Sessualità

Difendersi dalla droga dello stupro: caratteristiche ed effetti

Le recenti cronache vedono coinvolti anche personaggi di spicco: il Ghb è una sostanza usata per facilitare il sesso sfrenato o per abusare di vittime inconsapevoli. E prolifera soprattutto dove manca un’educazione capillare, completa e non bigotta

Quando l’ambulanza arrivò al pronto soccorso di un grande ospedale della periferia di Amsterdam, Merel (il nome è di fantasia) era in stato pietoso. La ragazza, poco più che ventenne, era incinta di 29 settimane e passava da uno stato semicomatoso a vere e proprie crisi epilettiche. Da eccessi di sudorazione a tremore e tachicardia associati alle tipiche pupille dilatate e pensiero rallentato. I neurologi d’urgenza, visto lo stato interessante, misero parecchio tempo a capire che si trattava di una crisi di astinenza da gamma-idrossibutirrato, o Ghb.

La storia, pubblicata su una rivista scientifica di settore, ebbe un lieto fine. Nonostante la gravità della situazione, Merel riuscì a dare alla luce una bimba apparentemente sana dopo 37 settimane di gravidanza. Ma, purtroppo, le cose non vanno sempre così. Ragazze come Merel sono esposte ovunque al rischio di essere drogate ripetutamente (era questo il suo caso) e violentate da maschi che inizialmente riescono a carpire la loro fiducia per poi versare nel mojito o nello spritz il Ghb. Anche tristemente nota come droga dello stupro.

Gruppo San Donato

Tipologie di droghe

Le cronache recenti parlano di improbabili strateghi della comunicazione web, sorelle di famose e bellissime attrici, conduttori tivù di una certa risonanza, parroci toscani e abati laziali. Ma anche di legioni di «normalissimi» farabutti che spacciano, somministrano surrettiziamente o assumono in piena – si fa per dire – coscienza, il già menzionato Ghb. Ma anche il gamma-butirrolattone (Gb) e il butandiolo (Bd). Sostanze note nel mondo delle droghe d’abuso col vezzeggiativo di Liquid Ecstasy. O come «gocce k.o.».

Droga dello stupro: l’effetto

Come la maggior parte delle droghe, anche quelle dello stupro trovano nel sesso una motivazione formidabile al loro uso. Subito dopo l’assunzione creano una fittizia estasi. Un’euforia, da cui il primo nome, un’ebbrezza descritta da alcuni come afrodisiaca, ma che nel giro di poco mettono chi li ha assunti, appunto, k.o., come vuole il secondo, assai più onesto, nomignolo gergale.

Se poi si sono assunte altre droghe l’effetto ne è incrementato. E se la dose è appena eccessiva ecco la nausea, il rimbambimento fino all’incoscienza comatosa, le difficoltà di respiro che portarono Merel in ospedale. E poi queste sostanze rubano la memoria a breve termine. Ci si dimentica quel che è successo sotto l’effetto del farmaco tossico.

Droga dello stupro: caratteristiche

Infine, hanno un’altra caratteristica che le rende praticamente perfette per un uso surrettizio. Non hanno odore e il sapore un poco salato o vagamente saponoso riesce a essere perfettamente coperto da una bevanda alcolica, un long drink nei quali si sciolgono, ahimè, senza problemi essendo del tutto idro- e alcol-solubili. 

Se si assumono senza saperlo si diviene facilmente vittima sessuale dell’avvelenatore. Se si assumono volontariamente lo si fa per abbandonarsi nel modo più irresponsabile possibile al cosiddetto chemsex. Che caratterizza orge dove ci si accoppia nei momenti coscienti senza freni inibitori e nel totale disprezzo dei rischi. Rientrano tra le droghe d’abuso anche perché l’uso cronico a dosi elevate crea dipendenza fisica e psichica. 

Gli effetti della legalizzazione

Ho sempre creduto e continuo a credere, come cittadino, medico e scienziato, che l’unica seria strategia per ridurre, almeno, l’incommensurabile danno umano, economico, politico e sociale delle droghe d’abuso sia la fine del proibizionismo. Senza se e senza ma. E che la loro totale e universale legalizzazione spazzerebbe via di un colpo mafie di ogni colore, venditori di morte, governi spacciatori e politici interessati a lucrare voti sulle paure irrazionali della gente e sul puritanesimo di molti.

Per chi temesse che la legalizzazione delle droghe aumenterebbe i tossicodipendenti, basti rileggere il primo libro della Bibbia per capire che da quando l’uomo è divenuto tale basta proibire una cosa, foss’anche un mela, perché si sia disposti a ogni cosa pur di sperimentala. Ma so bene che è difficile, se non utopistico, ottenere la fine del proibizionismo.

Droga dello stupro ed educazione sessuale

Ma in ogni caso, sia che si continui sull’infruttuosa e fallimentare strada del divieto o che si permetta ai malati di dipendenza di trovare i loro veleni in farmacia non bisogna mai abdicare al dovere di fornire un’educazione costante. Fin dai primi anni scolastici, sulla ferocia impietosa delle droghe nel risucchiare la vita, soprattutto dei più deboli o dei presuntuosi che si ritengono più forti della chimica. E la droga dello stupro presenta una sfida ulteriore. Si tratta una volta ancora di quella educazione sessuale che continua a mancare nelle scuole.

Solidarietà femminile

Bisognerebbe insegnare ai ragazzi di tutte le età che l’idea di possedere una ragazza drogandola è da poveri ominicchi impotenti. Perché incapaci di sedurre, che chi si vanta di averlo fatto o di saperlo fare è solo un mentecatto incapace di far l’amore che va educato perché diventi un vero uomo. Bisogna istruire le ragazze perché capiscano che il pericolo è in un drink offerto da un amico conosciuto dieci minuti prima, e che non si abbandona il bicchiere sul bancone prima di averlo terminato. Bisogna anche stimolare una maggiore solidarietà femminile. Le compagne più sobrie e sagge devono vigilare perché un attimo di distrazione non diventi l’inizio di un incubo le cui ferite potrebbero rimarginarsi con molta fatica e molto defatigante lavoro.

Droga dello stupro: molti casi non denunciati

Lucilla è una ragazza che curai l’anno scorso per un vaginismo post-stupro. Cioè uno spasmo reattivo involontario della vagina che impedisce ogni rapporto. Lei mi confessò di essere certa che fosse stata proprio la sua migliore «amica» a distrarla affinché un paio di farabutti la drogassero con le gocce k.o. per poi violentarla in un furgoncino nel parcheggio della discoteca.

In sessuologia medica tutto ciò si chiama Drug-facilitated sexual assaults (Dfsa). Un recente articolo scientifico dell’Università Politecnica delle Marche ammette che non esistono stime accurate del numero di Dfsa che si verificano ogni anno, sebbene tali subdole aggressioni siano sempre più segnalate. Molti Dfsa, tuttavia, continuano a non venire denunciati. Come la maggioranza delle violenze di genere. Le vittime sono riluttanti a farlo a causa di imbarazzo, senso di colpa o di responsabilità percepita come tale. Anche se molto spesso è solo ignoranza o presunzione di saperla più lunga. O anche perché non ricordano gran che di quanto era loro accaduto.

Inoltre, la maggior parte delle sostanze usate per lo stupro viene metabolizzata rapidamente, rendendole non facilmente rilevabili nel sangue delle vittime, come la povera Lucilla. La cui colpa era di piacere allo stesso ragazzo che interessava alla falsa amica, animata da intenti punitivi e dal desiderio di metterla alla berlina sui social proprio per quanto aveva subito e di essere alunna di una scuola (confessionale, nel suo caso) e di una società (la nostra) che non l’aveva preparata a sfuggire a questo tragico appuntamento.

L’omotransfobia alimenta il consumo

La piaga della droga dello stupro si combatte anche indirettamente, ma altrettanto efficacemente, educando la società a liberarsi prima possibile di una delle sue più subdole malattie. Quell’omotransfobia che causa lo stigma che induce comportamenti disfunzionali e reattivamente eccessivi. Come appunto l’abuso di droghe e di sesso rischioso.

La comunità gay non è estranea infatti all’uso delle droghe in generale. E di Ghb, Gb e Bd, non tanto per stuprare, ma per facilitare la pratica del chemsex già citata. Molti studi confermano che questi comportamenti rischiosi e disfunzionali avvengono anche, se non soprattutto, per colpa dello stigma sociale che accompagna omosessuali e transessuali.

Per questo servirebbero leggi forti capaci di colpire severamente l’omotransfobia, la violenza sessuale di ogni natura e in particolare le Dfsa. Invece il proibizionismo nei confronti della droga in sé non è, non è mai stato e non sarà mai un vero ostacolo alla stessa. Al contrario, ne alimenta il commercio. Chi ha venduto il Ghb a chi l’ha somministrato alla povera Merel con cui abbiamo iniziato questo viaggio nel girone infernale delle droghe dello stupro, ha guadagnato almeno il 900% di quanto aveva investito, se non di più. 

L’insegnamento è il vero antidoto. Con buona pace dei pochi che ancora pensano che l’educazione sessuale e ai sentimenti porti al libertinaggio o al crollo dei valori. Non è così. Sono invece l’ignoranza, l’incoscienza, l’assenza di discussione aperta a generare quei mostri che possono nascondersi in un bicchiere offerto con un perfido sorriso o volontariamente tracannato per dimenticare una società ancora in certe frange, per fortuna sempre più piccine, ottusa e stupidamente bigotta.

Emmanuele A. Jannini

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