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Mattia Villardita: «La malformazione alla gamba mi ha fatto diventare un supereroe»

Mattia Villardita, classe 1993, dal 2018 nei panni di Spider-man visita i reparti pediatrici degli ospedali per portare conforto ai bambini ricoverati. Per la sua attività di volontariato nel 2021 è stato nominato Cavaliere della Repubblica dal Presidente Mattarella, ha vinto il Premio Tim Vision alla trasmissione Tú sí que vales e Papa Francesco lo ha voluto conoscere in una seduta privata. Io e Spider-man è il suo romanzo d’esordio, edito da Salani.

Sono nato con una malformazione a piede e caviglia destri

Appena nato era già chiaro ai medici che avessi una malformazione congenita al piede e alla caviglia destri. Mi mancavano due dita e la parte terminale della gamba si presentava deformata, con le ossa della caviglia, astragalo e calcagno, unite. Un fulmine a ciel sereno per i miei genitori, dato che dalle ecografie durante la gravidanza non era emerso nulla. Così, dall’Ospedale San Paolo di Savona, dov’ero in cura dalla nascita, sono stato trasportato d’urgenza all’Istituto Giannina Gaslini di Genova, in quello che poi, negli anni, è diventato quasi la mia seconda casa. Sono rimasto sotto costante monitoraggio ogni mese a lungo, indossando tutori e rialzi plantari nell’attesa che arrivassi a una fase di sviluppo in cui i medici potessero intervenire chirurgicamente sulla gamba.

Gruppo San Donato

In ospedale sognavo che Spider-man venisse a trovarmi

Quel momento è arrivato nel 2008, quando a 14 anni sono stato sottoposto a un’operazione durata otto ore per l’allungamento dell’arto destro, a quel punto arrivato a essere dieci centimetri più corto del sinistro. Fino ai 16 anni ho convissuto con un fissatore esterno impiantato nella gamba, che aveva lo scopo di allungarmela. Prima di rimuoverlo bisognava aspettare che l’osso crescesse a sufficienza. Ero consapevole che, tra degenze e cure ospedaliere, il mio percorso clinico sarebbe stato lungo, ma dall’età di sette anni, al primo ricovero, avevo un solo pensiero fisso: fantasticavo che in quel tempo, che sembrava solo dilatarsi e mai passare, si calasse dalla finestra il mio supereroe preferito a farmi un saluto. A un solo cenno di Spider-man mi sarei sentito meno perso e quasi salvo. Ma non è mai arrivato e io mi sono fatto forza da solo per molto tempo successivamente.

So quanta sofferenza c’è negli ospedali pediatrici

La speranza che nutrivo ai tempi, inoltre, era di giocare a calcio come portiere o prestarmi a scene rocambolesche da stuntman, ma purtroppo i medici mi hanno precluso queste possibilità. Neanche il tempo di abbandonarmi ai sogni di prodezze atletiche che mi sono imbattuto in una complicanza: un’osteocondrite a una necrosi ossea e cartilaginea al ginocchio, a cui sono seguiti due interventi con trapianto di cellule staminali non risolutivi e per cui tutt’oggi sono sottoposto a un regime di controlli piuttosto rigido. Concludo la fase delle implicazioni collaterali a 19 anni, con un nervo ulnare lesionato, che nonostante un’operazione è risultato irrecuperabile e come risultato non mi consente più di aprire bene la mano destra.

Oggi vivo sottoposto a un continuo stress legato a un regime motorio molto controllato, a una riabilitazione permanente e a una dieta alimentare che non mi concede eccezioni a causa dei farmaci assunti, ma nonostante tutto sto abbastanza bene, lavoro e mi occupo di me stesso senza affanni. Non è semplice barcamenarmi nel quotidiano, tuttavia, proprio per quello che ho vissuto, sono anche consapevole di quanta sofferenza alberghi negli ospedali pediatrici e per questo non posso che ritenermi fortunato per esserne uscito senza eccessivi intoppi.

Oggi giro tra i piccoli pazienti vestito da Spider-man

Così, da Natale 2018 ho deciso di investire il mio tempo – e tutte le mie ferie – in attività di volontariato. Con l’empatia e la sensibilità di chi per primo ha provato sulla propria pelle serie problematiche di salute, ho indossato il costume da Spider-man – quel supereroe che sognavo mi passasse a salutare da bambino – per far visita ai bambini ospedalizzati che non aspettano altro che speranza. Ormai per me è diventato quasi un abito civile, a cui ho dedicato gran parte del mio tempo libero, una vocazione che ho sentito proprio come l’Uomo Ragno, che recitava: «Da un grande potere derivano grandi responsabilità». Restituire un sorriso e un attimo di serenità ai piccoli che incontro rappresenta il mio ringraziamento per le cure e le attenzioni che ho ricevuto. Da quel momento non mi sono più fermato e ho fatto tappa in quasi tutti i reparti pediatrici degli ospedali d’Italia.

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