ConsigliNews

Attenzione alla pianta Panace di Mantegazza: se la vedi, non toccarla assolutamente!

Entrando in contatto con questa specie invasiva e fototossica si va incontro a dermatiti simili a ustioni, che possono anche lasciare cicatrici permanenti

Non tutte le piante spontanee sono innocue. Ne è un esempio la panace di Mantegazza (Heracleum mantegazzianum), una specie invasiva e fototossica originaria del Caucaso, importata in Europa sul finire del XIX secolo come pianta ornamentale e che ora si sta inselvatichendo in alcune aree di Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia.

Si tratta di una pianta erbacea ombrellifera che può raggiungere i 3-5 metri d’altezza in una sola stagione vegetativa, con infiorescenze bianche, larghe anche mezzo metro, che spuntano negli esemplari di almeno due anni. Le foglie sono di dimensioni altrettanto importanti e il tronco, piuttosto ispessito, presenta macchie rosse estese. La panace di Mantegazza cresce lungo le rive dei fiumi, dei laghi e dei torrenti ma anche in zone boschive, prati da sfalcio, aree incolte e vicino ad abitazioni. All’apparenza potrebbe sembrare inoffensiva ma il contatto con la sua linfa può scatenare fito-dermatiti simili a ustioni.

Panace di Mantegazza: perché è pericolosa?

Come fa sapere l’Orto Botanico “Lorenzo Rota” di Bergamo, nelle foglie, nei semi, nei fiori, nel tronco e nelle radici della panace di Mantegazza sono presenti composti organici (i cosiddetti derivati furocumarinici) che, attivandosi con le radiazioni UV, possono penetrare nelle cellule epiteliali e legarsi al DNA dell’uomo, causando reazioni fototossiche importanti. Se si entra in contatto con queste sostanze, dopo aver toccato una o più parti della pianta esposta alla luce solare, si va incontro a lesioni eritematose e bollose, simili a gravi scottature, che possono anche lasciare cicatrici permanenti. Le eruzioni cutanee possono manifestarsi anche dopo 2-3 giorni dal contatto.

Se la linfa della panace di Mantegazza dovesse entrare, anche in piccole quantità, negli occhi si potrebbe verificare cecità temporanea o addirittura permanente.

Dannosa anche per le altre piante

I danni più estesi li provoca sull’uomo, certo, ma anche le altre piante non ne sono esenti. La panace di Mantegazza, infatti, tende a formare popolamenti densi, grazie a una rapida espansione e un’altrettanto capacità di rigenerazione. La pianta si diffonde attraverso i semi, che conservano la capacità di germogliare per 7-15 anni e che vengono trasportati dal vento anche a decine di metri di distanza, distruggendo la vegetazione autoctona.

Per questo motivo, come ribadisce l’Orto Botanico di Bergamo, è fondamentale intervenire prima della fioritura tramite uno sfalcio periodico (una volta al mese a partire dal mese di aprile), per cui «gli esemplari rispuntano ma indeboliti» ed eradicazione mediante «taglio delle radici almeno 10 cm sotto l’inserzione delle foglie basali».

Cosa fare se si entra in contatto con la panace di Mantegazza?

Se si entra in contatto con questa pianta è bene lavare la parte del corpo interessata con acqua e sapone, evitando l’esposizione alla luce solare per almeno 48 ore. Nel caso in cui si manifestassero i sintomi, invece, bisogna recarsi al Pronto Soccorso e segnalare – se possibile presentando anche la foto – il contatto con la linfa della panace di Mantegazza.

Si può segnalare la sua presenza

Chi trova la panace di Mantegazza può segnalarla al Comune di competenza. In alcune Regioni, invece, sono state attivate delle piattaforme per avvisare della sua presenza. Regione Lombardia, ad esempio, ha messo a disposizione l’App Biodiversità e l’App iNaturalist dove è possibile caricare la foto della pianta incontrata durante la passeggiata e relativa geolocalizzazione. Così facendo, Regione e amministrazioni locali possono adottare misure di prevenzione adeguate.

Leggi anche…

Mostra di più

Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv, e attualmente conduce anche una rubrica quotidiana di salute su Radio LatteMiele e sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR). Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
Pulsante per tornare all'inizio