Salute

Dolore lombare con irradiazione a gluteo e coscia? Forse è sacroileite

È un'infiammazione articolare che può insorgere a causa di un evento traumatico, un problema di tipo artosico o autoimmune. L'ortopedico Valli spiega in che modo intervenire

La sacroileite è un’infiammazione della sacroiliaca, un’articolazione situata tra la parte bassa della schiena, la cosiddetta zona lombare, e l’anca. È un dolore lombare con irradiazione al gluteo che può estendersi fino a metà coscia, anche nel versante anteriore.

Quali sono le cause?

Esiste una variabilità di cause e ognuna ha i suoi fattori scatenanti, ed eventuale componente ereditaria. Quelle di origine autoimmune ne sono l’esempio eclatante. In generale, la sacroileite può insorgere in entrambi i sessi e indipendentemente dall’età, anche se nei giovani tende ad avere natura post traumatica mentre negli anziani è per lo più degenerativa artritica.

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Quali sono i sintomi?

È una patologia poco nota e spesso i disturbi vengono misconosciuti: ad esempio, pesantezza lombare, difficoltà alla flesso-estensione del busto, dolore al gluteo (soprattutto alla digitopressione), zoppia saltuaria, dolore quando si è seduti, sono tutti sintomi riconducibili alla sacroileite, ma possono essere anche riconducibili a una comune lombalgia. Per questo motivo è fondamentale una corretta diagnosi, rivolgendosi a un ortopedico, un neurochirurgo, un fisiatra o un terapista del dolore.

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Come si diagnostica?

Non esistono esami strumentali specifici, anche se indubbiamente la risonanza magnetica può fornire informazioni dettagliate. La chiave di volta è il blocco antalgico sotto controllo radiografico, che sostanzialmente consiste nell’iniettare dell’anestetico in articolazione e garantire una copertura dal dolore per un periodo limitato ma sufficiente per definire la sacroiliaca come la fonte unica o principale del dolore.

Come si cura?

È possibile, anzi è doveroso, seguire un iter conservativo, che comprenda farmaci, fisioterapia, manipolazione osteopatica e posturale. Qualora tutti questi trattamenti falliscano, il terapista del dolore può tentare diverse tecniche mininvasive. La soluzione chirurgica, cui si ricorre in assenza di alternative, risulta quella più soddisfacente nel tempo anche se, per la riuscita dell’intervento, è cruciale la corretta selezione del paziente.

In cosa consiste l’intervento chirurgico?

L’intervento consiste nel posizionare per via percutanea tre piccoli impianti in titanio attraverso la sacroiliaca allo scopo di stabilizzare l’articolazione. Questi impianti vengono posizionati utilizzando un sistema di erogazione cannulato e strumenti che proteggono i tessuti molli. Questa procedura, che richiede circa un’ora, è minimamente invasiva e viene eseguita attraverso una piccola incisione. L’intervento, con la giusta indicazione, è risolutivo. Il paziente camminerà con stampelle sul lato operato per circa un mese ma, di norma, già dopo trenta giorni è possibile riprendere il lavoro. Per le attività sportive, invece, è necessario attendere qualche mese.

Focus a cura di Federico Valli, medico chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia all’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano

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