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In che modo i “big data” potranno migliorare il mondo della salute?

Al via la campagna “Roche Now, big data uniti per la salute”, una guida per capire come l’analisi dei dati sanitari possa cambiare il mondo della sanità

Un efficiente ecosistema di dati sanitari può rappresentare un fattore chiave di successo nella risposta al Covid-19, ma la pandemia ha contestualmente reso più evidenti anche le numerose barriere che ancora limitano l’utilizzo e la condivisione dei dati. Molti Paesi, infatti, fra i quali il nostro, sono caratterizzati da una limitata capacità di raccogliere, analizzare e condividere dati di alta qualità, con conseguenti impatti negativi sull’efficacia e l’efficienza del sistema. Nel caso dell’Italia, l’estrema eterogeneità di approccio a livello regionale (in termini di norme, procedure e consuetudini), rappresenta un’ulteriore limitazione alle opportunità derivanti da un’analisi integrata dei dati sanitari.

Al via la campagna “Roche Now, big data uniti per la salute”

Da queste considerazioni è nata la campagna “Roche Now, big data uniti per la salute”, con il patrocinio di SIF (Società Italiana di Farmacologia) e SIMM (Società Italiana di Leadership e Management in Medicina). Un’iniziativa che vuole essere una guida per tutti i cittadini interessati a comprendere come l’analisi di un’enorme mole di dati sanitari possa radicalmente cambiare il mondo della sanità e migliorare la salute dei cittadini: questa rivoluzione è già in atto. Il progetto si sviluppa attraverso cinque video pillole mirate a promuovere maggiore consapevolezza su tematiche come Real World Data, Real World Evidence, FSE (Fascicolo Sanitario Elettronico), analizzandole dal punto di vista degli attori coinvolti: dai cittadini ai medici, dalle istituzioni agli esperti tecnici di settore e i media, con un’attenzione particolare all’attualità.

Gruppo San Donato

I dati dovrebbero essere open, completi e intellegibili

«È giunta l’ora anche in Italia di prendere finalmente delle decisioni che si basino sulla osservazione della realtà e non sulle percezioni», ha commentato Antonio Gaudioso, Presidente di Cittadinanzattiva. «Questa occasione ci è fornita dai dati, che sono una ricchezza enorme e potenzialmente inesplorata. È però necessario che i dati siano davvero “open”, completi e intellegibili, altrimenti rischiamo anche in questo campo di creare enormi differenze territoriali, che piuttosto andrebbero superate anche grazie ad una attenta analisi dei dati. Su questo campo si gioca non solo il futuro del nostro Sistema Sanitario Nazionale, ma anche quello di creare cure sempre più centrate sulle reali esigenze dei cittadini, e dei territori in cui vivono».

La medicina dovrebbe essere sempre più basata sul digitale

«L’utilizzo diffuso in sanità di piattaforme informatiche per attività cliniche, di comunicazione con i pazienti e amministrative, ha già reso disponibile grandi volumi di dati, continuamente aggiornati, che le moderne tecnologie di elaborazione, basate anche sulla intelligenza artificiale, rendono fra loro interoperabili e in grado di dare supporto alle decisioni cliniche, la personalizzazione dei percorsi di prevenzione, diagnosi e cura, e monitoraggio della sostenibilità organizzativa. Adesso sta al Governo pilotare questo passaggio ad una medicina sempre più basata sul digitale che rappresenta una sfida ineludibile, piena di opportunità e di complessità ma che può essere una risposta per garantire una sostenibilità del sistema a 360°», interviene Vincenzo Valentini, Vicedirettore Scientifico Policlinico Universitario A.Gemelli IRCCS ha commentato.

Coi big data si potrà monitorare l’accesso alle terapie e al consumo del farmaco

«Attraverso la gestione del flusso di informazione e l’elaborazione in tempo reale dei big data sanitari generati da istituzioni territoriali, dagli ospedali, dalle farmacie e dai pazienti», ha sottolineato Beatrice Lorenzin, Ministro della Salute governo Letta e oggi membro della commissione V Bilancio, Tesoro e programmazione, «sarà possibile monitorare l’accesso alle terapie e al consumo del farmaco, al fine di aumentare l’efficienza del Sistema Salute attraverso l’analisi tempestiva degli acquisti, la tracciabilità delle prestazioni mediche e della operatività ed efficacia delle misure adottate per eliminare gli sprechi e ridurre l’errore umano».

Il medico del futuro

«Nel mondo della ricerca scientifica non esistono più confini tra le discipline e la potenza di calcolo. Le tecniche di Intelligenza Artificiale sono ormai pervasive in ogni settore. Il medico del futuro avrà a disposizione strumenti che gli permetteranno di aumentare le sue possibilità e raggiungere obiettivi ad oggi considerati impossibili. Per essere competitivi in questo settore come Paese dovremo far crescere la nostra “potenza di calcolo”, investire su formazione e ricerca, rafforzare i rapporti tra settore pubblico e privato e concentrarci per portare sul mercato le nuove tecnologie, che in molti casi già esistono, in modo da far davvero la differenza e concretamente migliorare la vita delle persone», ha commentato Giorgio Metta, Direttore dell’IIT.

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