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Blue Whale: ecco tutto quello che devi sapere

I primi casi sospetti in Italia riaccendono i riflettori sul disagio dei giovanissimi: i consigli degli esperti per difenderli sui social

Per alcuni è solo una “bufala”. Per altri una minaccia reale, che rischia di contagiare anche l’Italia. Fatto sta che negli ultimi giorni non si fa che parlare di “Blue Whale”, il gioco dell’orrore che aggancia gli adolescenti più fragili sui social per attirarli in un’assurda spirale fatta di sfide autolesionistiche che culminano con il suicidio.

Indaga la polizia postale 

Basta andare su Facebook o Twitter e cercare parole chiave come #f57, #curatore, #BlueWhale o #BlueWhaleChallenge, per capire il grande interesse che sta suscitando tra i giovanissimi, dopo che le cronache hanno iniziato a segnalare anche nel nostro Paese i primi casi sospetti, denunciati alla Polizia Postale da genitori e insegnanti allarmati.

Gruppo San Donato

Cos’è il “Blue Whale”

Il macabro gioco “Blue Whale” sarebbe nato pochi anni fa in Russia, prendendo il nome proprio dai cetacei che si suicidano spiaggiandosi lungo le coste. Non esiste un regolamento ufficiale, ma secondo quanto trapela dal web, consisterebbe in una serie di pericolose sfide di difficoltà crescente.

Le sfide 

Si va dal guardare film horror nel cuore della notte, all’infliggersi ferite, sporgersi da cornicioni e finestre, fino ad arrivare al suicidio. Tutto deve essere compiuto nell’arco di 50 giorni sotto la guida di un “curatore”, un personaggio che tiene le fila del gioco attraverso il web, oppure di un gruppo social nel quale i ragazzi si confrontano sulle varie tappe incitandosi reciprocamente.

I giovanissimi a rischio

Si tratta di un «percorso di follia fatto di prove estreme, che attira soprattutto i nativi digitali tra i 12 e i 17 anni», spiega Carlo Solimene, direttore della divisione investigativa della Polizia postale. «Non stiamo parlando di un gioco – chiarisce – ma di un comportamento pericolosissimo e contagioso. I gruppi che si autocostruiscono sul web insistono sull’emulazione, spacciando le prove a cui gli adepti devono sottoporsi come un percorso di coraggio per uscire dall’adolescenza. A rimanere coinvolti sono i ragazzi più soli, quelli che hanno una frequentazione massiva con la rete, molti amici virtuali ma quasi nessuno reale».

Le regole del gioco

Le “regole d’ingaggio” sono ferree e crudeli. Mirano innanzitutto ad alterare il rapporto sonno-veglia per rendere la persona docile e sottomessa, pronta a seguire un percorso fatto di prove crudeli fino all’ordine finale: “ucciditi”. «Tra le prime indicazioni agli affiliati – prosegue Solimene – c’è quella di non parlare con i genitori di quello che si va facendo, per poi proseguire con lo svegliarsi in piena notte per vedere film horror, e per far questo imbottirsi di caffè, infliggersi tagli e ferite fino ad arrivare a gesti estremi».

Più di un adolescente su dieci si infligge lesioni 

Il rischio di emulazione è alto, soprattutto tra i ragazzini più fragili. Basti pensare che una recente indagine della Società Italiana di Pediatria (SIP), condotta su 10.000 ragazzini tra i 14 e i 18 anni, ha evidenziato che il 15% si è inflitto lesioni intenzionalmente, spesso per trovare sollievo o per puro piacere, mentre un adolescente su tre afferma di aver subito in silenzio atti di bullismo.

I consigli per i genitori

Ecco dunque i consigli che gli esperti della Polizia postale rivolgono ai genitori per affrontare la “balena”.
Aumentate il dialogo sui temi della sicurezza in rete. Parlate con i ragazzi di quello che i media dicono e cercate di far esprimere loro un’opinione su questo fenomeno.
Prestate attenzione a cambiamenti repentini di rendimento scolastico, socializzazione, ritmo sonno-veglia. Alcuni passi prevedono di autoinfliggersi ferite, di svegliarsi alle 4:20 del mattino per vedere video horror, ascoltare musica triste.
– Se avete il sospetto che vostro figlio frequenti spazi web sulla “Balena Blu”- “Blue Whale”, parlatene senza esprimere giudizi, senza drammatizzare né sminuire. Può capitare che quello che agli adulti sembra “roba da ragazzi”, per i ragazzi sia determinante.
– Se i vostri figli vi raccontano di amici o compagni che partecipano alla sfida “Blue-Whale”, non esitate a comunicarlo ai genitori del ragazzo se avete un rapporto confidenziale, o alla scuola se non conoscete la famiglia. Se non siete in grado di identificare con certezza il ragazzo o la ragazza in pericolo, recatevi presso un ufficio di Polizia o segnalate i fatti sul sito www.commissariatodips.it.

I consigli per i ragazzi

E se si è già finiti nella rete della grande balena blu? Ecco i consigli degli esperti della Polizia postale.
– Nessuna sfida con uno sconosciuto può mettere in discussione il valore della tua vita. Segnala chi cerca di indurti a farti del male, a compiere autolesionismo, ad uccidere animali, a rinunciare alla vita su www.commissariatodips.it.
– Ricorda che anche se ti sei lasciato convincere a compiere alcuni passi della pratica Blue Whale, non sei obbligato a proseguire. Parlane con qualcuno, cerca aiuto. Chi ti chiede ulteriori prove cerca solo di dimostrare che ha potere su di te.
Se conosci un coetaneo che dice di essere una balena blu-blue whale, parlane con un adulto. Potrebbe essere vittima di una manipolazione psicologica e il tuo aiuto potrebbe farlo uscire dalla solitudine e dalla sofferenza.
Se qualcuno ti ha detto di essere un “curatore” per la sfida Blue Whale, sappi che potrebbe averlo proposto ad altri bambini e ragazzi. Parlane con qualcuno di cui ti fidi e segnala subito chi cerca di manipolare e indurre dolore e sofferenza ai più piccoli a www.commissariatodips.it.
Se sei stato aggiunto a gruppi Whatsapp, Facebook, Instagram, Twitter che parlano delle azioni della Balena Blu-Blue Whale, avverti i tuoi genitori o segnalalo subito su www.commissariatodips.it.

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