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Crioconservazione degli ovociti: come funziona?

Questa procedura può essere fatta per scopi medici o personali: in quest'ultimo caso si parla di social freezing, che in Italia è interamente a carico della paziente. Oggi diverse petizioni chiedono, invece, che sia coperta dal Servizio Sanitario Nazionale

Il picco di fertilità femminile si ha tra i 20 e i 30 anni quando, con un rapporto mirato, le possibilità di concepimento naturale si attestano intorno al 20-25%. Poi, man mano che l’età avanza, le anomalie genetiche delle uova diventano più frequenti e la riserva ovarica della donna diminuisce: di conseguenza, dopo i 35 anni, le probabilità di rimanere incinta spontaneamente non superano il 15%.

Tuttavia, sempre più donne decidono di posticipare la gravidanza a causa delle condizioni socio-economiche attuali: spesso il perseguimento di un’istruzione avanzata, la necessità di crescere professionalmente, l’assenza di un lavoro stabile o la mancanza di un partner costringono, infatti, a rimandare un passo tanto importante. Dal momento che la necessità di ritardare una gravidanza si scontra con l’invecchiamento ovarico della donna, la scienza ci ha dato alcuni preziosi strumenti di tutela della fertilità femminile, come la crioconservazione degli ovociti (o egg freezing)Ermanno Greco, direttore responsabile del Centro di Medicina della riproduzione di Villa Mafalda di Roma, spiega come funziona questa tecnica.

Crioconservazione degli ovociti: di che cosa si tratta?

La crioconservazione degli ovociti nasce inizialmente per salvaguardare la salute riproduttiva delle pazienti sottoposte a trattamenti medici, potenzialmente dannosi per le ovaie e la funzione ovarica. Tra questi:

  • chemioterapia e radioterapia;
  • interventi chirurgici su ovaie e utero;
  • malattie genetiche e/o autoimmuni.

In questo caso si parla di preservazione della fertilità (o fertility preservation) per motivi medici. La tecnica è stata poi estesa anche a scopi sociali (non medici): la procedura è infatti indicata per le donne che in futuro vorranno provare ad avere un bambino, quando potrebbero insorgere difficoltà nel concepimento naturale, utilizzando i propri ovociti «giovani» conservati. In questo caso si parla di social egg freezing o, semplicemente, social freezing.

Come funziona?

La crioconservazione si articola in diverse fasi. Dopo un colloquio presso un centro specializzato, la donna deve sottoporsi al dosaggio ormonale (FSH, LH, estradiolo, AMH, ecc.) per la valutazione della riserva ovarica e a un’ecografia transvaginale con conta dei follicoli antrali: questi esami consentono di dare indicazioni sull’idoneità della paziente, sull’eventuale numero di ovociti da recuperare e congelare e sull’iter da seguire.

In seguito, la donna viene sottoposta a una stimolazione ormonale con gonadotropine in modo da far maturare più ovociti contemporaneamente (si tenga presente che in un ciclo naturale ne matura solo uno). Durante questo periodo si eseguono ecografie e prelievi per monitorare costantemente la crescita dei follicoli.

Il terzo passo è il prelievo degli ovociti (pick-up ovocitario), che avviene per via transvaginale. Si congelano rapidamente i gameti con la tecnica di vitrificazione – che consente di preservarne la struttura cellulare – e conservati in azoto liquido (a -196°), in apposite biobanche.

Ci sono limiti di tempo nella conservazione degli ovociti?

Nel nostro Paese la legge 40/2004 (e successive modifiche) non stabilisce un limite di tempo preciso per la crioconservazione degli ovociti. Come in altri Paesi, la scelta spetta alla donna, in accordo con il centro di procreazione medicalmente assistita e tramite consenso informato. Finché la donna mantiene il consenso scritto e le condizioni di conservazione sono idonee, gli ovociti possono restare crioconservati anche per molti anni.

La donna può accedere ai suoi ovociti in qualsiasi momento e in ogni parte del mondo perché i gameti sono trasportabili. Se vuole intraprendere una gravidanza si procede con lo scongelamento di un numero congruo di ovociti e si avvia il processo di fertilizzazione, che avviene tramite la tecnica dell’iniezione intracitoplasmatica degli spermatozoi (ICSI).

Quali sono i tassi di successo di una gravidanza con ovociti congelati?

Il tasso di successo è determinato dal numero degli ovociti congelati, che dovrebbero essere almeno dieci, e dall’età della donna al momento del congelamento. Prima si procede con il social freezing e maggiori sono le probabilità di portare a termine la gravidanza.

Secondo i dati riportati da Fondazione Veronesi, con 24 ovociti si ha un indice del successo totale di procreazione di oltre il 90%, e dell’85.2% per 10-15 ovociti utilizzati, sempre se questi sono stati prelevati e conservati prima dei 35 anni di età. La conservazione di 10 ovociti offre una probabilità di una nascita per ogni ovocita del 60.5% per le donne sotto i 35 anni, ma di solo il 29.7% per quelle oltre i 35 anni.

La crioconservazione degli ovociti è a pagamento?

Quando la crioconservazione degli ovociti avviene per motivi medici, la prestazione può essere coperta dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN) o erogata da centri pubblici convenzionati. In caso di social freezing, invece, la procedura è interamente a carico della paziente. I costi per la crioconservazione degli ovociti per scopi sociali variano sensibilmente a seconda della struttura, della Regione e dei servizi inclusi.

Il caso della Regione Puglia

A giugno 2025, la Regione Puglia ha preso una decisione storica in materia di tutela della fertilità. Nel triennio 2025-2027 le pazienti tra i 27 e i 37 anni, residenti in Puglia da almeno 12 mesi e con ISEE pari o inferiore a 30.000 euro, potranno beneficiare di un contributo massimo di 3.000 euro una tantum per sottoporsi a social freezing. Questo provvedimento coinvolge anche i centri privati di procreazione medicalmente assistita.

Un tema di forte attualità

Quella della crioconservazione degli ovociti è un tema di forte attualità. In occasione della Giornata Mondiale della Fertilità del 2 novembre 2025, ad esempio, il collettivo milanese Stiamo Fresche ha lanciato una petizione online per chiedere:

  • di inserire la crioconservazione nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), rendendola gratuita fino ai 40 anni, non solo per motivi oncologici;
  • che la legge 40/2004 venga modificata per distinguere la conservazione della fertilità da percorsi di procreazione medicalmente assistita (PMA) e riconoscerla come una scelta autonoma di prevenzione e autodeterminazione;
  • di sviluppare un’“alfabetizzazione” della fertilità, cioè moduli di informazione nelle scuole/università, campagne pubbliche, registri nazionali che monitorino l’accesso, i costi, gli esiti.

In questa direzione va anche la petizione lanciata dalla deputata del Movimento Cinque Stelle, Carmen Di Lauro, per rendere gratuita la crioconservazione degli ovociti per tutte le donne nella fascia di età 25‑39 anni e garantita nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. A supporto della petizione, Di Lauro ha presentato una proposta di legge (n. 2287), che punta a riconoscere la preservazione della fertilità come un «diritto» e a far sì che le spese per la conservazione delle cellule riproduttive (ovociti e spermatozoi) siano sostenute dal sistema pubblico. L’obiettivo della petizione è raggiungere 1 milione di firme affinché si discuta e si valorizzi la proposta di legge.

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Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv. Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
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