Salute

Coronavirus: perché muoiono anche i giovani sani?

Perché la maggior parte dei giovani ha pochi sintomi o è asintomatico e altri finiscono in ospedale? Le ipotesi degli scienziati più famosi del mondo

La Covid-19 sembra ancora colpire in modo più grave le persone anziane, in particolar modo chi aveva già malattia preesistenti, come malattie cardiovascolari, polmonari e diabete. Ci sono anche altre ragioni. Il sistema immunitario degli anziani spesso non riesce a combattere le infezioni in modo efficace e il virus riesce così a replicarsi più facilmente, invadendo il corpo e causando conseguenze in molti organi interni. L’età media dei pazienti deceduti e positivi per Covid-19 è intorno agli 80 anni nel nostro Paese. Ora l’attenzione si sta spostando sul rapporto tra coronavirus e giovani. Si vuole indagare i motivi che rendono asintomatici alcuni e che invece costringono al ricovero in ospedale altri, fino anche a qualche caso di decesso.

Coronavirus e giovani: quali sono i numeri in Italia?

Ci sono però casi, che restano molto rari, di persone particolarmente giovani e senza condizioni preesistenti che perdono la vita o sono ricoverati in terapia intensiva. In Italia i dati parlano dello 0,1% dei positivi tra i ventenni che perde la vita e dello 0,4% tra i trentenni. Sono diversi anche i giovani che hanno bisogno di essere ricoverati in ospedale per le conseguenze del coronavirus. Tra i ricoverati in terapia intensiva quasi il 12% ha meno di 50 anni. In altri Paesi la situazione è anche peggiore, con percentuali più alte tra i ricoverati giovani.

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Coronavirus e giovani: perché ci sono reazioni così diverse?

Del resto il coronavirus che provoca la Covid-19 è un virus particolarmente strano: molte persone hanno pochi sintomi – i paucisintomatici – altri non ne hanno proprio – gli asintomatici. Invece molte altre persone devono ricorrere all’ospedale e alla terapia intensiva, fino anche ai numerosi morti nella fascia anziana della popolazione.

Cosa si può nascondere dietro questa reazione così diversa? Gli scienziati di tutto il mondo cominciano a sostenere che ci possa essere qualcosa nei nostri geni che giustifichi differenze così grandi.

L’ipotesi della mutazione di un gene 

Una possibilità potrebbe essere una mutazione nel gene ACE2. Si tratta di un enzima che si attacca alla superficie esterna delle cellule di polmoni e cuore. Ha l’importante compito di regolare la pressione sanguigna. Un articolo sulla rivista scientifica Science Magazine raccoglie una dichiarazione di Philip Murphy. Secondo l’immunologo dell’Istituto americano perle allergie e le malattie infettive questa mutazione potrebbe rendere più semplice o più difficile al virus l’ingresso nelle cellule polmonari.

Il ruolo dei tensioattivi 

C’è anche un’altra ipotesi. Il corpo umano produce diversi tipi di tensioattivi. Il surfattante polmonare è prodotto in polmoni per facilitare la respirazione, perché permette di espandersi e contrarsi meglio. Senza il surfattante i polmoni diventano rigidi, rendendo la respirazione molto complicata.

Sistema immunitario troppo efficiente

Bisogna poi prendere in considerazione anche il sistema immunitario. In alcuni giovani sani una reazione molto forte potrebbe portare a una vasta infiammazione che potrebbe compromettere la funzionalità dei polmoni e di altri organi. In pratica anche un sistema immunitario troppo efficiente può essere un problema. Ecco perché alcuni farmaci immunosoppressivi, che quindi abbassano le difese, vengono sperimentati in diversi ospedali in giro per il mondo.

Un’altra ipotesi sostiene che chi è giovane e sano sottovaluta la malattia e si espone a situazioni di grande contagio ambientale.

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