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Herpes zoster (fuoco di Sant’Antonio): sintomi, terapia e cura

Focus sull'herpes zoster a cura di Giuseppe De Benedittis, direttore del Centro interdipartimentale per lo studio e la terapia del dolore all'Università degli Studi di Milano

L’Herpes zoster, comunemente definito fuoco di Sant’Antonio, è una patologia virale a carico della pelle e delle terminazioni nervose. È caratterizzata da eruzioni cutanee simili alle vesciche della varicella, che compaiono di solito sul torace o sulla schiena. Più raramente si manifestano anche sul viso, attorno agli occhi, all’interno della bocca, su un braccio o su una gamba. Di solito sono presenti su un solo lato del corpo, comunque sempre in corrispondenza di un nervo sensitivo colpito dal virus. Nella zona interessata dall’esantema è presente anche un dolore molto intenso. Il nome deriva dalle parole greche herpes (serpente) e zoster (cintura), descrivendo bene i sintomi della malattia, come un serpente di fuoco che si annida all’interno del corpo.

Ecco il focus a cura di Giuseppe De Benedittis, direttore del Centro interdipartimentale per lo studio e la terapia del dolore all’Università degli Studi di Milano.

Gruppo San Donato

Il decorso

L’Herpes zoster ha un decorso da dieci giorni a tre mesi. Nella metà dei casi si risolve con la guarigione completa e nell’altra metà purtroppo si cronicizza nella nevralgia post erpetica, ovvero un dolore persistente, anche per mesi o per sempre, nelle parti dove in precedenza si è diffuso l’esantema.

I sintomi

L’Herpes zoster esordisce con una sensazione di formicolio nelle parti del corpo più colpite dal virus (torace, viso, arti). Insorge poi un’eruzione cutanea con una striscia di puntini rossi che segue il percorso del nervo infettato. L’esantema evolve in pustole piene di liquido che si seccano con la formazione di croste. Allo sfogo epidermico è associato un dolore acuto che impedisce qualsiasi attività. Se il dolore, trascorso un periodo di circa tre dalla scomparsa dell’esantema, non regredisce è probabile che sia in gioco la nevralgia post erpetica.

Le cause

Responsabile della malattia è lo stesso virus che provoca la varicella: il virus dell’Herpes zoster, tra i più aggressivi della sottofamiglia degli Alphaherpesvirinae. La sua caratteristica è quella di rimanere annidato nell’organismo, dormiente nei gangli delle radici dorsali del midollo dopo la guarigione dalla varicella, per risvegliarsi quando la risposta immunitaria è più vulnerabile e mettersi a «viaggiare» lungo le fibre nervose. Si calcola che circa il 90% della popolazione si ammali di varicella nella vita e il 10% di questi abbia una recidiva dell’infezione nella forma del fuoco di Sant’Antonio.

Chi sono le persone più a rischio?

Nella popolazione anziana, tra i 70 e gli 80 anni, o in soggetti immunodepressi il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio può riattivarsi per diversi motivi (malattie, trapianti, stress). In alcuni casi, quando il virus colpisce persone giovani potrebbe essere il campanello d’allarme di patologie importanti come linfomi o altri tumori. L’incidenza dell’herpes zoster in Italia è di 350mila persone l’anno. I numeri, negli ultimi decenni, sono più che raddoppiati, sia per l’innalzamento dell’età media, sia per fattori epidemiologici. La nevralgia post erpetica colpisce la metà degli ultrasessantenni e i due terzi degli ultrasettantenni che hanno sofferto di herpes zoster. L’herpes zoster si può scatenare, molto raramente, anche in gravidanza.

La diagnosi

La manifestazione più evidente, dalla quale si può diagnosticare l’Herpes zoster, è l’eruzione cutanea. In rari casi (4-5%), si può verificare lo zoster sine herpete, ovvero senza esantema. Riconoscere i sintomi e attribuire il dolore neuropatico al virus spesso è difficile. Il paziente rischia di girare a vuoto prima di riuscire a identificare la causa, per scoprirla quando è già in fase cronica. In presenza di sintomi sospetti in fase acuta si può effettuare il dosaggio dei virioni (particelle virali) mediante PCR; in fase cronica si può effettuare il dosaggio delle immunoglobuline (M indicano un contatto recente, G remoto). Utile può risultare l’applicazione topica a base di acido acetilsalicilico ed etere etilico (criterio ex-adjuvantibus): se il paziente risponde in modo positivo, la sua risposta suggerisce uno zoster sine herpete.

Le cure

La risoluzione dell’esantema è spontanea. Il dolore invece va trattato per alleviarne l’intensità. Ecco farmaci e trattamenti indicati per la terapia di Herpes zoster e nevralgia post erpetica.

I farmaci antivirali

Come aciclovir, famciclovir, valaciclovir, citarabina, brivudina. Assunti per via orale o endovenosa (nei soggetti immunodepressi), sono somministrati per ridurre esantema e dolore, la durata della malattia e le eventuali complicazioni. La terapia va iniziata non oltre le 72 ore dalla manifestazione del rush cutaneo e protratta per sette-dieci giorni.

Farmaci antidepressivi

Come l’amitriptilina. Prescritti a fini antalgici, influiscono sui neurotrasmettitori (come la serotonina e la norepinefrina) che inviano i messaggi fra le cellule cerebrali e che nel caso dell’herpes zoster giocano un ruolo nel modo in cui il corpo interpreta le sensazioni dolorose. Si somministrano soprattutto se il dolore è bruciante e continuo.

Farmaci antiepilettici

Regolarizzano l’anomala attività elettrica del sistema nervoso causata dai nervi danneggiati. Si prescrivono soprattutto se il dolore si manifesta a fitte.

Il vaccino

Indicato nella prevenzione dell’Herpes zoster e della Nevralgia post-erpetica a partire dai 50 anni. Agisce contrastando la riattivazione e la replicazione del virus, già presente e latente. Non è un vaccino terapeutico, cioè non serve come cura ma riduce il rischio di sviluppare la malattia: si stima che almeno la metà dei casi di Herpes zoster sarebbe evitata dalla vaccinazione. (aggiornato a luglio 2015)

Terapie topiche

Sono le cure da usare localmente, sulla parte interessata dall’eruzione e dal dolore, direttamente sulla pelle.
1. Soluzione a base di acido acetilsalicilico ed etere etilico: ha un effetto antalgico e riduce il rischio di nevralgia post erpetica.
2. Capsaicina: pomata a base di semi di peperoncino rosso che viene utilizzata soprattutto nelle forme posterpetiche.
3. Cerotti o pomate a base di lidocaina (un anestetico): hanno un effetto antidolorifico.
4. Desensibilizzazione: è una tecnica che punta a riabilitare la cute dolente stimolandola. Se, per esempio, il male si scatena al contatto con i vestiti, il medico può suggerire di strofinare per parecchi minuti sulla parte interessata un asciugamano. Ancora: se il dolore arriva da una abnorme sensibilità alle temperature, può essere consigliabile applicare impacchi caldi o freddi.

Tens

Una stimolazione elettrica transcutanea dei nervi. Consiste nell’applicazione sulla zona dolorante di elettrodi collegati a un piccolo stimolatore che il paziente può portare con sé, azionandolo quando il male cresce, per placarlo. L’efficacia, però, è modesta.

Il contagio

L’Herpes zoster è contagioso? Il contagio è raro nella fase acuta, impossibile nella fase cronica. Avviene tramite contatto diretto con il liquido contenuto nelle vescicole, quindi solo durante i primi giorni della malattia. Il rischio di contrarre l’herpes zoster in questo modo, però, è molto basso. Se si verifica un caso in famiglia valgono le normali precauzioni, ovvero evitare di toccare le zone interessate dallo sfogo cutaneo.

Le ricadute

Un attacco di herpes zoster si può ripetere? Per fortuna è rarissimo soffrire di fuoco di Sant’ Antonio due volte nella vita. Tuttavia, secondo gli esperti non esistono forme di prevenzione efficaci: è però buona norma non avere contatti diretti con pazienti colpiti dall’infezione o con i loro indumenti.

Il nuovo vaccino contro l’Herpes Zoster

Il Fuoco di Sant’Antonio si può prevenire grazie alla vaccinazione. L’anno scorso l’Italia ha dato il via libera al nuovo vaccino ricombinante adiuvato. Molto alta la sua efficacia, rispetto al vecchio siero. Ha un’efficacia superiore al 90% e può essere somministrato anche nei pazienti immunocompromessi.

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