Benessere

Figli: consigli pratici per renderli “più sicuri”

Giudizi e comportamenti dei genitori possono influire sullo sviluppo dell'autostima. Ce ne parla Gabrielli

Sempre più spesso sentiamo parlare di bullismo, di difficoltà di apprendimento, di adolescenti incapaci di socializzare, incuranti dell’aspetto fisico, o al contrario ossessionati dal proprio corpo. Ma, cosa si nasconde dietro a questi atteggiamenti e comportamenti non funzionali? Una bassa autostima forse, o credenze personali di sé negative. Lo abbiamo chiesto a Giovanni Gabrielli, performance coach che da anni affronta con genitori ed insegnanti queste tematiche.

Cosa sono autostima ed autoefficacia

Partendo dalla definizione pratica dei termini “autostima” ed “autoefficacia”, Gabrielli precisa che «la prima è un giudizio del proprio valore personale in relazione agli altri e può essere bassa, quando non ci si sente abbastanza, buona, quando non ci si sente inferiori agli altri e arrogante, quando si pensa di essere i migliori. L’autoefficacia è invece la consapevolezza oggettiva dei propri punti forti, data dai risultati conseguiti e dalla certezza di saperli attivare quando necessario».

Gruppo San Donato

In giovanissima età il ruolo dei genitori è fondamentale

Ma in che periodo della vita si sviluppa l’autostima? Principalmente in giovanissima età, periodo di forte attaccamento affettivo. Ecco perché in questa fase le azioni dei genitori risultano fondamentali. «Durante la prima infanzia, vero nucleo di sviluppo dell’autostima, è importante che i genitori facciano sentire amati i propri figli, a prescindere dall’aspetto e dai risultati. In questo modo inizieranno a sviluppare una percezione di valore personale positiva» continua il performance coach. In che modo amarli? Investendo insieme tempo di qualità, prestando attenzione al modo in cui ci si parla e ai comportamenti.

Momento cruciale per il consolidamento dell’autostima è il periodo scolastico. Gabrielli spiega che «durante questa età il bambino inizia a sviluppare il pensiero logico deduttivo, quello critico in relazione a se stesso e agli altri e scoprire iI dialogo interiore. È quindi importante che il genitore trasmetta giudizi positivi, basati su azioni e fatti oggettivi. Questi giudizi, se espressi in modo costruttivo, possono consolidare internamente al bambino il livello di autostima». Attenzione però, perché «quando le valutazioni dei figli diventano esclusivamente il risultato scolastico conseguito o il risultato sportivo, il livello di autostima del bambino cala drasticamente» precisa.

Modificare l’autostima è possibile

Modificare il livello di autostima è possibile, ma per nulla semplice ne veloce. A tutti i genitori che cercano di essere quanto più possibile costruttivi, Gabrielli consiglia di «non fare mai paragoni tra i risultati e i comportamenti dei propri figli rispetto ad altri compagni». Questo perché alcune frasi possono diventare veri e propri sabotatori d’autostima. Da dimenticare quindi: “la figlia di … è proprio brava mentre tu…”, “hai preso solo un sei, questo è il tuo dovere e sarò contenta solo quando porterai a casa un bell’otto”, o ancora “devi essere il primo della classe” e “fammi essere orgoglioso di te, devi dare il massimo per essere il migliore”.

Attenzione all’uso del verbo essere

Attenzione anche all’utilizzo del verbo essere. Se usato per esprimere pensieri negativi, come “sei stupido”, “sei svogliato”, “sei disordinato”, “sei cattivo” o “non sei un bravo bambino” divengono giudizi pervasivi e non modificabili. Preferite piuttosto l’ausiliare per confermare pareri positivi, ad esempio “sei educato” o “sei capace”.

Nel caso in cui sia indispensabile fare una critica, Gabrielli sottolinea di criticare sempre il fatto e mai la persona. «Se un ragazzino ha preso un’insufficienza a scuola, è meglio dirgli che è comunque intelligente e che bisogna capire quali possono essere state le cause di questo risultato non positivo. Oppure, mai dire che qualcuno è disordinato ma piuttosto che ha lasciato le cose in disordine».

Nel concludere il mental coach precisa che «bisogna essere consapevoli di ciò che si sta comunicando, di quali obiettivi si vogliano ottenere con le parole e investire un po’ del proprio tempo per essere genitore e dialogare efficacemente con il figlio».

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Beatrice Foresti

Giornalista pubblicista, collabora con OK Salute e Benessere, insieme ad altre testate. È laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all’Università IULM di Milano e ha da poco terminato un Master in Giornalismo alla RCS Academy. È appassionata di scrittura, radio, fotografia e viaggi.
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