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Ecco perché la noia ci fa addormentare

La stessa regione del cervello coinvolta nella motivazione può indurre il sonno: per risvegliarla basta un buon caffè

Difficile resistere alla noia della domenica sera, quando fai zapping col telecomando senza trovare uno straccio di programma da guardare con interesse. Peggio ancora quando ti assale a tradimento durante una riunione di lavoro importante, o nel bel mezzo di un pranzo in famiglia. La mente inizia a girovagare per i fatti suoi, i suoni diventano confusi, le palpebre si fanno molli, il primo sbadiglio e… il gioco è fatto. La voglia di dormire è talmente forte che solo un pizzicotto o un caffè super concentrato possono risvegliarti. Per quale motivo?

Il cervello cerca stimoli

La spiegazione sta nel nostro cervello e in particolare in una regione, chiamata nucleo accumbens, che a quanto pare svolge un doppio ruolo: oltre ad essere coinvolta nei circuiti nervosi del piacere e della motivazione, è capace anche di accendere l’interruttore del sonno. Ecco dunque perché l’assenza di stimoli interessanti ci porta inevitabilmente a voler dormire. Lo dimostra uno studio pubblicato su Nature Communications dall’università giapponese di Tsukuba e dalla Fudan University di Shangai.

Gruppo San Donato

La ricerca

Nei loro esperimenti su topi di laboratorio, i ricercatori hanno usato diverse tecniche d’avanguardia per comandare da remoto l’attività dei neuroni del nucleo accumbens. Gli effetti scatenati sul comportamento degli animali dimostrano che il nucleo accumbens ha la capacità di indurre un sonno a onde lente che è praticamente indistinguibile da quello che ci ristora di notte.

Verso nuove cure per l’insonnia

Resta da capire quale sia il meccanismo molecolare attraverso cui la noia accende il sonno. L’indiziato numero uno è una molecola chiamata adenosina. «Si sa da tempo che rappresenta uno stato di deficit energetico dell’organismo e che induce il sonno agendo su particolari recettori», spiegano i ricercatori. «Uno specifico sottogruppo di recettori adenosinici, chiamati recettori A2A, sono presenti in elevate concentrazioni nel nucleo accumbens. La caffeina, che è la sostanza psicostimolante più nota al mondo, produce il suo effetto anche nel nucelo accumbens, bloccando i recettori A2A. I composti che li attivano, invece, potrebbero aprire nuove strade terapeutiche per trattare l’insonnia, che colpisce il 10-15% della popolazione generale e il 30-60% degli anziani».

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