Salute Mentale

Giù di morale? Anche in casa devi aver cura del tuo aspetto esteriore

Piacersi davanti allo specchio genera emozioni positive che risollevano l’umore

«Chanel: hai un disperato bisogno di Chanel». Così diceva Nigel, l’assistente di Miranda Priestly nel celebre Il diavolo veste Prada, a una Andy tutta da «rimettere in sesto» dopo una sfuriata della diabolica direttrice di Runway. E se a qualcuno può sembrare una battuta come un’altra, tanti e tante sanno bene quanta verità ci sia in questa frase. Perché se si sta passando un periodaccio, se ci si sente tristi, o semplicemente ci si è svegliati con l’umore sotto i tacchi, un rimedio efficace è aprire l’armadio e vestirsi bene: anche se non c’è niente di Chanel da indossare, il mondo ci sorriderà di nuovo.

Non è marketing, a dirlo sono gli esperti: «Vestirsi bene fa provare emozioni positive, e provare emozioni positive migliora l’umore e ci fa stare bene», sintetizza Paola Pizza, psicologa della moda e autrice del libro Il coraggio di piacersi (FrancoAngeli). «Lo psicanalista britannico Wilfred Bion definiva le emozioni il motore del funzionamento mentale e invitava a cercare di usare tutto quello che può favorire emozioni positive. Quando ci vestiamo bene, ci curiamo e ci trucchiamo, a migliorare non è solo la nostra immagine esteriore ma soprattutto quella interiore: ci guardiamo allo specchio e ci piacciamo. Piacersi è una delle più importanti emozioni positive: senza piacere non può esserci felicità».

Gruppo San Donato

Durante il lockdown vedersi sempre in ciabatte non ha aiutato

Lo ha provato sulla propria pelle chi negli ultimi due anni ha vissuto lunghi mesi di lavoro a casa, a causa delle limitazioni dovute alla pandemia, e ha trascorso molte giornate tra la camera da letto e la cucina, passando dal pigiama alla tuta e viceversa. La situazione complessiva era già preoccupante, ma, soprattutto per le donne, vedersi sempre in ciabatte e struccate non ha certo aiutato. Eppure sarebbero bastati un paio di friulane o ballerine comode anche in casa, un bel maglione colorato, e l’impegno di un filo di rossetto e di un tocco di mascara per risollevare il morale.

«Durante il lockdown ho spesso invitato a risalire sui tacchi per ritrovare il gusto della propria immagine e della seduttività, senza cedere alle sirene della comodità che toglie il piacere», continua l’esperta. «Era importante in quel momento rompere il meccanismo della zona di comfort e del “tanto non mi vede nessuno” perché qualcuno ti vede e quel qualcuno sei tu». Dobbiamo sempre tener presente, ricorda Pizza, che con gli abiti ci raccontiamo, che attraverso il modo di vestirci presentiamo agli altri – ma anche a noi stessi – l’immagine che vogliamo dare di noi.

Anche in casa devi aver cura del tuo aspetto esteriore

Prima della pandemia il confine tra pubblico e privato era ben definito: fuori si «vestiva un’immagine», poi una volta in casa si cambiava identità infilandosi in abiti comodi e destrutturati, liberi dal giudizio degli altri e dalla pressione sociale. Con il lavoro da casa il confine è saltato e bastava spegnere la webcam per evitare di truccarsi la mattina e rimanere infagottati nella vecchia felpa dell’università senza sensi di colpa. In quel modo però si cadeva in quello che Karl Lagerfeld chiamava la perdita del senso del proprio sé.

«Ognuno di noi è fatto di tanti sé che la moda aiuta a far emergere», spiega Paola Pizza. «C’è il giorno in cui ti senti sportiva, quello in cui vuoi presentarti più professionale, un altro in cui vuoi essere seducente. Noi non siamo “piatti”, abbiamo tante sfaccettature e la moda aiuta a tirare fuori tutti i nostri aspetti. Ovviamente se ti vesti sempre in tuta ne fai emergere solo uno: quello casalingo, che non è certo il più gratificante. Invece anche in casa devi aver cura del tuo aspetto esteriore, e dare di te, anche a te stessa, un’immagine che susciti emozioni positive. A guadagnarci sarà, inevitabilmente, anche l’autostima».

Un abito che non ci rappresenta ci mette a disagio

Non è necessario seguire pedissequamente le tendenze dettate dalle passerelle, dalle influencer su Instagram o dalle star sulle riviste di moda. La microgonna che scopre la pancia, per esempio, rivista durante le ultime fashion week e ripescata dai primi anni 2000, è bellissima sulle modelle statuarie, ma non tutte le donne si sentirebbero a loro agio indossandola. Questo perché un abito parla di noi, della nostra psiche, in altre parole: esprime la nostra identità. Un abito che non ci rappresenta ci mette a disagio, e il disagio non è certo una emozione positiva.

Il colore è un potere che influenza direttamente l’anima

Le vetrine, soprattutto quest’anno, sembrano stanze di bambini. Scarpe color confetto, pulcino o acquamarina, tailleur arancioni, smeraldo o blu elettrico come personaggi dei cartoni animati, borse azzurre o rosa che paiono caramelle. Dopo due anni di pandemia torna la voglia di leggerezza e spensieratezza e le nuove tendenze ne sono un chiaro segnale: al bando il cupo nero e l’ombroso grigio, e largo a colori accesi, energizzanti, vitaminici. In una parola: allegri. E se basta guardare una vetrina o sfogliare una rivista per essere contagiati da una sensazione di benessere, figuriamoci indossandoli, i colori!

«Il colore dà piacere, stimola emozioni positive», conferma la psicologa della moda Paola Pizza, che sul suo blog psicologiadellamoda.com ha dedicato tanto spazio al ruolo dei colori e al loro potere nell’abbigliamento. «Il colore è un potere che influenza direttamente l’anima», scrive infatti citando Kandinskij: «i colori parlano di noi agli altri, ma contemporaneamente parlano a noi stesse: la nostra immagine riflessa, ricca di colore, migliora le nostre emozioni e la nostra autostima, e ci comunica sicurezza». Non tutte amano vestirsi di rosa e non a tutte sta bene il giallo, ma tra le centinaia di tonalità Pantone impossibile non trovare un colore che non incontri il proprio gusto. Basta solo individuarlo. E infilarlo nell’armadio.

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