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Obesità: la conosciamo davvero? Ecco spiegate cause, prevenzione e cure

Troppe calorie e troppa sedentarietà, queste le cause dell'obesità nella maggior parte dei casi. L'esperto di OK Lorenzo M. Donini spiega quali sono le conseguenze rischiose per la salute e le strategie per affrontarla

Ne parlano in tanti, ma quanti la conoscono veramente? L’obesità, malattia che colpisce fin da bambini, è radicata nell’ambiente culturale, famigliare e personale di chi ne soffre, da manifestazioni diverse e da importanti ricadute in termini funzionali e di qualità di vita. Come si cura? E soprattutto, come prevenirla? A queste e ad altre domande risponde Lorenzo M. Donini, professore associato presso l’unità di ricerca di scienza dell’alimentazione dell’Università Sapienza di Roma, dove è presidente del corso di laurea di Dietistica e direttore della scuola di specializzazione in scienza dell’alimentazione (puoi chiedergli un consulto qui). La sua attività di ricerca e clinica è indirizzata in particolare allo studio di obesità, malnutrizione per difetto, anoressia senile, problemi nutrizionali relativi ai disturbi del comportamento alimentare.

Qual è la definizione corretta di obesità?

Gruppo San Donato

L’obesità è una malattia che si caratterizza con l’aumento significativo della massa grassa. Si manifesta sul piano organico con importanti conseguenze in ogni organo e apparato. Ogni anno in Italia sono 7mila i decessi causati da questa patologia, molti dei quali “invisibili” al Servizio Sanitario Nazionale perché etichettati come infarti, ictus, insufficienze respiratorie ecc.
Da non sottovalutare gli aspetti psicologici dell’obesità: dal 20 al 40 per cento delle persone affette da obesità soffre di un vero e proprio Disturbo del comportamento alimentare. I soggetti obesi presentano inoltre livelli elevati di ansia e depressione e per quanto riguarda gli aspetti funzionali hanno spesso difficoltà nello svolgere le basilari attività della vita quotidiana.
Le cause sono molteplici e vanno dagli importanti cambiamenti avvenuti a livello planetario (organizzazione del lavoro e del tempo libero), locale (sempre più marcata meccanizzazione di tutte le nostre attività) e personale (i problemi famigliari, il disagio psichico e sociale).
L’obesità è, per lo meno dal punto di vista epidemiologico, una malattia “nuova” e in crescita. In Italia dagli anni Ottanta a oggi si è registrato un significativo incremento dei soggetti obesi: oggi la prevalenza è intorno al 13% in età infantile e al 10% negli adulti. È rilevante anche la differenza tra Nord e Sud Italia: in Friuli ad esempio l’obesità colpisce il 2 per cento circa della popolazione, mentre in Campania siamo intorno al 20 per cento.
Il combinarsi di un’alimentazione ricca di calorie, non più limitata ai canonici pasti, e una sempre maggiore sedentarietà, sono le cause dell’obesità nella quasi totalità dei soggetti. Basti pensare che un tempo al cinema, quando si era fortunati, si riusciva a consumare uno snack. Oggi l’offerta è vasta e ragazzi e adulti divorano secchielli colmi di popcorn.

Quali sono i rischi ai quali va incontro chi soffre di questa patologia?

L’eccesso di massa grassa, che caratterizza questa malattia, produce sostanze che generano infiammazione e insulinoresistenza.Di fatto ogni organo e apparato è coinvolto e i soggetti obesi molto spesso sviluppano ipertensione arteriosa, steatosi epatica, diabete mellito di tipo 2, dislipidemie, aterosclerosi e cardiopatie, insufficienza respiratoria, problemi osteoarticolari e muscolari.

Gli obesi sono anche limitati dal punto di vista funzionale e sociale?

Sì. La persona obesa va considerata come disabile perché fa fatica o non riesce a svolgere le normali attività della vita quotidiana come lavarsi, vestirsi, salire e scendere dalla macchina, aspettare in fila alla Posta. L’obesità limita gli aspetti sociali e può essere causa di abbandono del posto di lavoro. A livello psicosociale l’obeso non è, come spesso si pensa, una persona gioviale e allegra. Le persone obese risultano depresse e con elevati livelli di ansia. La qualità di vita da loro percepita è spesso scarsa. Inoltre, esiste uno stigma sociale nei confronti dei soggetti obesi che sono visti come dei perdenti e/o con scarsa volontà, diventando oggetto di scherno a scuola e nelle varie fasi della vita.

Da che cosa è causata?

Non esiste un’unica causa scatenante, ma un insieme combinato di fattori di rischio individuali, ambientali e globali come già accennato. Tra le principali cause di obesità c’è anche il basso livello socioculturale che provoca una minore percezione di quello che è ritenuto un corretto stile di vita.
Esiste certamente, in alcuni soggetti, una predisposizione genetica, che però giustifica solo il 10-20 per cento della prevalenza del fenomeno. D’altro canto è facilmente intuibile che il repentino aumento della prevalenza dell’obesità non possa essere giustificato da mutazioni genetiche che, se presenti, necessitano di tempi molto più lunghi per manifestarsi. Stesso discorso per gli aspetti endocrinologi: in una quota decisamente minoritaria di soggetti obesi (intorno al 5 per cento) si riscontrano patologie endocrine che giustifichino la comparsa dell’obesità.
È lo squilibrio tra introito calorico giornaliero, spesso in eccesso, e il dispendio energetico, spesso scarso vista la sostanziale sedentarietà della nostra popolazione, che giustifica la quasi totalità dei casi di obesità. Ed è sostanzialmente inutile prendersela con singoli alimenti, come ad esempio le merendine; o cercare alibi in un’attività fisica, come le due ore di sport o palestra a settimana, che non è in grado di bilanciare le tante ore che passiamo, ogni giorno, seduti per lavoro o diletto. I nostri ragazzi trascorrono circa quattro ore al giorno davanti a schermi di vario genere.
Dobbiamo recuperare uno stile di vita attivo, almeno 5mila passi al giorno, idealmente 10mila, e una qualche moderazione/frugalità nella nostra alimentazione ritornando a un modello mediterraneo basato soprattutto, ma non esclusivamente, su alimenti d’origine vegetale.

Come si cura?

L’obesità è una patologia relativamente “nuova”, per lo meno nella sua dimensione epidemiologica, che sembra ignota al nostro Servizio Sanitario Nazionale. Di solito si curano le conseguenze di questa patologia (l’infarto del miocardio, lo scompenso glicemico, la crisi ipertensiva), ma non ci si cura delle cause di questi eventi acuti rappresentati, appunto, dall’obesità in moltissimi casi.
A mio avviso, occorre affrontare insieme con il paziente un percorso di riabilitazione metabolica, nutrizionale e psicologica con eventuale ricorso, in casi selezionati e laddove c’è un rischio importante per la vita, anche alla chirurgia bariatrica. Si devono correggere tutti gli aspetti della malattia sul piano organico, psicologico e funzionale, facendo appello a un percorso di cura multidisciplinare e multidimensionale.

Eliana Canova

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