La mia storia

Alessandra Fior: «Il triathlon è stato il mio stimolo di resilienza»

Triatleta classe 1979, l'atleta è tornata a correre dopo aver affrontato una prova durissima, quella del tumore al seno

Prima un desiderio represso, poi un sogno divenuto realtà e infine uno stimolo di resilienza davanti a una grande sfida. È questo il triathlon per Alessandra Fior, la triatleta classe 1979 che è tornata a correre dopo aver affrontato una prova durissima, quella del tumore al seno. Un appuntamento al buio, nato per caso, che le ha cambiato la vita. «Ho iniziato a fare sport a 30 anni, non per una mancanza di passione, ma perché i miei genitori mi hanno cresciuta in ottica prudente e disciplinata. Suonavo il pianoforte, ma il mio amore viscerale per lo sport continuava a scalpitare in modo incondizionato» racconta Alessandra.

Spinta dal desiderio di liberare il suo spirito coraggioso, intraprendente e anche un po’ selvaggio, inizia a muovere i primi passi nel mondo del triathlon con il trail running. «Volevo rimettermi in forma dopo la nascita di mio figlio Filippo ed è stato bellissimo perché ho scoperto un mondo meraviglioso che era non quello della corsa su strada, ma quello a contatto con la natura tra i boschi e i sentieri di cui è ricco il paesaggio del Veneto». Con l’acquisto di una bici e l’iscrizione a un corso di nuoto per migliorare forza e resistenza, gli allenamenti iniziano a prendere forma e con loro anche gli obiettivi.

Gruppo San Donato

La voglia di mettersi in gioco

La voglia di mettersi in gioco spinge Alessandra a partecipare a qualche gara domenicale, senza grandi aspettative, ma gli ottimi risultati iniziano presto a farla conoscere nel panorama del triathlon, tanto che nel 2016 le viene proposto di entrare in squadra, dove al tempo mancavano quote rosa. «Da quel momento ho deciso di intraprendere seriamente questa nuova dimensione, prima buttandomi su distanze corte, quindi super sprint, sprint e olimpico». La vittoria di due titoli di campionessa regionale di categoria sprint trasforma Alessandra da semplice amatrice in un’atleta a tutti gli effetti.

Con l’obiettivo di aumentare l’asticella su distanze sempre più impegnative, la triatleta inizia a essere seguita da un coach che, dopo 6 mesi di allenamento, preparazione, sacrifici e rinunce, la conduce alla realizzazione di un grande sogno. «Volevo tagliare il traguardo di un Ironman, che consiste in 3,8 km di nuoto, 180 di bici e 42 km di corsa, e ce l’ho fatta. Ce l’ho fatta con il sorriso, zero senso di fatica, leggera di mente e con un tempo diciamo sufficientemente dignitoso per me che avevo iniziato questo sport molto tardi».

La diagnosi di tumore al seno

Con la mente proiettata alla sfida successiva, Alessandra riprende subito dopo la preparazione atletica, destreggiandosi tra impegni, casa e lavoro. Ma, a spegnerle l’entusiasmo è la vista di un profilo irregolare durante un allenamento in palestra. «L’ho notato casualmente guardandomi allo specchio mentre facevo le trazioni. – racconta – In quel momento mi sono silenziata con i pensieri, perché è stato come se mi fossi fatta un’autodiagnosi di tumore al seno, confermata poco dopo da un’amica fidata». Alla notizia che di lì in poi la sua agenda sarebbe stata in mano ai medici, per la triatleta inizia un periodo di buio profondo. «Ho pensato, caspita curi tanto il tuo corpo da un punto di vista fisico per superare una gara impegnativa che subito dopo ti fa sentire come un supereroe e di colpo ti trovi a dover guarire da una malattia devastante e ti chiedi se sarai in grado di affrontarla».

Una fragilità mentale, al di là della diagnosi, che si è fatta ancora più evidente quando, a una settimana dall’intervento chirurgico, inizia il primo lockdown. «Non potevo avere la vicinanza di mio figlio, con cui peraltro in quel periodo si era instaurata una bellissima complicità, non potevo lavorare perché avevo una professione ad alto rischio in ambito sanitario e non potevo nemmeno fare triathlon che per me era come aver incontrato un amore soffocato per anni». Ma è stato proprio il ricordo di quell’Ironman a fare luce nel buio. «Quella gara si è rivelata fondamentale per me, perché se non avessi avuto la consapevolezza di quello che avevo appena vissuto, lo sforzo, le difficoltà, il percorso e l’energia che quell’evento mi aveva regalato, non so come avrei fatto diversamente ad affrontare la chemio in un periodo di pandemia lontano da bracci concreti e non virtuali».

Borgo Egnazia, lo stimolo di resilienza

Per Alessandra il triathlon non era un semplice sport, era terapia dell’anima e della mente. Uno stimolo di resilienza davanti a una malattia che rischiava di tarparle le ali. «Ad appena 2 mesi dall’ultima chemioterapia volevo riprendere in mano le redini della mia vita affrontando una nuova gara, quella dell’Egnazia Tri, in Puglia. L’unica condizione, oltre all’approvazione dei medici, era che mi ricrescesse un po’ di peluria, perché farla calva mi avrebbe creato un forte disagio. E così è stato, i capelli hanno ricominciato a crescere e quel segnale mi ha dato la spinta per portare a compimento la gara, anche se con tempi biblici visto che non avevo né la forza né la preparazione di prima».

Quella di Borgo Egnazia, una delle manifestazioni sportive che segna ogni anno la fine del calendario gare di triathlon, rappresenta per Alessandra «un nuovo inizio, è sinonimo di rinascita, luce e vittoria perché è da qui che ho messo alle spalle la mia malattia».

I prossimi appuntamenti

E a proposito di Egnazia Tri, anche quest’anno il rosso della terra pugliese, il verde degli ulivi millenari, il blu del mare adriatico farà da sfondo a due degli eventi più attesi nel panorama del triathlon: il Campionato Italiano di Triathlon Medio FITRI 2022 e staffetta (nuoto 1,9 km; bici 90 km; corsa 21 km), e il Campionato Triathlon Gold e staffetta (nuoto 1,5 km; bici 40 km; corsa 10 km).

L’appuntamento è fissato a sabato 29 ottobre, nello scenario di Savelletri di Fasano, in provincia di Brindisi. Tra i partecipanti, oltre all’inarrestabile Alessandra, atleti e atlete del calibro di Alessandro Degasperi, Giulio Molinari, Alessandro Fabian e Martina Dogana. «Vivo questo momento sportivo con forte ed incontenibile emozione. Le distese infinite di fiori, gli ulivi secolari onnipresenti, il colore acceso della terra, e le infinite declinazioni di blu, dal cielo al mare, il profumo intenso della natura, gli abbaglianti ed eleganti trulli sono una cartolina che allieta le sensazioni in gara ai triatleti che vivranno questo evento unico. Non vedo l’ora di rivivere tutto questo. Ci vediamo al 70.3 di Borgo Egnazia!» conclude la triatleta.

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Beatrice Foresti

Giornalista pubblicista, collabora con OK Salute e Benessere, insieme ad altre testate. È laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all’Università IULM di Milano e ha da poco terminato un Master in Giornalismo alla RCS Academy. È appassionata di scrittura, radio, fotografia e viaggi.
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