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Giorgio Pasotti: «Prendo a pugni lo stress»

La storia di copertina del numero di Ok Salute e Benessere in edicola è dedicata all'attore, uno dei volti più amati di cinema e tv, che ci racconta come grazie alla boxe tenga a bada ansia e stress

Un bergamasco a Roma è un po’ come un cane husky al mare: soffre. Non è il suo ambiente naturale, per colpa del caos e del traffico che farebbero impazzire chiunque. E di persone che hanno perso le staffe al semaforo ne ho viste tante, ma io ho trovato il mio modo personale per vivere serenamente le difficoltà della metropoli e per gestire, in generale, le emozioni.

La passione per i guantoni l’ho presa da papà 

Oltre a essere bergamasco sono anche un appassionato di pugilato. A trasmettermi questa passione è stato mio padre. Mi ricordo che quando ero piccolo ci svegliavamo nel cuore della notte per vedere in tv i grandi incontri internazionali. Ma, nonostante l’amore che nutriva per la boxe, papà m’impedì di praticarla: «È troppo pericolosa», mi diceva. Invece mi indirizzò verso le arti marziali. Ho iniziato a praticare karate a sei anni e mi sono applicato discretamente, visto che ho raggiunto importanti risultati a livello agonistico. Insomma, sembrava che le arti marziali fossero il mio mestiere, ma la vita riserva sempre sorprese e, così, sono finito a fare l’attore.

Gruppo San Donato

È faticoso, ma mi tiene in forma 

Dopo più di vent’anni fra tatami e set mi sono riavvicinato al pugilato che mi tiene in forma, certo, ma mi aiuta anche a far scivolare i problemi quotidiani, tanto che oggi, mentre sono imbottigliato nel traffico, spesso mi capita di canticchiare spensieratamente.

Mi alleno almeno tre volte alla settimana e, nonostante io sia un ex atleta professionista, vi posso garantire che non è per niente una passeggiata. L’allenamento consiste in una parte di esercizi di forza e resistenza e una parte di tecnica, durante la quale si apprendono i movimenti tipici del combattimento. Mosse che non metto in pratica in vere sfide sul ring, ma in match di preparazione contro un mio compagno di palestra.

Un ruolo fondamentale lo riveste il sacco

È il più onesto avversario che si possa desiderare, perché risponde ai pugni che gli dai con la stessa bravura con i quali li riceve. Più riesci a essere preciso e diretto e più lui rimane immobile, pronto a incassare. Ed è così che quella sorta di omone dondolante si trasforma nel mio migliore amico e peggior nemico. Risucchia ogni mia energia ed è come se ascoltasse in silenzio ogni mio pensiero, a cui risponde sempre nella stessa maniera: «Dai su, colpiscimi!».

Soffro per la lontananza di mia figlia 

Dietro quel sacco, contrariamente a quanto si possa pensare, non immagino di colpire qualcosa o qualcuno in particolare. Piuttosto cerco di neutralizzare tutte le tensioni accumulate prendendolo a pugni. Uppercut e jab sono anche un balsamo che attenua la nostalgia per la lontananza da mia figlia, che alcune volte è difficile da accettare. A causa del mio lavoro sono costretto a stare per lunghi periodi fuori di casa e questo mi fa soffrire.

All’inizio, quando Maria era più piccola, mi sentivo in colpa perché era come se dessi più importanza a me che a lei. Ma poi, confrontandomi con miei colleghi che sono anche padri, ho capito che era inutile sentirmi sbagliato. Tutto quello che facevo e ogni ora spesa per il mio lavoro era destinata al futuro di mia figlia. Inoltre, un padre felice e soddisfatto di se stesso è anche un padre in armonia con la propria famiglia.

Ora cerco di conciliare lavoro e famiglia 

Negli ultimi tempi, però, ho accettato lavori che mi hanno permesso di passare più tempo con Maria e così riesco a condividere maggiormente la quotidianità. La accompagno a scuola e vado a prenderla agli allenamenti di ginnastica ritmica. Eh sì, è già un piccola atleta anche lei… Quando si dice buon sangue non mente!

Per lei m’improvviso anche cuoco: a casa preparo piatti molto semplici e salutari, una pasta al pomodoro o un secondo alla piastra, ma non sono un fissato della dieta. Anzi, cedo volentieri a qualche caloria in più a patto che gli alimenti siano semplici e caserecci. Insomma, a una cena in un ristorante stellato preferisco sempre un piatto di polpette al sugo in trattoria. Ancora meglio se mangiate al fianco di mia figlia.

Giorgio Pasotti

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