Salute

Il dolore cronico nelle donne: quali cure?

Fibromialgia, endometriosi, emicrania sono alcune delle malattie che colpiscono le donne provocando forte dolore. L'esperto di OK William Raffaeli spiega le terapie

Alcune patologie colpiscono 8 volte di più la donna rispetto all’uomo ed è ormai provato che il sesso femminile soffre di sindromi dolorose in misura maggiore, soprattutto conseguenti a traumi. Come mai? Quali sono le cause di questa predisposizione? Abbiamo approfondito l’argomento con il professor William Raffaeli, fondatore della Fondazione Isal (www.fondazioneisal.it), l’istituto di ricerca sul dolore (puoi chiedergli un consulto qui).

È vero che le donne sono ancora oggi considerate il sesso debole? Come mai?

Gruppo San Donato

Nell’immaginario comune, e spesso anche in ambito medico e scientifico, le donne sono viste come soggetti ipersensibili, emotivi e con una bassa soglia di sopportazione del dolore fisico. Nei loro confronti permane ancora una sorta di pregiudizio e il dolore nelle donne viene interpretato con una certa sufficienza e superficialità.
In realtà la differenza tra uomo e donna nell’ambito del dolore è poco studiato e ci sono pochi dati scientifici a riguardo. È però appurato che il sesso femminile ha una predisposizione alla percezione del dolore più elevata rispetto all’uomo. Le donne accusano sindromi dolorose più gravi, più frequenti e di maggior durata rispetto a quanto riportato per la popolazione maschile. Esiste inoltre una predisposizione biologica e fisica a cronicizzare il dolore, soprattutto conseguente a un trauma. È evidente una diversa e maggiore neurosensibilità al dolore: il cervello femminile sente più dolore.
La differenza tra i sessi è più significativa tra la popolazione giovane di età compresa tra i 17 ei 44 anni. Infine, la donna è più forte, se equiparata all’uomo, nella sopportazione del dolore e dà prova di questo in tutte le fasi della vita che la vedono coinvolta in stati dolorosi fisici.

Ci sono patologie caratterizzate da dolore cronico che colpiscono prevalentemente le donne: quali sono e come si caratterizzano?

Tra le patologie tipiche del sesso femminile, caratterizzate in particolare per non dire completamente dalla presenza di dolore cronico e quotidiano, la più diffusa, che ha seri risvolti anche sulla vita sociale di chi ne soffre, è la fibromialgia che soltanto in Italia colpisce 2 milioni di persone (principalmente tra i 35 e i 45 anni). È una condizione di dolore fisico diffuso, soprattutto muscolare, che è stata storicamente fraintesa come un disturbo dei tessuti molli, una malattia di casalinghe istrioniche e una condizione psicosomatica. Molti specialisti hanno avanzato l’ipotesi che sia di origine  degenerativa. Dati recenti, tuttavia, suggeriscono che le alterazioni del sistema nervoso centrale possono contribuire ai sintomi della malattia.
La fibromialgia genera un dolore grave e spesso incoercibile accompagnato da un senso di stanchezza, insonnia. Questo stato di dolore persistente con scarsa capacità di essere documentato con una diagnosi strumentale o di laboratorio, genera in chi lo vive e nelle persone a loro vicine uno stato d’incertezza sulla presenza reale di uno stato di dolore e quindi facilità l’isolamento dall’ambiente famigliare e sociale nonché difficoltà sul lavoro perché è un dolore che debilita.

E per quanto riguarda i disturbi dell’apparato riproduttivo?

L’endometriosi colpisce naturalmente soltanto le donne (2 milioni di donne in Italia ogni anno) e si manifesta con dolore cronico pelvico, crampi e forti emorragie soprattutto durante il ciclo mestruale. Anche le vulvovaginiti sono disturbi prettamente femminili, che oltre al dolore fisico cronico generano difficoltà di relazioni sessuali e hanno importanti risvolti sociali e di coppia. Infine la dismenorrea, ovvero il dolore durante il ciclo mestruale, colpisce circa l’80 per cento delle donne, anche se abitualmente in forma lieve. Nel 30 per cento circa dei casi può impedire le normali attività quotidiane, costringendo a letto per più ore o giorni.

Un disturbo tipicamente femminile: l’emicrania.

L’emicrania colpisce con maggior frequenza durante l’età fertile e lavorativa, con un picco tra i 25 ei 35 anni. In Italia le donne che soffrono di cefalea sono oltre 9 milioni. Le crisi sono molto intense e più frequenti che negli uomini.

Come interviene la terapia del dolore nella cura di queste patologie?

Le patologie sopra citate sono condizioni di dolore molto complesse e nella maggior parte dei casi non esistono cure efficaci. Spesso le persone affette da questi disturbi cercano sui social e sui media consigli su come affrontare un percorso che le aiuti a superare il disagio causato dal dolore. Altrettanto spesso ci si affida agli antinfiammatori con possibili gravi complicanze sui reni e sull’apparato gastrointestinale, in virtù di un’assunzione compulsiva e inefficace o ad analgesici centrali della categoria oppioide che possono indurre, qualora non ben controllati e monitorati, un abuso senza risolvere il problema. La terapia del dolore, applicata nei centri specializzati dove il dolore cronico è trattato come una vera e propria malattia, ha come obiettivo la ricerca della cura migliore, mettendo al primo posto il diritto alla salute, e alla non sofferenza, di ogni persona. In questi casi di dolore in cui la componente neuropatica può essere prevalente o comunque in condizioni quali la fibromialgia, accanto all’utilizzo degli anticonvulsivanti e antidepressivi che sono spesso efficaci nel ridurre l’intensità del dolore, è molto utile un supporto psicologico che eviti l’abuso di farmaci e aiutai le persone a modellare un modello comportamentale che, prendendo coscienza dello stato di malattia, li aiuti a prevenire il condizionamento sulle attività quotidiane.
Per quanto riguarda le vulvovaginiti, assieme a pratiche di riabilitazione manuale sulla muscolatura pelvica e al supporto farmacologico già descritto, nei casi ribelli a ogni cura si può ottenere un controllo sufficiente del dolore mediante una procedura mini-invasiva che utilizza il posizionamento di elettrodi sulle radici sacrali (denominata neurostimolazione periferica PNS – pheriperal neurostimulation). Questa pratica comporta l’impianto di un pace-maker (pacemaker del sollievo) che è una procedura ormai abituale nella frontiera della cura del dolore.
Da ultimo per i casi che non hanno alcuna speranza di cura tradizionale diventa sempre più rilevante il ruolo della Cannabis che, anche se non sappiamo ancora delineare uno scenario certo sugli esiti, permette talora un controllo in chi ne sopporta l’uso e non ha controindicazioni. Un trattamento che deve essere vagliato dagli esperti della cura del dolore, che ben sanno come in assenza di un beneficio restino solo trattamenti sperimentali tra cui il più interessante resta la Stimolazione Magnetica Transcranica, di cui nel mondo si stanno studiando le potenzialità di cura e le complicanze. La Fondazione ISAL dal 2010 grazie a una donazione dei propri volontari ne sta sperimentando l’uso nella cura del dolore senza soluzione.

Eliana Canova

TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE

Mal di schiena cronico: come combattere il dolore

Il dolore post operatorio: vietato soffrire

Giornata del Mal di Testa: tutte le cure

Il sistema nervoso “ricorda” il dolore

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio