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Malattie delle valvole cardiache: dai sintomi alla diagnosi

Colpiscono un milione di italiani, eppure soltanto il 5% ne conosce l’origine e i rischi. Cuore Italia - Heart Valve Voice è l'associazione nata per sensibilizzare gli italiani su queste problematiche

Le malattie delle valvole cardiache colpiscono un milione di italiani, eppure soltanto il 5% ne conosce l’origine e i rischi. Per dare voce alle persone che soffrono di queste patologie, e per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica è nata Cuore Italia – Heart Valve Voice, associazione che aderisce all’omonima rete europea Heart Valve. Abbiamo approfondito l’argomento con Niccolò Marchionni, membro del Comitato scientifico di Cuore Italia, specialista in cardiologia e Professore ordinario di Geriatria all’Università di Firenze. Dirige la struttura organizzativa dipartimentale di Cardiologia Generale e il Dipartimento Cardiotoracovascolare dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze (puoi chiedergli un consulto qui).

Malattie delle valvole cardiache: di che cosa si tratta e quali sono le più frequenti?

Gruppo San Donato

Per un europeo over 60 su due, il cuore umano ha due valvole, anche se 1 su 100 ritiene non ne abbia alcuna e un altro 1% che ne abbia più di 10. Le valvole aortica, mitrale, tricuspide e polmonare sono note solo al 44% dei concittadini UE. È quindi chiaro il quadro di scarsa consapevolezza che ruota intorno alle malattie delle valvole cardiache, che sono patologie potenzialmente molto gravi, ma anche facilmente curabili. Questi disturbi sono riconducibili a difetti di apertura o chiusura delle valvole, progettate per assicurare l’unidirezionalità del flusso sanguigno: le due principali interessate sono l’aortica e la mitrale. La stenosi aortica e l’insufficienza mitralica sono le due forme più comuni di malattie delle valvole cardiache ed entrambi i disturbi sono frequenti nella popolazione anziana over 65, con un picco dopo i 70-75 anni di età.

Come si manifestano e da che cosa sono causate?

I sintomi di allarme sono la comparsa improvvisa di una dispnea o “fiato corto” per livelli di esercizio fisico in precedenza ben tollerati, dolori al petto simili all’angina pectoris (soprattutto nel caso della stenosi aortica), oppure transitoria perdita di coscienza generalmente nella fase iniziale di uno sforzo (la cosiddetta sincope).
In alcuni casi la malattia valvolare si manifesta per prima con una aritmia, la fibrillazione atriale, spesso una complicanza di una malattia valvolare sottostante ancora non diagnosticata. La fibrillazione atriale è potenzialmente molto grave, soprattutto perché si associa a un elevato rischio di cardioembolismo con conseguente ictus. La prima cosa da fare nel caso si manifestino questi sintomi è di rivolgersi tempestivamente a un cardiologo per una visita specialistica.
Il rischio di andare incontro a una malattia delle valvole cardiache cresce con l’età. La stenosi aortica, la forma più comune nei paesi sviluppati, interessa tra il 2% e il 7% degli over 65 e oltre i 75 anni di età le malattie delle valvole cardiache riguardano il 13% della popolazione. L’aumento della consapevolezza degli strumenti di tutela della propria salute è fondamentale per curare queste patologie in tempo e garantire così una qualità della vita ottimale.

Quanto è importante la diagnosi precoce?

La diagnosi precoce garantisce un percorso di cura chiaro ed efficace. La prima diagnosi è semplice: si ausculta il cuore con un fonendoscopio rilevando il caratteristico “soffio”, che di solito è la prima indicazione di un’anomalia di una valvola cardiaca. Per approfondire la diagnosi si eseguono l’elettrocardiogramma e soprattutto l’ecocardiogramma, esame che oggi consente una precisa definizione del tipo di difetto (stenosi o insufficienza). L’ecocardiogramma consente anche la quantificazione del disturbo: se è critico e richiede un trattamento specifico oppure se è lieve e soltanto da monitorare. Nella maggior parte dei casi, quando il paziente è sintomatico, il difetto non è lieve; un disturbo valvolare non diagnosticato può decorrere silenziosamente per anni e, quando si avvertono i primi sintomi, il momento è spesso già critico.
La sopravvivenza media di un paziente con stenosi aortica, dal momento dell’insorgenza dei sintomi, è intorno ai due anni, con terapia medica. Un paziente operato al momento giusto e con le tecniche giuste, con i sintomi in fase iniziale e non cronicizzati, può invece recuperare una funzione di pompa del cuore perfettamente normale.

In che cosa consiste la terapia?

Oggi la terapia non è più soltanto chirurgica, ma si può intervenire con metodi meno invasivi, ad esempio con tecniche di cateterismo cardiaco. Questi nuovi approcci permettono di curare anche pazienti fragili, con quadri clinici complessi e che altrimenti andrebbero incontro a rischi chirurgici proibitivi. Con queste tecniche è possibile ristabilire un’aspettativa di vita normale, soprattutto se si agisce in tempo.
Una volta il trattamento consisteva nella sostituzione valvolare con protesi artificiali meccaniche, che implicava poi un trattamento anticoagulante a vita, non povera di rischi soprattutto nelle persone anziane. Oggi l’ampio uso di protesi biologiche, ovvero valvole artificiali di pericardio bovino o suino, hanno l’enorme vantaggio di non rendere obbligatorio l’utilizzo di farmaci anticoagulanti, se non per soli sei mesi dopo l’intervento.
Le più grandi novità si stanno sviluppando nel settore della cardiologia interventistica, con la possibilità di sostituire la valvola aortica o riparare la valvola mitrale con tecniche di cateterismo cardiaco. Questa tecnica è meno invasiva, non s’interviene aprendo il torace, ma si realizza con cateteri per via intravascolare. La TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation), che è la tecnica di sostituzione della valvola aortica attraverso il cateterismo, si è molto perfezionata negli ultimi dieci anni ed è stata estesa anche a pazienti a rischio non estremo.
Anche nel settore della valvulopatia mitralica ci sono sviluppi interessanti. Il primo, già operativo, si riferisce alle cosiddette Mitra-Clip, cioè delle clip artificiali che si applicano per via transcatetere per la risoluzione di casi d’insufficienza mitralica a rischio troppo elevato per l’intervento di chirurgia riparativa con tecnica convenzionale.
Sono allo studio tecniche interventistiche più complesse che consentiranno la sostituzione della valvola mitrale attraverso procedure di cateterismo cardiaco, analogamente a quanto realizzato per la TAVI .
Anche nel settore della cardiochirurgia tradizionale ci sono interessanti sviluppi, come ad esempio gli accessi chirurgici in mini-toracotomia che, invece di comportare l’apertura dello sterno come un tempo, consentono l’accesso mediante sonde e visori, con trauma chirurgico e tempi di degenza nettamente inferiori.

 Quanto conta lo stile di vita nella prevenzione e nella cura di queste patologie?

Sopra una certa età, una visita di controllo dal cardiologo deve essere un’abitudine periodica. È però molto importante, a qualunque età, anche la prevenzione dei fattori di rischio cardiovascolari. Nella maggior parte dei casi, come nella stenosi aortica e nell’insufficienza, le valvole cardiache si deteriorano a causa di processi degenerativi che sono inquadrabili nello stato generale di arteriosclerosi. Quindi è fondamentale curare in modo ottimale l’ipertensione arteriosa, le ipercolesterolemie, il diabete e prevenire questa patologia evitando obesità e sovrappeso.
La dieta deve essere mediterranea, con alla base frutta, verdura, legumi, cerali, pesce azzurro e poca carne, non più spesso di due volte alla settimana. Sono in studio attualmente regimi alimentari di restrizione calorica, con “digiuno” una volta alla settimana (400-500 calorie rappresentate solo da frutta e verdura) che pare attivi dei geni anti-invecchiamento. L’antiaging non è soltanto un alleato della bellezza, ma fa bene a tutte le patologie degenerative. Incidere su questi fattori significa intervenire anche sui processi d’invecchiamento del cuore, come appunto quelli delle malattie delle valvole cardiache.

Eliana Canova

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