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Correre, passione senza età: Nadia Dal Ben, maratoneta a 64 anni

«Avrò gareggiato in oltre cento maratone. Oggi non riesco più a fare i tempi di una volta, però la soddisfazione rimane, mentre fatico sono contenta, appagata. Smetterò quando non mi divertirò più».

Che cosa significa, per un atleta Master, affrontare quotidianamente un allenamento intensivo e partecipare a gare di fondo e Trial agonistici ogni fine settimana? Nadia Dal Ben, 64 anni, gareggia da quando ne aveva 35, e non ha nessuna intenzione di smettere.

Da ormai quattro anni detiene il titolo di campionessa italiana nella categoria Master 60, come difende questo primato?

Gruppo San Donato

Con l’impegno e la passione di sempre. Mi alleno tutti i giorni: corro per 50 minuti, poi vado in palestra dove mi dedico agli esercizi con i pesi per irrobustire le spalle, gli addominali e tutti quei muscoli che sono meno impegnati durante la corsa. Ho un fisico esile, peso appena 42 chili, ho poca potenza dunque vado bene per la corsa ma ho qualche difficoltà nel nuoto dove servono muscoli sviluppati. Non sono un animale acquatico, ma quando partecipo a gare di triathlon sono costretta a cimentarmi anche con questa specialità. La bicicletta mi crea meno problemi, anche se la mia vera passione rimane la corsa. Anche l’alimentazione è importante, io mangio bene, ma di tutto, non bevo alcool, consumo poco pane.

Lo sport agonistico ha sempre fatto parte della sua vita?

Sono una sportiva da sempre, ma prima della corsa mi dedicavo ad altre specialità come lo sci di fondo, lo sci alpinismo, il tennis. Correvo non con il fine di gareggiare, ma per allenamento, per mantenere fiato e muscolatura. Poi, a 35 anni, ho fatto un incontro che mi ha cambiato la vita (sportiva), ho conosciuto il presidente della società Tranese che mi ha chiesto di far parte del loro team sportivo e così ho cominciato a fare gare. Ho partecipato alla Maratona di Torino, chiusa in un tempo di quattro ore e mezzo, e da allora non ho più smesso. Sono arrivata a fare una maratona al mese, in totale avrò gareggiato in oltre cento maratone. Nel 2013 ho conquistato quattro medaglie d’argento ai Master Games di Torino nelle specialità duathlon, triathlon, mezza maratona e diecimila.

Agonismo sportivo a 35 e a 64 anni: che cosa cambia?

A livello mentale nulla. Hai la stessa voglia, la stessa sete di fatica che ti spinge ad affrontare percorsi estremi. Cambia la resa, il risultato finale, cambiano i tempi con i quali chiudi una gara. Mi costa ammetterlo, perché dentro di me nulla è cambiato, ma quando guardo il cronometro mi rendo conto che non riesco più a fare i tempi di una volta. Se una volta chiudevo una maratona in tre ore e cinque, tre ore e dieci, ora termino in tre ore e 20. Però, la soddisfazione rimane, mentre fatico sono contenta, appagata, per questo amo la corsa mentre gli altri sport, come ad esempio quelli “eleganti” come il tennis, dopo un po’ mi annoiano. Il fisico permette di fare di tutto, ma certo bisogna imparare ad ascoltarlo e a smettere quando si è raggiunto il limite. Anche io ho dovuto rallentare a causa di infiammazioni, pubalgie, e una brutta periotite mi ha costretta a sospendere le gare per mesi.
Un’altra cosa che cambia con l’età è il tempo di recupero. Se prima mi bastava una settimana di riposo dopo una maratona, ora ci vuole un mese prima di tornare a correre come prima, e bene.

La corsa è fatica e sudore, eppure sempre più persone si avvicinano a questo sport a quarant’anni, un’età non più giovanissima.

I giovani, i ventenni intendo, non fanno sport di fatica, ma preferiscono quelli divertenti come lo spinning e l’aerobica e tutte quelle discipline tra il ballo e l’attività fisica. La mentalità del quarantenne, invece, è matura per affrontare un percorso impegnativo come un trial o una maratona, bisogna avere concentrazione e forza di volontà, soprattutto negli allenamenti. Costanza. Spirito di sacrificio.
Se una cosa ti piace, trovi il tempo per dedicarti alla tua passione. Non credo a chi dice, come molti miei coetanei o anche più giovani, che non ha tempo di fare sport. Basta mezzora al giorno, anche in vacanza, ti infili le scarpe da ginnastica e via fuori in un parco o per la città. Ecco, se proprio devo dirlo, l’unica cosa che non riesco a fare è il tapis roulant, a me piace correre all’aria aperta.

Il limite di età per un atleta agonista si è spostato. Una volta a 40 anni si era “vecchi” e ci si ritirava, oggi si è considerati ancora giovani.

La soglia di età per gareggiare si è alzata, è vero. Se una volta nelle categorie Master gli atleti erano pochi, oggi sono numerosi. Le donne purtroppo sono sempre in numero inferiore, in tutte le categorie, ma per gli uomini è più difficile emergere perché sono di più, anche se fanno meno fatica delle donne. Credo che un buon allenamento, e un fisico sano, ti permetta di continuare a gareggiare bene fino a un’età avanzata. Una buona forma fisica, anche se hai passato i 50 anni, aiuta a mantenere una mente e un fisico giovani, ti permette di affrontare la vita con più determinazione, ti senti bene con te stesso e dunque la soglia dell’anzianità si sposta un po’ più in là.

Un giorno smetterà di gareggiare?

In una delle ultime gare di fondo sono arrivata terza in assoluto, dunque al momento non ho nessuna intenzione di smettere. Appenderò le scarpette al chiodo quando non sarò più competitiva, quando la mia corsa non sarà più bella da vedere e quando non mi divertirò più. Ho partecipato alla maratona di Parigi, a quella di New York, a quasi tutte le competizioni che si sono svolte in Italia. Vorrei gareggiare a quelle di Londra e Praga, viaggiare in Europa, perché ogni trasferta ti permette di scoprire nuovi paesi e città. Ti apre la mente. Ecco, quando la competizione lascerà il posto alla tranquillità, allora forse smetterò. Ma quel momento è ancora lontano.

 

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