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Biopsia del linfonodo sentinella: a cosa serve e come si fa

Baluardo della chirurgia del tumore del seno, ha consentito di praticare interventi sempre meno invasivi: il suo ruolo, però, sta cambiando

L’asportazione chirurgica e la biopsia del linfonodo sentinella rappresentano una tappa fondamentale per le pazienti a cui viene diagnosticato un tumore della mammella. Questo esame ha proprio l’obiettivo di verificare se nel linfonodo più vicino al tumore sono già presenti delle cellule malate. Queste potrebbero migrare pericolosamente in altre parti del corpo dando origine a metastasi.

Come si fa l’esame e come sta cambiando il suo impiego nella pratica clinica, ce lo spiega in questo video Oreste Gentilini, primario dell’Unità Operativa di Chirurgia della Mammella all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

Gruppo San Donato

Linfonodo sentinella: la linfoscintigrafia

La linfoscintigrafia è un esame diagnostico non invasivo. Perché si svolge? È un test utile per lo studio del sistema linfatico e per la visualizzazione dei linfonodi. La metodica si basa sulla somministrazione sottocutanea di un radiofarmaco debolmente radioattivo. Questo radiofarmaco si distribuisce lungo il sistema linfatico. Successivamente si ferma a livello del primo linfonodo che drena l’area della cute dove è avvenuta l’iniezione. Questo linfonodo si chiama linfonodo sentinella.

Il medico acquisisce le immagini della linfoscintigrafia mediante un’apparecchiatura chiamata gamma-camera. Il medico nucleare in base ai risultati dell’esame valuta lo stato e la funzionalità del sistema linfatico e la presenza di eventuali anomalie. In base al risultato di queste analisi, il chirurgo può decidere se è necessario effettuare un asportazione dei linfonodi.

Linfonodo sentinella: chi deve asportare i linfonodi?

I pazienti che devono sottoporsi a interventi chirurgici per neoplasie (ad esempio tumore della mammella o melanoma) si sottopongono alla linfoscintigrafia, che serve per la visualizzazione del linfonodo sentinella.

Cosa succede durante l’esame?

Non è un esame doloroso. Al paziente viene iniettata una minima quantità di radiofarmaco sottopelle che non ha effetti collaterali.

È un esame per tutti?

L’unico fastidio è provocato dalla puntura dell’ago. Il radiofarmaco utilizzato per l’esame non ha effetti collaterali, non è un mezzo di contrasto e non causa reazioni allergiche. La quantità del radiofarmaco iniettato è minima e l’esposizione del paziente alle radiazioni ionizzanti è molto bassa. In caso di gravidanza il medico deve fare delle valutazioni sulla quantità di farmaco, mentre se la donna allatta potrebbe esserle chiesto di sospenderlo momentaneamente.

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