Salute

Due studi lombardi spiegano cosa vuol dire essere malati di Covid-19

Un'indagine su circa 1.600 ricoveri in terapia intensiva in Lombardia nelle prime settimane del contagio traccia l'identikit del paziente Covid-19

Il Policlinico di Milano ha disegnato l’identikit del paziente ricoverato con infezione da coronavirus. Lo ha fatto attraverso lo studio e l’osservazione di 1.590 malati di Covid-19 in terapia intensiva. Distribuiti in una rete di oltre 70 ospedali lombardi tra il 20 febbraio e il 18 marzo 2020. Tra i firmatari principali dello studio, pubblicato sulla rivista scientifica Jama, Giacomo Grasselli, responsabile di Anestesia e Terapia Intensiva Adulti all’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e parte dell’unità di crisi della regione Lombardia.

Il profilo del paziente ricoverato

Ha una media di 63 anni («Il che significa che metà sono più vecchi e metà più giovani» spiega Grasselli), è di sesso maschile (quasi l’80%) e ha almeno una patologia cronica preesistente. Quasi la metà, 49%, soffre di ipertensione, mentre 1 su 5 (il 21%) ha problemi al cuore. Solo una piccola parte, circa il 4%, porta con sé malattie croniche dell’apparato respiratorio. La stragrande maggioranza dei pazienti presi in esame ha avuto bisogno di un aiuto alla respirazione: l’80% circa dei pazienti sono stati intubati, mentre i restanti hanno avuto comunque bisogno di un supporto tramite mascherine per l’ossigeno o caschi per la ventilazione C-PAP.

Gruppo San Donato

L’ipertensione o pressione alta

Una lunga degenza per i malati di Covid-19

«La degenza in terapia intensiva ha una media di 8-10 giorni per quelli che non ce la fanno. Quelli che rimangono invece possono rimanere ricoverati fino a 20 giorni e più», spiega Grasselli. «Questo studio è importante perché ci permette di avere un quadro chiaro della situazione nelle terapie intensive lombarde nelle prime settimane di diffusione della pandemia».

Studio completo, ma non perfetto

Lo studio del Policlinico è il più completo pubblicato finora. Ma i dati devono considerarsi preliminari e vanno interpretati con cautela. «Sia perché non erano disponibili tutti i dati relativi a ciascun paziente. Sia perché sono stati valutati i ricoveri solo in terapia intensiva. E quindi non si hanno informazioni sul decorso della malattia nel momento in cui i pazienti sono migliorati e hanno proseguito le cure in altri reparti. Continuiamo quindi a raccogliere dati» conclude l’esperto.

Prossima pubblicazione

Lo stesso gruppo di esperti sta infatti per pubblicare un altro studio. Con una finestra di osservazione più lunga, da 28 a 60 giorni, in cui è stata analizzata anche l’efficacia dei farmaci usati per i malati di Covid-19 in relazione alle patologie pregresse dei pazienti.

Fonte – studio pubblicato su Jama

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