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Alessandro Preziosi: sotto i ferri per un’ernia inguinale

L'attore racconta a OK la prima operazione della sua vita: un pezzo di intestino era fuoriuscito dal sacco che lo contiene

«La mia prima volta è stata a 38 anni, a novembre scorso. La prima operazione della mia vita: un’ernia inguinale sbucata all’improvviso in autunno, mentre sono assorbito dalla preparazione del Cyrano de Bergerac a teatro. Scoperta per caso, curata rapidamente per evitare che peggiorasse. Insomma, un intervento semplice, quasi di routine. Senza complicazioni. Però non c’è che dire: la prima volta che finisci sotto i ferri è strano. Addirittura emozionante. Io decido di affrontare la faccenda da solo: mi preparo e vado all’ospedale senza nessuno accanto. Poi il giorno dopo torno a casa in taxi, sempre da solo. Una questione tra me e la mia ernia, insomma.

Tutto inizia a ottobre. Sono a Saluzzo, in provincia di Cuneo, per uno spettacolo. Durante una visita di controllo, il medico di base si accorge che c’è qualcosa che non va nel mio addome. Mi fa fare subito un’ecografia che dà il responso: ernia inguinale. In pratica, un pezzo di intestino fuoriesce dal sacco in cui è contenuto. Se peggiora, sono dolori. Faccio vedere la mia ecografia a più di uno specialista, perché voglio essere sicuro che sia giusto operare subito.

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L’ernia inguinale, soprattutto se è in una fase iniziale come la mia, non deve per forza essere sistemata d’urgenza. Può starsene lì per anni e non dare problemi. Ma può anche dare parecchie complicanze: la più pericolosa si chiama strozzatura, quando l’intestino non può più rientrare nella sua sede naturale. E lì la faccenda si fa seria…

Alla fine decidiamo di fare l’intervento: io sto preparando, per l’appunto, il Cyrano (che avrei portato in tournée nei teatri da gennaio). Non posso rischiare di peggiorare le cose facendo sforzi durante le prove. Così affronto le mie paure e vado in ospedale. Non è che mi terrorizzi l’operazione in sé, so che si tratta di una cosa semplice.

Ma l’idea di finire sotto i ferri mi agita. Da bambino mi sono rotto le caviglie cadendo e poi il gomito pattinando, però non ho mai avuto a che fare con la chirurgia. Per fortuna tutto va bene. Mi opera un chirurgo molto giovane e molto bravo, che mi mette a mio agio e mi ispira fiducia. L’intervento dura circa mezz’ora. Mi fanno l’anestesia locale, quindi rimango sveglio anche se un po’ stordito. Mi distraggo parlando con chi è in sala con me e a un certo punto mi appisolo persino. Insomma, il battesimo del bisturi non è poi così traumatico…».

Alessandro Preziosi (confessione raccolta da Federica Maccotta per OK Salute e benessere di maggio 2012)

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