Salute

Coronavirus: test sierologici sui donatori Avis per poter usare plasma iperimmune

Avis Lombardia sta mettendo a punto un programma per sapere chi tra i donatori di sangue ha sviluppato gli anticorpi specifici SARS-CoV-2 per poter donare, in futuro, plasma iperimmune

La terapia con il plasma accende la speranza di poter sconfiggere ancor più efficacemente il coronavirus. Dopo giorni di attesa, infatti, arrivano i primi dati della sperimentazione condotta dal Policlinico San Matteo di Pavia in collaborazione con l’Ospedale Carlo Poma di Mantova su 46 pazienti colpiti da Covid-19. Grazie proprio alla cura con il plasma iperimmune la mortalità nei pazienti in ventilazione assistita ricoverati in terapia intensiva è calata drasticamente dal 15% al 6% (clicca qui per approfondire l’argomento). Si tratta di un risultato estremamente incoraggiante tanto che il Governo ha già fatto sapere di voler proseguire su questa strada.

Avis Lombardia vuole creare un archivio di possibili donatori di plasma

Alla luce dei dati ottenuti da questo studio pilota, cui ne seguiranno certamente altri, Avis Lombardia e la Struttura Regionale di Coordinamento (SRC) di Areu stanno mettendo a punto, proprio nella regione più colpita dal coronavirus, un protocollo per coinvolgere in prima persona i donatori volontari di sangue ed emocomponenti nella lotta contro questa infezione. «La nostra intenzione è quella di creare un archivio di potenziali donatori di plasma iperimmune, nel quale sono presenti gli anticorpi che hanno consentito all’individuo di debellare la malattia, in modo da sapere chi può essere contattato all’occorrenza per la plasmaferesi, cioè la donazione di plasma» fa sapere Oscar Bianchi, Presidente di Avis Lombardia.

Gruppo San Donato

Coronavirus: test sierologici sui donatori per capire chi ha gli anticorpi e può donare il plasma

In che modo, dunque, si intende procedere? «Chiederemo ai nostri donatori, che sono oltre 276.000, se in occasione di un accesso già programmato per una donazione vorranno destinare una provetta di sangue alla valutazione della presenza e del numero di anticorpi specifici SARS-CoV-2. Nel caso accettassero, sottoporremmo il campione raccolto a un test sierologico, che gli organi preposti avranno individuato come il più appropriato» continua Bianchi. «Così facendo sapremo chi, dopo aver contratto e debellato il virus, ha sviluppato una quantità di anticorpi sufficiente per poter donare il suo plasma iperimmune. Con queste provette costruiremo, appunto, un database in modo da sapere, prima ancora che arrivino i risultati delle diverse sperimentazioni cliniche tuttora in corso, chi può essere idoneo per la plasmaferesi».

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Dal plasma si estraggono le immunoglobuline in grado di curare i pazienti con coronavirus

«A questo punto, quando gli studi di ricerca ce lo consentiranno, chiameremo i donatori ritenuti idonei affinché donino il loro plasma. Questo, poi, verrà inviato alle industrie che lavorano questo emocomponente con lo scopo di estrarre le immunoglobuline G, con le quali verranno realizzati farmaci plasmaderivati in grado di curare i pazienti colpiti dal coronavirus» puntualizza il Presidente di Avis Lombardia.

Donazione di plasma iperimmune: gli obiettivi del programma Avis per la lotta al coronavirus

L’obiettivo di questo programma, che dovrebbe partire entro la fine del mese di maggio, è duplice. Da un lato consente di far sapere al donatore se ha sviluppato gli anticorpi SARS-CoV-2. In questo modo l’individuo ha la conferma di essersi ammalato in passato. Dall’altro permette di coinvolgere l’intera rete trasfusionale regionale nella donazione di plasma iperimmune. Questa procedura può rappresentare una rivoluzione salva-vita nell’approccio terapeutico contro il coronavirus. Inoltre sottoponendo i donatori a un test sierologico si è anche in grado di fare un’indagine epidemiologica e capire come si è diffuso il virus nella popolazione dei donatori.

Donazione di sangue intero e donazione di plasma: quali differenze?

A differenza della donazione di sangue intero, la plasmaferesi è la sola donazione di plasma. Si esegue con un macchinario che preleva il sangue e separa le componenti ematiche. Questa apparecchiatura trattiene solo quelle di cui si ha necessità, in questo caso il plasma. I restanti elementi vengono reimmessi nel corpo del donatore, utilizzando un unico accesso venoso. Il plasma finisce in una sacca che viene portata al centro trasfusionale, per la sua validazione, e poi destinata o per uso terapeutico o industriale. Per legge la donazione di plasma può essere fatta ogni 15 giorni, cioè 2 volte al mese. La durata è di 40 minuti. I criteri di accesso sono gli stessi per entrambe le tipologie.

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Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv, e attualmente conduce anche una rubrica quotidiana di salute su Radio LatteMiele e sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR). Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
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