Disabili

Mille verità, nessuna Verità

«Odio l’eterna disponibilità alla verità, la verità per abitudine, la verità per dovere. La verità deve essere un temporale: quando ha purificato l’aria se ne vada. La verità deve cadere come un fulmine, altrimenti non ha alcuna efficacia. Chi la conosce deve averne paura. La verità non può mai diventare il cane di un uomo, guai a chi la chiama con un fischio. Non la si tenga a guinzaglio, non la si porti in bocca. Non la si foraggi, non la si misuri; la si lasci crescere nella sua terribile pace»,  

«Odio l’eterna disponibilità alla verità, la verità per abitudine, la verità per dovere. La verità deve essere un temporale: quando ha purificato l’aria se ne vada. La verità deve cadere come un fulmine, altrimenti non ha alcuna efficacia. Chi la conosce deve averne paura. La verità non può mai diventare il cane di un uomo, guai a chi la chiama con un fischio. Non la si tenga a guinzaglio, non la si porti in bocca. Non la si foraggi, non la si misuri; la si lasci crescere nella sua terribile pace»,

 

Leggo e rileggo questo paragrafo rubato da un libro di Elias Canetti, scrittore ebreo di origini bulgare (1905-1994), e mi domando dove sia finita la verità di cui parla. Trascrissi questa frase una quindicina di anni fa quando, giovane univeristario con tanti ideali, sognavo un giorno di diventare un giornalista.

Gruppo San Donato

Consideravo la verità la stella polare che avrebbe guidato i miei articoli, un mito da venerare, coccolare, portare a spasso. Oggi continuo a inseguire questo mito, che mai come ora mi appare sfuggente e irraggiungibile e mi chiedo dove sia la verità, quella di cui parla Canetti che «deve cadere come un fulmine, essere un temporale: quando ha purificato l’aria se ne vada».

La nostra epoca, di tutta la storia umana, è quella che mette a disposizione di tutti il maggior numero di informazioni. Tante notizie, troppo notizie. In questo fiume di news che ci investe e che ci travolge è quasi impossibile trovare la Verità, così ognuno di noi se ne fabbrica una personale, mescolando ai fatti le proprie opinioni. Basta seguire un dibattito in tv per vedere quante verità esistono. Ogni interlocutore ha la propria confezione di verità in tasca, quasi fosse una scatola di mentine da aprire all’occorrenza.

Un esempio? Prendiamo le vicende di questi giorni che vedono l’Italia sul banco degli imputati per la crisi economica. Da ex giornalista economico, ho lavorato diversi anni per il Mondo, ho seguito la vicenda dalla pagine dei giornali, italiani e stranieri, e dalle agenzie. Il risultato? Sono più confuso di prima. E’ un valzer confuso di notizie che s’intrecciano a opinioni, a battute politicamente studiate per mandare messaggi incrociati ad altri politici.

Una matassa che invece di dipanarsi si riempie di nodi e si trasforma in una tela. Trama e ordito si scambiano l’ordine creando di fatto una veste dai mille colori, informe e piena di buchi. Eppure sono convinto che i colleghi che si occupano di seguire per i lettori lo sviluppo della vicenda siano a caccia della verità. E che forse qualcuno l’abbia anche scritta, ma che poi sia stata soffocata dal balbettìo confuso di mille interlocutori chiamati a commentare.

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