Salute

Prurito alla testa: scopri la causa, trova la soluzione

Dalla dermatite seborroica alla semplice irritazione da smog: ecco i consigli dell'esperto di OK Fabio Rinaldi

Tutti abbiamo i nostro grattacapi, e non solo in senso figurato. Sempre più persone accusano prurito, bruciore e a volte perfino dolore al cuoio capelluto: un sintomo molto comune, che può durare pochi giorni o addirittura mesi, e che spesso può nascondere problemi ben più seri.

La pelle, si sa, è lo specchio della nostra salute: quella che riveste la testa, poi, è ancora più esposta a fattori esterni come il freddo, lo smog e l’uso di prodotti troppo aggressivi, che possono aggravare ulteriormente il sintomo. Per affrontare la situazione non serve mettersi le mani nei capelli: basta rivolgersi ad uno specialista per scoprire la causa del nostro tormento, come ci spiega il dermatologo Fabio Rinaldi, Presidente dell’International Hair Research Foundation (puoi chiedere un consulto qui).

Gruppo San Donato

Dermatite da contatto 

Se il prurito compare all’improvviso, dopo il lavaggio dei capelli o l’appuntamento dal parrucchiere, è molto probabile che la causa sia da ricercare banalmente nei prodotti utilizzati. «Il problema della dermatite da contatto è tipicamente femminile e per risolverlo bastano pochi accorgimenti», afferma Rinaldi.

«Innanzitutto bisogna scegliere detergenti delicati, i più semplici possibili: ce ne sono alcuni fatti solo con due o tre ingredienti, mentre i soliti prodotti da profumeria possono contenere fino a 35 sostanze chimiche differenti». Attenzione poi ai trattamenti potenzialmente irritanti, come tinture e permanenti, «ma anche al phon troppo caldo e all’utilizzo eccessivo del pettine, che può alterare la carica elettrostatica dei capelli e il pH della pelle», ricorda il tricologo.

Scalpo sensibile

A scatenare l’irritazione dello scalpo può essere anche la secchezza della cute, causata dal freddo o dal caldo intenso, così come dall’esposizione a inquinanti ambientali. «Proprio su questo argomento abbiamo recentemente condotto uno studio in collaborazione con il Comune di Milano», racconta Rinaldi. «Abbiamo visitato più di 400 persone in diversi momenti dell’anno e abbiamo scoperto che l’irritazione dello scalpo e la caduta dei capelli aumentano nei periodi in cui lo smog è più elevato».

Un problema molto simile lo vivono anche quelle persone che per lavoro sono costrette a operare tutti i giorni a contatto con polveri chimiche irritanti. L’ideale, in questi casi, sarebbe “cambiare aria”, ma siccome per farlo si presuppone un’importante vincita al Superenalotto, non resta che puntare su una migliore igiene del cuoio capelluto.

«Per contrastare l’effetto degli inquinanti – sottolinea il dermatologo – bisogna lavarsi i capelli un po’ più spesso, per tenere lo scalpo libero da impurità: si possono usare detergenti, maschere e lozioni ad azione antinfiammatoria, decongestionante e idratante, contenenti sostanze come la zeolite (un minerale di origine vulcanica) e l’acido glicirretico (estratto dalla liquirizia). Per migliorare l’idratazione si possono provare anche degli impacchi casalinghi a base di oli, meglio se arricchiti con estratto di rosmarino o di argan».

Intolleranze alimentari

Se il fastidio persiste nonostante questi primi accorgimenti, allora il problema va indagato in maniera un po’ più approfondita, perché può arrivare anche da molto lontano. «Lo scalpo irritato – spiega Rinaldi – è un sintomo tipico che ritroviamo spesso legato a problemi intestinali causati da intolleranze e allergie alimentari, come quelle al lattosio, al glutine e ai lieviti». In questi casi una dieta adeguata, condotta sotto controllo medico, può aiutare a risolvere il problema alla radice.

Funghi 

Il prurito, spesso associato ad arrossamenti e desquamazione, può essere causato dalla proliferazione di funghi banali e per nulla preoccupanti (come il Malassezia furfur) che spesso sono difficili da individuare a occhio nudo. «Per scovarli – spiega Rinaldi – in ambulatorio si usa una speciale lampada a luce blu che li rende fluorescenti, oppure si prelevano alcune scaglie di pelle con un bastoncino di cotone per poi analizzarle al microscopio».

Una volta identificato il microrganismo responsabile, la soluzione è a portata di mano. «Basta usare per un paio di settimane dei prodotti ad hoc – precisa il dermatologo – ovvero detergenti e gel topici a base di molecole antimicotiche e antinfiammatorie, come ad esempio l’echinacea e l’acido salicilico, che aiuta anche ad eliminare la pelle secca».

Dermatite seborroica e psoriasi

Il discorso si fa più complicato se il prurito è accompagnato da forti arrossamenti e da una desquamazione più importante, con il distacco di pezzetti di pelle più grossi della semplice forfora: il problema può manifestarsi non solo all’attaccatura dei capelli, ma anche dietro le orecchie, intorno alle narici e (soprattutto negli uomini) sullo sterno. «In questi casi si può trattare di dermatite seborroica e, nelle forme più gravi, di psoriasi», sottolinea l’esperto. Il trattamento deve quindi essere mirato e su misura, in modo che l’infiammazione costante del cuoio capelluto non vada a minare gli stessi bulbi piliferi favorendo la caduta dei capelli.

Il nemico invisibile

Arrivare ad una diagnosi certa non è sempre cosa facile, soprattutto per quelle persone che non manifestano altri problemi oltre al fastidio al cuoio capelluto. «Ci sono pazienti che lamentano prurito, formicolio e perfino dolore pur avendo una cute sana e perfettamente integra», racconta Rinaldi. «Dietro questa sindrome “invisibile” – prosegue l’esperto – si può nascondere un’alterazione di alcuni recettori nervosi presenti nel cuoio capelluto, i cosiddetti recettori vanilloidi, che finiscono per mandare al cervello dei segnali fantasma».

Per affrontare il problema non è sufficiente idratare il cuoio capelluto: bisogna usare delle molecole antagoniste che vanno a bloccare e disattivare i recettori incriminati. Questa al momento è la strategia più efficace, ma nuove prospettive di cura potrebbero aprirsi grazie alla ricerca scientifica: «a breve – racconta Rinaldi – lanceremo un nuovo studio in collaborazione con l’Università di Brescia proprio con l’obiettivo di fare luce nel nebuloso mondo delle sindromi caratterizzate da fastidio e dolore al cuoio capelluto, le cosiddette tricodinie».

Elisa Buson

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