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Tumore al polmone: disponibile anche in Italia un nuovo trattamento

In Italia nel 2022 si sono stimate 43.900 nuove diagnosi di tumore al polmone, il secondo più frequente negli uomini e il terzo nelle donne. Il tumore al polmone è la prima causa di morte per cancro negli uomini e la seconda nelle donne. Non esiste però un solo tipo. Il tumore al polmone non a piccole cellule rappresenta circa l’85% di tutti i tumori polmonari e negli ultimi anni la ricerca ha permesso di identificare diversi biomarcatori molecolari, che hanno consentito una caratterizzazione sempre più precisa dei sottotipi di tumore in base al profilo delle mutazioni genetiche. Ciò ha portato a un cambiamento nell’approccio terapeutico, divenuto mirato e personalizzato, e quindi caratterizzato da un maggior beneficio clinico.

Una di queste mutazioni riguarda il gene MET, ed è stata identificata come bersaglio di un trattamento specifico per un tumore al polmone non a piccole cellule. Recentemente l’Agenzia Italiana del Farmaco ha concesso la rimborsabilità del farmaco tepotinib per il trattamento di questo tipo di tumore. «In generale, se trattato con la sola chemioterapia, il tumore polmonare non a piccole cellule offre una sopravvivenza  di circa dodici mesi», avverte Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia e Presidente AIOT – Associazione Italiana Oncologia Toracica.

Gruppo San Donato

Tumore al polmone: tra i farmaci a bersaglio molecolare c’è tepotinib 

«Oggi, tuttavia, la chemioterapia tradizionale, che non riesce a ridurre significativamente il rischio di recidive, non rappresenta l’unica possibilità. Negli ultimi anni la immunoterapia e le terapie a bersaglio molecolare su geni alterati sono diventati strumenti fondamentali nel trattamento del tumore al polmone non a piccole cellule metastatico. Tra i farmaci a bersaglio molecolare, tepotinib consente di disegnare un nuovo percorso terapeutico mirato per i pazienti con alterazioni genetiche MET, che sono particolarmente difficili da trattare e con una prognosi sfavorevole. Tutto ciò massimizzando il beneficio clinico, a fronte di un profilo di sicurezza gestibile».

Le mutazioni nelle vie del segnale di MET si registrano nel 3-4% dei casi di tumore al polmone non a piccole cellule e nel caso di malattia avanzata sono associate ad una prognosi sfavorevole. È quindi necessario scoprire tempestivamente questa mutazione per intervenire precocemente. «Tepotinib rappresenta un’opportunità importante per i pazienti con alterazioni genetiche di MET, in quanto consente di ottimizzare il beneficio clinico senza impatti negativi sulla qualità della vita» spiega Silvia Novello, Professore Ordinario di Oncologia medica, Dipartimento di Oncologia, Università degli Studi di Torino e Presidente di WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe.

«Perché tutti i pazienti abbiano pari opportunità di accedere tempestivamente alle opzioni terapeutiche offerte da farmaci a bersaglio molecolare, come tepotinib, è quindi importante una completa profilazione molecolare alla diagnosi, per disegnare un percorso terapeutico ottimale e consentire ai pazienti di beneficiare delle cure più adatte alla loro condizione».

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