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Daniele Liotti: «Ero timido e insicuro. Mi ha aiutato lo sport»

«Ho iniziato a nuotare a quattro anni, poi la grande passione per il calcio. Ancora oggi gioco a tennis e faccio cavalcate nella natura, che mi rigenerano meglio di una spa»

Se c’è qualcosa a cui non potrei mai rinunciare è praticare sport. È una componente fondamentale delle mie giornate, ma soprattutto del mio essere. Perché non è una questione di forma fisica o di addominali scolpiti. È che grazie allo sport ho imparato fin da bambino ad affrontare le mie insicurezze, a cercare di superare i miei limiti e a uscire dal mio guscio. Un processo, per la verità, non ancora del tutto concluso.

In famiglia lo sport è sempre stato importante

In tutto questo ha avuto un ruolo fondamentale la figura di mio padre, che ha sempre attribuito un’importanza enorme all’attività fisica. È insieme a lui che, a soli quattro anni, ho avuto il mio primo approccio con il nuoto. Mi ha insegnato nel mare cristallino della sua Calabria, portandomi nell’acqua via via sempre più alta, mentre io gli stavo aggrappato addosso impaurito ma al tempo stesso protetto dalla sua presenza.

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Non ci ho messo molto ad affrancarmi, diventando anno dopo anno sempre più esperto

Fino al punto che a volte mi spingevo un po’ troppo oltre. Ricordo ancora il bruciore di un ceffone in pieno viso che mi diede una volta che mi ero esageratamente allontanato, rientrando a fatica per il vento forte che rendeva difficoltoso nuotare. Chissà, forse era già un mio modo di cominciare a misurarmi con i miei limiti e di provare a superarli.

Dopo il nuoto, il calcio 

Ero un ragazzo timido e insicuro e quando, poco dopo, ho iniziato a cimentarmi anche sui campi da calcio, il mio percorso interiore ha preso sempre più forma. Con i miei compagni di squadra, oltre a condividere gioie ed emozioni, dovevo affrontare anche ansie e timori. Così che ho cominciato lentamente a uscire dal mio guscio, in un percorso quasi terapeutico che mi ha insegnato ad aprirmi agli altri.

Mio padre pretendeva il massimo da me

Allora mi sentivo un po’ troppo responsabilizzato da mio padre che, desideroso di vedermi trionfare in campo, non faceva che ripetermi di tirare fuori grinta e personalità. Usava proprio queste due parole, pretendendo sempre il massimo da me. Ma il sentirmi sempre giudicato da lui a volte finiva addirittura per limitarmi. E così, con quella sicurezza in me stesso che cominciavo ad acquisire, un giorno, appena quattordicenne, ho trovato la forza di affrontarlo di petto, dicendogli quello che pensavo. E cioè che la sua insistenza non mi faceva stare bene e non potevo più accettarla, e che al contrario necessitavo di sentire da parte sua una maggiore fiducia per poter migliorare sempre più.

Mio padre ha subito capito che ero cresciuto

Mi è bastato il suo sguardo smarrito per capire che non se ne era assolutamente reso conto. In quel momento sembrava che i nostri ruoli si fossero improvvisamente capovolti. E da allora il nostro rapporto è incredibilmente migliorato. La sua accresciuta stima di me mi rendeva sempre più sicuro, sul campo e nella vita, e la mia personalità iniziava finalmente a delinearsi.

E tutto questo avveniva ancora una volta grazie allo sport

Mi ha insegnato ad affrontare ogni cosa con coscienza, impegno e disciplina, a sostituire la timidezza con la riservatezza, a essere sempre autocritico perché quel po’ di insicurezza che ancora mi appartiene mi sprona a dare sempre di più. E anche, perché no, a cercare di divertirmi sempre in tutto quello che faccio. Mi ha insegnato a conoscermi.

Con mio figlio sono stato molto attento 

Esattamente come mio padre, ho cercato a mia volta di trasmetterne i valori anche a mio figlio Francesco, ben attento però a non pressarlo troppo né a giudicarlo, a infondergli fiducia in se stesso, a lasciarlo libero di sperimentare e di scegliere. E ora è un diciottenne appassionato di surf e di windsurf.

Ora la mia passione è il tennis

Dal canto mio ho scelto di abbandonare il calcio, anche a causa di un paio di infortuni al ginocchio, ma in compenso gioco a tennis tre o quattro volte a settimana, e quasi ogni weekend faccio lunghe cavalcate nella natura che mi rigenerano molto più di un soggiorno in una qualunque spa, regalandomi un senso di evasione e di sfogo capace di cancellare tutto lo stress. E naturalmente, in vacanza, le mie scelte si indirizzano sempre verso mari cristallini che invitano a lunghe nuotate, dove sento ancora accanto la presenza indimenticabile di mio padre. Perché anche se il tempo passa, io continuo ad amare lo sport con la stessa intensità di sempre. E poi mi permette di sfogare la mia passione per la buona tavola senza alcuna ripercussione. Che non è poco, no?

Daniele Liotti (testimonianza raccolta da Grazia Garlando per OK Salute e Benessere)

 

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