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Dipendenza da oppiacei: perché tutti parlano della serie tv “Painkiller”

Si riaccendono i riflettori sugli abusi di oppiacei e sull’azienda americana protagonisti della serie targata Netflix. L’esperto del dolore cronico chiarisce le preoccupazioni che ne derivano e come intervenire

La nuova serie tv “Painkiller“, basata su fatti realmente accaduti, ha messo in risalto il problema della dipendenza da oppiacei negli Stati Uniti. In occasione del Congresso Nazionale, FederDolore-SICD (Società Italiana dei clinici del Dolore), in corso a Bologna fino al 15 settembre, il Past President Giuliano De Carolis fotografa la situazione italiana e spiega come sia possibile superare alcune criticità legate al dolore cronico.

Dipendenza da oppiacei: qual è la situazione in Italia?

«In Italia non esiste il problema della dipendenza da oppiacei, come è invece successo negli Stati Uniti alla fine degli anni ’90 e come è ben descritto dalla serie televisiva di Netflix. A causa dell’uso sregolato e talvolta illecito dell’ossicodone, prescritto con estrema facilità dai medici americani, si stima che siano morte circa 300.000 persone negli ultimi 20 anni negli USA. Per fortuna, oggi il governo americano è riuscito a frenarne l’abuso. In Italia la situazione è assolutamente diversa. Anzi, il corretto uso di farmaci oppiacei per il trattamento del dolore cronico non sembra adeguatamente diffuso. Considerando che sono 14 milioni gli italiani che soffrono di dolore cronico e che molti di questi (circa 4 milioni) soffrono di un dolore non adeguatamente trattato».

Gruppo San Donato

Qual è il grado di informazione degli italiani nei confronti della lotta al dolore cronico?

«Il diritto al trattamento del dolore cronico in Italia è sancito dalla legge 38 del 2010. Purtroppo però, a 13 anni dalla sua approvazione, questa legge manca ancora di una sua completa attuazione e di un pieno riconoscimento su tutto il territorio nazionale. Una recente indagine di Cittadinanzattiva ha rilevato che 7 cittadini su 10 non conoscono questa legge e tutti i diritti che essa sancisce. Sempre secondo questa indagine, il 40% degli intervistati non sa che i farmaci oppiacei sono sicuri ed altamente efficaci nel dolore cronico».

Cosa bisognerebbe fare per garantire in modo adeguato i diritti del cittadino, riguardo l’accesso alle cure per il dolore cronico?

«Sicuramente, il punto di partenza è la promozione di campagne di informazione sulla legge 38, rivolte sia agli operatori sanitari che ai cittadini. Una recente indagine (Survey Dimensione Sollievo) ha rilevato che oltre il 55% degli intervistati, pur sapendo dell’esistenza di centri specializzati per la terapia del dolore, non si è rivolto a loro per una presa in carico del problema. Inoltre, emerge che il 41% dei pazienti soffrono di dolore cronico da più di 10 anni. Ben il 29% ha dovuto attendere più di 5 anni per una diagnosi definitiva. Tutto questo ovviamente comporta gravi ripercussioni sulla qualità di vita dei pazienti. Una strategia auspicabile è la presa in carico precoce del paziente da parte dei centri specializzati di terapia del dolore».

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Aurora Pianigiani

Collabora con OK Salute e Benessere e si occupa di comunicazione in ambito medico-scientifico e ambientale. Laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze, si è formata nel settore dei media digitali e del giornalismo. Ha conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e della Salute presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e contestualmente ha scritto articoli per testate giornalistiche che svolgono attività di fact-checking.
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