente le situazioni alla ricerca di soluzioni. Anche il legame coi genitori influenza il loro comportamento: i ragazzi più legati emotivamente a mamma e papà sono più inclini a riconoscere l’importanza del pezzo di carta, anche se questo non significa necessariamente che abbiano voglia poi di iscriversi all’università.

Gruppo San Donato

Questo desiderio, secondo la ricerca, può essere alimentato dai genitori investendo di più sul “capitale culturale”: i teenager che non frequentano musei, concerti e gallerie hanno meno probabilità di considerare importante l’università (-14%) e anche il diploma (-20%). Partecipare a queste attività culturali con mamma e papà, invece, riduce il rischio di abbandono scolastico, più di quanto non facciano le ripetizioni e le attività extracurricolari.

«Questi risultati – commentano i ricercatori – hanno implicazioni importanti per le politiche educative: dimostrano che dobbiamo riconsiderare il ruolo dell’ambiente domestico, non più solamente come estensione del tempo passato a scuola, ma anche come rete di relazioni emotivamente e intellettualmente pregne tra genitori e figli».

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