Salute

Dal trauma alla riabilitazione: come affrontare la rottura del legamento crociato

Questo infortunio può colpire gli sportivi ma non solo. Ma come si può trattare questa lesione? E dopo quanto si può tornare all'attività fisica?

«La lesione del crociato, che è uno dei legamenti dell’articolazione del ginocchio, è molto frequente e può insorgere per diversi motivi» spiega Emanuele Umbro, fisioterapista a Roma. «La rottura, ad esempio, può avvenire a causa di un colpo diretto ricevuto sul ginocchio o di una posizione anomala dell’arto inferiore. Tuttavia, la maggior parte degli infortuni di questo tipo si verifica senza che vi sia un contatto tra il ginocchio e un altro oggetto: questi traumi sono quasi sempre appannaggio degli sportivi che compiono cambi di direzione molto repentini, come i calciatori o gli sciatori» continua lo specialista.

In caso di rottura il crociato viene sempre operato?

La chirurgia è sempre la soluzione più adatta nei casi di rottura del legamento crociato? «In realtà bisogna valutare caso per caso perché, per determinare il trattamento appropriato, è necessario prendere in considerazione diversi fattori, tra i quali il livello di attività, le aspettative del paziente, la presenza di lesioni associate e l’entità dell’instabilità del ginocchio» precisa Umbro. «Ad esempio un ragazzo con una rottura del legamento crociato che vuole tornare a praticare sport, per avere un esito soddisfacente dovrà essere operato. Al contrario, un individuo che ha superato i 50/60 anni, che vuole tornare a una limitata attività, è meno probabile che necessiti dell’intervento chirurgico, a meno che l’instabilità del ginocchio non gli impedisca di compiere in tranquillità gesti semplici come una corsa lenta o semplicemente salire e scendere le scale».

Gruppo San Donato

Riabilitazione post-operatoria: in cosa consiste

«La riabilitazione post-operatoria è fondamentale» continua il fisioterapista. «Inizialmente l’obiettivo è quello di recuperare la mobilità articolare, avendo cura di rispettare la guarigione dell’impianto e i suoi tempi fisiologici. Già in questa fase, infatti, sono presenti alcuni esercizi per consolidare la motilità e recuperare il tono muscolare. In seguito si lavora sulla stabilità, ossia sulla capacità di saper gestire in modo funzionale e consono l’articolazione durante il movimento. Progressivamente, poi, vengono inserite attività per potenziare la forza muscolare».

Quando si può tornare allo sport

«I tempi di recupero variano da persona a persona ma indicativamente si può dire che per tornare alle attività di vita quotidiana sono necessarie 6-12 settimane, mentre per il ritorno alla pratica sportiva ci vogliono dai 5 ai 6 mesi. Tuttavia, l’effettivo recupero neuromuscolare si ha tra i 9 e i 12 mesi».

Esistono complicanze del post-operatorio?

Le complicanze più comuni che possono insorgere nella fase post-operatoria sono:

  • Mancanza di estensione completa. Questa condizione non permette una deambulazione corretta, in quanto il ginocchio non può arrivare ai gradi funzionali nella fase di appoggio. Solitamente il trattamento consiste in una fisiokinesiterapia più intensa con esercizi specifici. Solo qualora il risultato non fosse soddisfacente può essere presa in considerazione un’artroscopia di “pulizia” (artrolisi).
  • Mancanza di flessione completa. Se il deficit è limitato agli ultimi gradi articolari, in quanto poco funzionali, non limita le prestazioni e migliora nel tempo.
  • Dolore anteriore. È presente principalmente nei casi di ricostruzione con tendine rotuleo (5% dei casi) e legato a una situazione di relativo sovraccarico dell’apparato estensorio. Spesso è transitorio e migliora con il trattamento di fisioterapia. Eventualmente in caso di necessità si può affrontare con un trattamento locale, avvalendosi di terapie fisiche (Ultrasuoni, TECARterapia, Laserterapia).
  • Infezione (< 1% dei casi). Solitamente i sintomi si evidenziano nei primi giorni dopo l’intervento (febbre elevata, dolore pulsante, ginocchio gonfio e caldo). In alcuni casi può essere necessaria un’artroscopia con lavaggio articolare nelle prime settimane. Rari i casi in cui è necessaria la rimozione delle viti. L’infezione comunque molto spesso si risolve senza peggiorare il risultato finale.
  • Problematiche flebo-trombo-emboliche. Si tratta di disturbi che possono verificarsi dopo un intervento agli arti inferiori ma proprio per limitarne il rischio viene eseguita una profilassi antitrombotica per ridurre la possibilità di coagulazione.
  • Ematomi. Il ginocchio normalmente rimane gonfio per qualche giorno e frequentemente può formarsi un’ecchimosi, a volte estesa, sulla gamba e sul ginocchio: tende a scomparire spontaneamente. Utile l’uso del ghiaccio per contenere il gonfiore. Nei casi di gonfiore eccessivo e permanente si può associare una terapia con drenaggio linfatico manuale o dei bendaggi di kinesiotape con tecnica drenante.

Chiara Caretoni

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