Benessere

Orecchie a sventola: solo l’intervento può risolvere il difetto

Il difetto, puramente estetico, si manifesta già dai primi anni di vita. Solo l’intervento è in grado di dare nuova forma al padiglione

Aveva delle orecchie a sventola così grandi da inciamparci sopra. Deriso ed emarginato per il suo difetto, Dumbo, il celebre elefantino della Walt Disney, è però riuscito a riscattarsi, trasformando la ragione della sofferenza nel mezzo della sua libertà. Nonostante la conclusione a lieto fine del cartone animato e il superamento sociale della diversità, le orecchie di Dumbo sono diventate così famose da essere adottate come sinonimo per descrivere una nota malformazione che definisce le orecchie come “a sventola”.

Quali sono le cause delle orecchie a sventola?

«In questo caso la natura più che madre è stata matrigna. Le orecchie a sventola sono un difetto che si eredita dalla nascita e non vi è alcuna causa che possa spiegarne l’origine. Ad ogni modo, rappresentano solo una problematica di natura estetica, perché l’orecchio mantiene intatte tutte le sue funzionalità». Francesco D’Andrea è presidente della Società Italiana Chirurgia Plastica e Ricostruttiva. Le orecchie alla Dumbo o a sventola sono la conseguenza di uno sviluppo anomalo del padiglione auricolare. Nello specifico, cresce in modo diverso la sua componente cartilaginea. Si tratta di quella parte che rappresenta lo scheletro dell’orecchio che «invece di avere le normali pieghette presenta una superficie molto tesa e liscia».

Gruppo San Donato

Attenzione a come dorme il neonato nei primi mesi

L’anomalia, che colpisce soprattutto gli uomini, è visibile dai primi anni di vita. La precocità dello sviluppo, infatti, permette di poter intervenire definitivamente sulle orecchie già dai nove anni di età. «Questo è possibile perché il difetto si stabilizza proprio in quella fascia. Pertanto, non c’è motivo per attendere ulteriormente, soprattutto se la malformazione estetica è fonte di disagio sociale per il bambino». Non esiste possibilità alcuna che le orecchie acquisiscano quelle famose pieghette con la crescita e che il difetto, insomma, migliori nel corso della vita. Anzi. «Può addirittura peggiorare se nei primissimi mesi di vita non si presta attenzione alla posizione della testa del neonato durante il sonno, poiché la cartilagine è ancora malleabile e non ha una memoria definita». Questo accorgimento, però, è l’unica strategia per cercare di arginare l’anomalia.

Non c’è alcun mezzo se non quello chirurgico per modificare il difetto

Secondo D’Andrea, infatti, ogni mezzo adottato per restituire una dimensione normale alle orecchie si rivela del tutto inefficace. «Bende, cerotti o qualsiasi altra cosa per tenere attaccate le orecchie alla testa non hanno alcuna utilità perché ormai il padiglione è sviluppato. Nel corso degli anni cambiano le dimensioni ma non la forma che rimane, appunto, anomala. L’unico intervento efficace è quello chirurgico».

Sarebbe più corretto, però, dire «quelli chirurgici». L’intervento di correzione delle orecchie a sventola, definito otoplastica, viene effettuato in anestesia locale e si risolve in un paio di ore. «Sicuro e praticamente indolore, l’intervento, che deve essere effettuato esclusivamente da un chirurgo plastico, ha come obiettivo la creazione della piega dietro l’orecchio, definita elice, che definisce i contorni del padiglione e lo posiziona vicino alla testa».

Intervento per le orecchie a sventola: ci sono due tecniche

Il chirurgo, per creare l’elice dimenticata da madre natura, può avvalersi di due tecniche: una conservativa e una di rimozione.

«La scelta di una o dell’altra tecnica è a discrezione del chirurgo, anche se in casi di eccessiva malformazione è meglio optare per l’asportazione della cartilagine così da garantire un risultato soddisfacente. Nell’80% dei casi però si sceglie la via conservativa».

Viene fatto in day hospital

In ogni caso, però, si tratta di un’operazione in day hospital e che non necessita di un complicato post operatorio: «Dopo circa cinque giorni il paziente si reca dal chirurgo per controllare lo stato dei punti», conclude D’Andrea. L’unico fastidio è che il soggetto è obbligato a portare, per circa una settimana, una fascia per aiutare le orecchie a riprendere la uova forma. Può essere socialmente invalidante, però superati questi giorni e nel giro massimo di un mese ci si ritrova con delle nuove e perfette orecchie».

La tecnica conservativa

«La prima prevede un indebolimento della cartilagine attraverso piccole e multiple incisioni di scarico che servono per indebolire la pelle che è tesa per colpa dell’assenza della piega», spiega D’Andrea. Le piccole incisioni servono, insomma, per allentare la tensione dietro l’orecchio e creare, così, una curvatura dietro lo stesso, proprio come è possibile fare con un elastico in tensione.

La tecnica di rimozione

«L’altra tipologia implica l’asportazione di un pezzo di cartilagine, chiamata losanga, riducendo in questo modo le dimensione della cute». La rimozione di un pezzo di pelle diminuisce l’angolo di proiezione e avvicina l’orecchio alla testa.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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