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Depilarsi o non depilarsi: che ruolo ha il pelo nel sesso?

Che si scelga di depilarsi o di mantenere ciuffetti sotto le ascelle o sul pube, le motivazioni hanno sempre a che fare con il sesso. E questo vale sia per gli uomini sia per le donne

Sono stati 2.687 maschi e 1.735 femmine i volontari studiati dai colleghi svizzeri, belgi e britannici che hanno pubblicato un articolo scientifico sulla più importante rivista di settore: il Journal of Sexual Medicine. I soggetti esaminati avevano da 15 a oltre 60 anni e si dichiaravano eterosessuali, omosessuali e bisessuali. Lo studio aveva l’obiettivo di misurare scientificamente, per la prima volta, il comportamento della popolazione nei confronti della depilazione del pube e l’impatto che questa ha sulla vita sessuale e di relazione. Il primo dato è scontato: le donne che si depilano sono esattamente il doppio (80,3%) dei maschi.

Stesso numero degli scimpanzè, ma più sottili

In questo articolo cerchiamo risposte scientifiche che spieghino il conflittuale rapporto tra peli, seduzione e sesso, che assai precocemente si è costruito nella storia della scimmia nuda. Come l’acutissimo zoologo e antropologo Desmond Morris ebbe a chiamare l’homo sapiens sapiens in un suo famoso trattato divulgativoo. Acutissimo, ma non proprio correttissimo. Il numero di peli sul viso di Marilyn Monroe e di George Clooney non solo è identico, ma è più o meno uguale a quello che ha sul muso uno scimpanzé. Noi primati siamo tutti ugualmente pelosi, sul viso come sul corpo. Tuttavia i tre personaggi evocati, Marilyn, George e lo scimpanzé, non sembrano così uguali tra loro. E allora qual è la differenza? E perché le scimmie ci sembrano ben più pelose di noi? In realtà, tutto dipende dalla consistenza del pelo stesso. La maggioranza di quelli che sono presenti sul corpo umano sono corti, morbidi, sottili e diafani al punto da essere quasi invisibili (ma non assenti!). Questo pilizio si chiama vello. Gli altri, che prendono forma di peli visibili, barba, baffi, capelli, sono invece detti terminali e sono assai più lunghi e voluminosi nonché ben pigmentati: di scuro, di biondo, di rosso. Le aree del corpo umano veramente prive di peli sono assai poche e sostanzialmente legate al sesso: clitoride, vagina, glande, capezzoli, areole mammarie, labbra, oltre ai palmi delle mani e alle piante dei piedi. Se ci riflettiamo, tutto ciò ha un senso. Sono queste le fondamentali zone erogene e le parti più sensibili quando facciamo l’amore. Ma con questo non voglio dire che i peli non partecipino alla sensibilità sessuale (e non solo) e al meccanismo della seduzione. Anzi!

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Legati all’eccitazione

Il pelo è una struttura complessa che compare nel corso dell’evoluzione con l’affermarsi dei mammiferi sul nostro pianeta. È il bersaglio di ormoni, in primis gli androgeni, soprattutto nelle strutture ghiandolari a esso associate, le ghiandole sebacee. Quando molto folto, come i capelli, ha una funzione di difesa meccanica ma comunque anche nei confronti delle escursioni termiche. Tra cute e pelo si forma infatti una camera d’aria, utile quando non si dispone di maglioni di lana. Il follicolo pilifero è anche un vero e proprio organo di senso, circondato com’è da strutture nervose dedicate proprio alla lettura degli stimoli tattili. Gli animali sono più bravi di noi a usare i peli: l’esempio delle vibrisse del gatto è solo uno dei tanti che lo dimostrano. Il sesso, l’eccitazione, è sì cosa di testa, ma estremamente dipendente dal tatto. Il pelo è appunto una leva amplificatrice, proprio per la piccola ma assai attiva rete nervosa che lo circonda e che trasmette segnali tattili al cervello. La pelle d’oca, o cute anserina, o orripilazione, o piloerezione, ne è la prova. Capita non solo quando si fronteggia freddo intenso e improvviso, ma anche quando sperimentiamo forti emozioni. C’è molto di più. Il pilizio ascellare, come quello pubico, diffonde il cosiddetto sudore apocrino, che contiene i famosi ferormoni (qualcuno si ostina, sbagliando, a scrivere feromoni). I ferormoni sono sostanze volatili che attirano i partner capaci di sentirli se hanno l’organo deputato a farlo, il vestigiale organo vomeronasale. Quindi non sono richiami più o meno universali (tipo profumo di pizza che esce da forno), ma selettivi e accurati. Chissà se se ne rendono conto le donne che si depilano le ascelle.

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L’evoluzione ha accentuato le differenze tra lui e lei

Ma perché la maggior parte dei peli sono spariti alla vista? Il primo a farsi la domanda è stato colui che considero il più grande sessuologo di tutti i tempi: Charles Darwin. L’assenza di peli si sarebbe diffusa per il meccanismo della selezione sessuale. I partner glabri erano più sexy per due ordini di vantaggi per la specie: il primo è che ci ha rapidamente permesso di staccarci dai pelosi cugini sugli alberi, accelerando così il nostro processo evolutivo. Il secondo perché ha accentuato il dimorfismo, cioè la differenza di forme tra i due sessi, mettendole bene in evidenza, che in natura ha un forte significato erotico. Ma c’è un altro segnale che la pelle (apparentemente) glabra racconta: le emozioni. Arrossamenti improvvisi, sudori, pelle d’oca, calore, freddo, età, sono tutti segnali leggibili sulla cute che una folta, scimmiesca pelliccia renderebbe vani.

Il ruolo di testosterone ed estrogeni

Ed eccoci di ritorno allo studio sulla depilazione del pelo pubico, quello sessuale per eccellenza. E che sia il più eroticamente segnato non è solo perché ricopre i genitali e si intride degli odori, assolutamente «di genere», delle ghiandole che vi sono localizzate, ma anche perché dipende proprio dagli ormoni sessuali. Il testosterone fa crescere il pube maschile verso l’ombelico, nella tipica forma a losanga lungo la linea alba dell’addome, gli estrogeni disegnano invece quello femminile a triangolo a punta in giù, il famoso delta di Venere. Il team multicentrico governato dall’Institute for Women’s Health dell’University College di Londra ha dimostrato che la pratica della rimozione del pelo pubico correla con l’età, l’attività sessuale, la vita relazionale, i peli sul pube del partner e le sue aspettative in proposito. Ad esempio, solo chi pratica il sesso si depila. Chi non lo fa, per i più svariati motivi, lascia spesso che i peli crescano intonsi. È ovvio, ma dimostra che il fine della tonsura è esclusivamente sessuale.

Perché ti depili? Le risposte di lui

Infatti, alla domanda sul perché avevano rimosso i loro peli pubici, i gentiluomini rispondevano «perché mi sento più a mio agio quando ricevo sesso orale» (39,3%); «perché penso che sia più igienico» (39%), «perché mi piace sentirmi morbido» (36,6%) e «perché il mio partner lo vuole» (35,6%). Chi invece non si tosa dice di non faro perché la/il partner non vuole (51,6%) o per gli effetti collaterali come bruciori cutanei, prurito o ferite (47,6%).

Perché ti depili? Le risposte di lei

La signora risponde invece di depilarsi il pube nel 74,9% dei casi perché «mi sento più a mio agio quando ricevo sesso orale», nel 66,6% perché «mi sento più femminile», nel 62,2% perché «mi piace sentirmi morbida». Una percentuale quasi identica a quella delle donne che lo fanno per compiacere a una specifica richiesta dell’altro.

Il lettore più arguto avrà notato che la somma delle percentuali non dà mai 100: infatti nell’esperimento si poteva rispondere con più motivazioni, cosa che la maggioranza ha fatto. Quella di depilarsi è quindi una scelta tipicamente multifattoriale.

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L’aumento dei maschi rasati e delle donne pelose

Ma ci sono anche sorprese: forse si immagina che la depilazione totale sia cosa da giovani. Invece i ricercatori nordeuropei dimostrano che è assai più frequente nei maschi più maturi, sposati, che avevano avuto nella loro vita cinque o più partner sessuali. Le donne rasate sono il doppio dei maschi, anche se la moda, vagamente metrosessuale, degli ultimi 10-15 anni ha portato molti a rasarsi. Quello che i ricercatori non dicono, ma la pratica clinica mi rivela costantemente, è che esiste una motivazione più sottile e intima. I muscoli sono più definiti (se uno li ha, ovviamente), ma soprattutto il pene risalta maggiormente su un pube rasato che affogato in una foresta di peli, soprattutto in fase di riposo. Siccome la paura di non averlo abbastanza grosso è
epidemica tra i maschi, questa potrebbe essere una motivazione tutt’altro che banale. Ma le donne stanno un po’ cambiando. Lo zoccolo duro delle aspiranti lolite dal pube prepubere resiste, ma sono sempre di più le influencer, le cantanti, le attrici che ostentano ascelle nature, sopracciglioni da Elio delle Storie Tese e addirittura un’ombra di baffetto in stile Frida Kahlo. Il segnale politico è evidente e ha una valenza anche provocatoria di rifiuto dei modelli stereotipati e di recupero di una certa aspirazione a uno stato di natura di verde, rousseauiana memoria. Comunque la si veda, i peli sono elementi tutt’altro che di sfondo della nostra immagine sessuale, sia quando ci sono, sia quando non ci sono, sia quando c’erano. Dipendono dagli ormoni, rappresentano l’azione di questi, si associano ai ferormoni reali o immaginari che comunque attraggono o respingono, partecipano attivamente al dimorfismo sessuale e all’immagine di genere nonché alla stessa fisiologia della sessualità. Per questo i peli sono organi sessuali. A tutti gli effetti.

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Anche i capelli hanno una valenza erotica

Un altro aspetto sessualmente importante è il colore dei peli più lunghi del corpo, i capelli. Siamo condizionati ad attribuire valenza erotica ai segnali di giovinezza. È un vantaggio che ci siamo evoluti con questo gusto: ha permesso, nel corso della storia, di concentrare gli sforzi, a dire il vero soprattutto maschili, nei confronti degli individui giovani, e quindi fertili. Per questo il capello grigio-bianco femminile esercita ben poco fascino e le donne hanno imparato a farlo scomparire a colpi di bagni di sole, henné, erbe, acque ossigenate e, successivamente, coloranti chimici. Quelle stesse donne che invece possono dichiararsi affascinate dalla canizie maschile, rappresentazione d’età, ma anche di pacatezza, autorevolezza, se non di potere e ricchezza. L’incanutimento è sostanzialmente dovuto a una riduzione di quei melanociti alla base dei capelli neri, che producono eumelanina, o nella corteccia di quelli bianchi e rossi, producenti feomelanina. Il tempo di comparsa dei capelli bianchi è programmato geneticamente.

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