Salute Mentale

Anoressia nervosa: cause, campanelli d’allarme e possibili terapie

Di anoressia si continua a morire, come racconta l'ultimo caso di cronaca. Lo specialista Antonio Iraci spiega cosa c'è dietro alla paura di ingrassare

L’anoressia nervosa è un disturbo psichico che si caratterizza per un’importante restrizione alimentare con conseguente perdita di peso. Vi è un’intensa paura di ingrassare nonostante il peso sia basso e si attivano comportamenti che interferiscono con una corretta alimentazione, coerentemente con un’anomalia della percezione del proprio corpo. L’anoressia rientra nel gruppo dei Disturbi della Condotta Alimentare (DCA), per i quali si registra un’età di esordio sempre più precoce, già dalle scuole elementari. I DCA costituiscono oggi la prima causa di morte per patologia tra i 12 e i 25 anni; in Italia ne soffrono circa 3 milioni di persone, di cui un 5-10% maschi.

Antonio Iraci, responsabile del servizio psichiatrico diagnosi e cura e responsabile del servizio per i disturbi della condotta alimentare – Dipartimento di salute mentale e delle dipendenze dell’Ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia (Como), spiega cause, segnali e possibili terapie.

Gruppo San Donato

Quali sono le cause?

La persona anoressica rifiuta il cibo non perché non avverta lo stimolo della fame: vi è un’importante sofferenza correlata all’idea di sé e alla propria identità. Un tempo si riteneva che l’ideale estetico della bellezza potesse incentivare l’anoressia, ma l’anoressica non pensa solo alla linea e all’aspetto esteriore, e oggi si tende piuttosto a considerare una causa multifattoriale che comprende aspetti biologici, psicologici e sociali.

Quali sono i segnali dell’anoressia?

Un rapido calo di peso è un segnale significativo. Altri campanelli d’allarme a cui prestare attenzione sono: estrema lentezza al momento del pasto, sminuzzamento del cibo; esclusione di alimenti considerati ad alto contenuto calorico; ingestione di molta acqua; iperattività fisica; uso frequente del bagno; sbalzi di umore, vissuti di vergogna, bassa autostima; bisogno di controllo; condotte autolesive; riduzione della capacità di concentrazione.

Come si fa la diagnosi?

È importante che la diagnosi avvenga in tempi brevi, anzi brevissimi. I casi tipici possono essere diagnosticati dal medico di famiglia e/o dal pediatra. Non vi sono esami specifici ma evidenti alterazioni bio-umorali in soggetti con un DCA. L’indice massa corporea (peso in kg diviso altezza in metro al quadrato) è il valore con cui viene classificata l’anoressia (lieve, moderata, severa, estrema). Tra le principali complicazioni vi sono l’amenorrea (mancanza di mestruazioni), l’ipotrofia fino all’atrofia muscolare; l’osteoporosi e le alterazioni cardiovascolari.

Quali sono le possibili terapie dell’anoressia?

Le terapie devono essere messe in atto da centri che si occupano di DCA con interventi multidisciplinari ed équipe composte da psichiatri, psicologi, internisti, endocrinologi, nutrizionisti, educatori, infermieri (tutti con una formazione specifica sull’argomento), per percorsi di psicoterapia individuale e/o di gruppo, accanto ad approcci più creativi quale l’arteterapia, il teatro, la psicomotricità. È importante il supporto alle famiglie attraverso colloqui periodici, in alcune situazioni è opportuna una terapia familiare. A volte, se i trattamenti ambulatoriali non sono efficaci, è necessario concordare con la paziente un periodo presso una struttura per DCA.

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