Salute Mentale

Quando il nostro corpo non ci piace

I complessi fisici affondano le radici nel periodo dell’infanzia e sono strettamente collegati alla cultura di appartenenza, che stabilisce quale tipologia fisica è la più desiderabile. L'esperto di OK Giuseppe Vercelli spiega come affrontare il disagio di chi non si sente bene nel proprio corpo.

Fisico asciutto e muscoloso con addominali scolpiti. È lo stereotipo fisico della perfezione maschile a cui non tutti i ragazzi riescono a sottrarsi. Giuseppe Vercelli, docente di psicologia dello sport e di psicologia sociale presso la Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie di Torino e responsabile dell’area psicologica della Federazione Italiana Sport Invernali (puoi chiedergli un consulto qui), spiega dove hanno origine i complessi fisici e come sperare di eccellere in uno sport quando non si hanno determinate caratteristiche fisiche, possa creare disagio negli adolescenti, così come racconta a OK l’attore Jamie Dornan, protagonista di Cinquanta sfumature di grigio. Per determinate discipline sportive, per esempio, la magrezza è un requisito fondamentale. È il caso della pallavolo, che richiede leggerezza e agilità. Un ragazzo cresciuto con l’aspirazione di giocare a questo sport non vivrà mai un fisico poco sviluppato come un problema, anzi. In molti altri casi, invece, una fisicità poco sviluppata può generare ansie e dubbi sulla propria virilità.

} CAUSE. Fino a 12 anni circa, l’influenza maggiore sul processo di costruzione della propria identità, anche fisica, è esercitata dalla famiglia. L’eccessivo interesse dei genitori per la forma fisica gioca un ruolo determinante. Poi è dal confronto con i coetanei, ma soprattutto con i modelli proposti dai media, che nascono le prime difficoltà di accettazione. Nella società in cui viviamo, lo stereotipo fisico della perfezione, sia maschile che femminile, è unico e a quello bisogna adeguarsi. Quello maschile comprende un fisico asciutto, con spalle larghe, braccia muscolose e addominali scolpiti. Chi non rispetta questi canoni è poco virile, poco maschio, perché, nell’immaginario giovanile, non produce abbastanza testosterone. Difficile per i ragazzi di oggi sottrarsi a queste influenze perché i modelli di riferimento rimbalzano da un social network all’altro.

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} AUTOSTIMA. Nell’adolescenza non si hanno ancora gli strumenti adeguati per fronteggiare i commenti e le osservazioni degli altri, perché la piena conquista dell’autostima non è ancora avvenuta. L’autostima può essere definita come la sensazione di essere adeguati al mondo: se non ci si sente conformi ai modelli proposti, si preferisce rinunciare alla vita sociale e scegliere attività e contesti in cui non è richiesta una particolare prestanza fisica.

} SEGNALI. È fondamentale che i genitori degli adolescenti prestino molta attenzione ai campanelli d’allarme, come un’improvvisa tendenza all’isolamento, un cambiamento nelle frequentazioni, un calo del rendimento scolastico, un disinteresse totale per le attività all’aperto o di gruppo. Se invece il problema riguarda un adulto, il primo consiglio è cercare di cambiare il proprio self talk, cioè il modo di dialogare con se stessi. Per esempio, cominciando a relazionarsi con la propria immagine corporea in modo più rispettoso ed equilibrato, senza ricordarsi quanto si è magri e poco definiti a ogni sguardo allo specchio. Poi, non dare connotazioni emotive ai propri difetti fisici, ma considerarli razionalmente e accettarli come parti di sé.

} SPORT. È bene scegliere uno sport coerente con il proprio fisico, evitando gli eccessi. Chi cerca di ovviare a un fisico poco dotato con estenuanti allenamenti in palestra può peggiorare la situazione. In casi estremi si può arrivare al cosiddetto complesso di Adone, l’ossessione psicologica per il corpo perfetto che può sfociare in una vera e propria patologia, chiamata dismorfofobia. Indica una preoccupazione eccessiva per un dettaglio fisico, che arriva a invadere ogni ambito della vita quotidiana. Spesso diagnosticato dopo i 30 anni di età, è un disturbo che affonda le sue radici nell’adolescenza. In Italia ne soffrirebbero da 1 a 3 milioni di persone, sia uomini che donne.

 

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