Salute Mentale

Depressione: uscire dal “buco nero” è possibile ma bisogna chiedere aiuto

Parte la campagna #OUTOFTHEBLACK per rompere il silenzio e lo stigma che ancora oggi circonda questa patologia

Il celebre Carl Gustav Jung la descrisse come “una signora in nero: quando appare non bisogna scacciarla ma invitarla alla nostra tavola per ascoltare cosa ci dice”. È la depressione, una condizione di costante tristezza, angoscia, senso di vuoto e pessimismo verso sé, gli altri e il proprio futuro, che permane indipendentemente dai fattori esterni. Un “buco nero” in cui si precipita, convinti che non ci sia via d’uscita. Ma guarire è possibile, solo non bisogna avere il timore di chiedere aiuto.

La depressione in numeri

Secondo le stime dell’OMS, la depressione è una delle principali cause di disabilità a livello globale, colpendo circa 280 milioni di persone, ossia il 5% della popolazione adulta, in misura superiore di 2/3 volte le donne rispetto agli uomini. In Italia si tratta del più diffuso disturbo della salute mentale e riguarda 3,5 milioni di persone, ma, secondo un’indagine ISTAT, meno della metà dei casi viene diagnosticata e solo un paziente su tre riceve cure adeguate.

Gruppo San Donato

A registrare dati preoccupanti sono i giovani italiani, circa 8 milioni e 200 mila ragazzi tra i 12 e i 25 anni, nei quali si assiste a un forte aumento di casi, dovuto anche al post pandemia. Secondo studi recenti il problema riguarda oggi una popolazione molto ampia: 1 adolescente su 4 ha sintomi clinici di depressione e 1 su 5 segni di un disturbo d’ansia. «Questo fenomeno – commenta il Dottor Mauro Emilio Percudani, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze, Ospedale Niguarda di Milano – è probabilmente associato al diffondersi di stili di vita scorretti, come abuso di alcool e stupefacenti, regimi alimentari sbilanciati, alle trasformazioni sociali delle strutture familiari e amicali e a quelle tecnologiche che hanno contributo ad aumentare sentimenti di inadeguatezza e sofferenza psichica».

Le cause

Diversamente dalle cosiddette emozioni fisiologiche, ovvero quei momenti di apatia e tristezza intervallati a periodi di buon umore e allegria che fanno parte della vita di tutti i giorni, la depressione comporta una sofferenza così insopportabile al punto da compromettere il funzionamento sociale e lavorativo delle persone, oltre a causare isolamento e ritiro sociale.

Le cause di tale condizione includono complesse interazioni tra fattori biologici, sociali e psicologici. Generalmente alla base risiede un fattore temperamentale, per cui una persona può essere predisposta a questo genere di disturbi, mentre esperienze negative durante l’infanzia ed eventi di vita stressanti possono agire da detonatore. Anche la genetica influenza il rischio, che è da 2 a 4 volte maggiore nel caso in cui si abbiano dei familiari affetti da depressione.

La campagna #OUTOFTHEBLACK

Uscire dal “buco nero” della depressione è possibile, ma solo se si chiede aiuto. Ed è proprio da questa consapevolezza che la Fondazione The Bridge lancia la campagna di sensibilizzazione #OUTOFTHEBLACK, per rompere il silenzio e lo stigma che ancora oggi circonda questa patologia, normalizzando la necessità di prendersi cura del proprio benessere psicologico.

Realizzata con il contributo non condizionato di Angelini Pharma, insieme al patrocinio della SIMG, della SIP, della SIP-LO e del Municipio 8 di Milano, l’iniziativa mira a fornire informazioni concrete sulla depressione, oltre a consigli utili per affrontarla, sia lato paziente sia lato famiglia, attraverso i social (Instagram, Facebook e sito Internet della Fondazione).

Come afferma Rosaria Iardino, Presidente di Fondazione The Bridge, «i pregiudizi rispetto alle possibilità di cura, il timore di chiedere aiuto e la scarsa conoscenza, sono tra gli ostacoli principali che impediscono l’accesso a percorsi terapeutici adeguati. Per questo è così importante far luce su questa malattia ed è fondamentale rafforzare la rete sul territorio tra tutti gli operatori che ogni giorno entrano in contatto con persone che soffrono di questo genere di disturbi».

Da buco nero a bouquet fiorito

Alle origini di #OUTOFTHEBLACK risiede una piazza periferica di Milano (Metro Bonola) dove Lucamaleonte, noto street artist, ha riprodotto il buco nero della depressione per poi trasformarlo, a distanza di due settimane, in un bouquet fiorito. Un’opera d’arte ispirata al concetto di rinnovo e rinascita, oggi divenuta simbolo della lotta alla depressione e alla tendenza a sminuire questa patologia.

Crediti: Lucamaleonte

Dalla depressione si può guarire

Malattia vera e propria, la depressione «va curata esattamente come avviene per le altre patologie – dichiara Antonio Vita, Vicepresidente Società Italiana di Psichiatria e Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Servizi per le Dipendenze Spedali Civili di Brescia – soprattutto perché dalla depressione si può guarire o, nei casi più gravi, si può migliorare significativamente la qualità della vita del paziente».

In caso di sintomi quali tristezza persistente, perdita di interesse verso le attività quotidiane, auto-svalutazione, agitazione o rallentamento, alterazioni del sonno e dell’appetito, «la prima cosa da fare è quella di rivolgersi al medico, che saprà valutare con precisione il disturbo e avviare la persona a un corretto percorso terapeutico. Lo specialista di riferimento per la cura della depressione è lo psichiatra e solitamente il trattamento include la terapia farmacologica, elemento cardine della cura, insieme alla psicoterapia» aggiunge.

Di fondamentale importanza è poi il ruolo della famiglia, che deve far sentire al proprio caro che non è solo, ma comprendendolo e supportandolo come avverrebbe per qualunque altra patologia. Soprattutto «mai sminuire o ridicolizzare le sue emozioni così come non forzarlo a uscire o a praticare attività che non si sente di fare» concludono gli esperti.

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