Benessere

Come saremo tra mille anni: ce lo racconta “Mindy”, il prototipo 3D

Realizzato da un’azienda americana, mira a prevedere gli effetti della tecnologia sull'evoluzione umana

Gobbi, con le mani ad artiglio e il gomito a 90 gradi, il collo largo, tre palpebre per occhio e un cervello di dimensioni ridotte, forse anche meno “prestante”. Così saremo, secondo la scienza, noi esseri umani tra mille anni, sempre più condizionati dall’onnipresenza della tecnologia. La previsione arriva da una recente ricerca commissionata dalla compagnia americana TollFreeForwarding, che ha dato vita a “Mindy”, il prototipo 3D del futuro.

Come la tecnologia incide sul corpo

Se da un lato la tecnologia ha rivoluzionato la nostra esistenza, accelerando l’apprendimento di nuove competenze e conoscenze, la produttività e le connessioni, dall’altro ha impattato in modo non indifferente sulla nostra condizione psico-fisica. Ed è proprio da questa consapevolezza che, analizzando numerosi studi scientifici e consultando diversi esperti in materia, la società ha creato il prototipo Mindy, per prevedere gli effetti della tecnologia sull’evoluzione umana.

Gruppo San Donato

Realizzato grazie alla collaborazione di un grafico, il suo aspetto risulta profondamente trasformato dall’utilizzo continuo dei dispositivi elettronici (smartphone, computer, tablet ecc.). Chiaramente, si tratta di cambiamenti anatomici esasperati e tutt’altro che certi, ma rappresentano alcune preoccupazioni fondate e scientificamente provate che non bisogna sottovalutare.

Collo corto e schiena gobba

Tra le parti del corpo maggiormente sotto pressione a causa della tecnologia, vi sono senza ombra di dubbio il collo e la schiena. Come spiega Caleb Backe, esperto di salute e benessere presso il Maple Holistics, «trascorrere ore a guardare il telefono in basso affatica il collo e fa perdere l’equilibrio alla colonna vertebrale. Di conseguenza, i muscoli del collo devono compiere uno sforzo extra per sostenere la testa. Inoltre, stare tanto tempo seduti davanti al computer in ufficio porta il busto ad essere allungato in avanti anziché essere dritto e allineato ai fianchi”.

Ecco spiegato perché Mindy, a causa delle continue posture errate, avrà una schiena “ingobbita” e il cosiddetto “tech neck“, cioè un collo tecnologico più largo e corto rispetto a quello attuale.

Mano ad “artiglio” e gomito a 90 gradi

Tra i cambiamenti significativi nell’anatomia di Mindy, a saltare all’occhio è anche la mano “ad artiglio”, oltre al  gomito a 90 gradi, legata al modo in cui si impugna uno smartphone. Un’abitudine quotidiana che a lungo andare può causare tensione in alcuni punti di contatto.

Il dottor Nikola Djordjevic, di Med Alert Help, spiega che si tratta di una condizione nota come “sindrome del tunnel cubitale” ed è causata «dalla pressione o dall’allungamento del nervo ulnare che passa in un solco sul lato interno del gomito. Ciò provoca intorpidimento o una sensazione di formicolio nell’anulare e nel mignolo, dolore all’avambraccio e debolezza alle mani. Tenere il gomito piegato a lungo, il più delle volte, tenendo il telefono, può allungare il nervo dietro il gomito e esercitare pressione su di esso».

Cranio più spesso e cervello più piccolo

Secondo la ricerca, nel 3000 Mindy avrà anche un cranio leggermente più spesso, probabilmente per proteggerla dalle radiazioni a radiofrequenza emesse dai dispositivi tecnologici, classificate dall’Organizzazione mondiale della sanità come “possibilmente cancerogene per l’uomo”.

A rimpicciolirsi saranno invece le dimensioni del cervello. Il motivo, secondo la teoria evoluzionistica, risiede nel fatto che l’essere umano “avrà meno da fare per sopravvivere”, anche per via delle tecnologie a disposizione che non richiederanno più un lavoro di memoria o particolari performance intellettive. Una teoria resa popolare anche dal film “Idiocracy” del 2006, in cui un uomo comune si sveglia 500 anni nel futuro per scoprire di essere l’uomo più intelligente del pianeta.

Una tripla palpebra

L’ultimo cambiamento futuristico di Mindy riguarda gli occhi, caratterizzati da una “tripla palpebra” per contrastare l’eccessiva esposizione alla luce emessa dagli schermi dei dispositivi tecnologici che, com’è ormai ben noto, causa affaticamento e mal di testa. «Gli esseri umani potrebbero sviluppare una palpebra interna più grande per prevenire l’esposizione a una luce eccessiva, oppure il cristallino dell’occhio può evolvere in modo tale da bloccare la luce blu in entrata ma non altre luci ad alta lunghezza d’onda come il verde, il giallo o il rosso», sottolinea il professor Kasun Ratnayak, dell’Università di Toledo.

L’impatto della tecnologia sulla salute mentale

Anche se risulta impossibile visualizzare l’impatto della tecnologia sulla salute mentale di Mindy, la ricerca ipotizza una maggiore “disconnessione” dal mondo reale che potrebbe dare il via a disturbi legati all’ansia e allo stress.

Da considerare, infine, gli effetti della luce blu emessa dai dispositivi tecnologici sulla qualità del sonnoEllen Wermter, di Charlottesville Neurology and Sleep Medicine, spiega come questa abbia un effetto a catena sulla produttività: «c’è un fenomeno biologico che migliorerà la comunicazione, la creatività, la produttività, la resistenza, i tempi di reazione, la concentrazione, la memoria, l’umore e altro ancora: il sonno adeguato. Una delle principali influenze dei nostri schemi di sonno è la luce, in particolare quella che otteniamo attraverso i nostri telefoni, tablet e laptop che molti di noi usano fino a tarda sera e portano persino nelle nostre camere da letto».

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Beatrice Foresti

Giornalista pubblicista, collabora con OK Salute e Benessere, insieme ad altre testate. È laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all’Università IULM di Milano e ha da poco terminato un Master in Giornalismo alla RCS Academy. È appassionata di scrittura, radio, fotografia e viaggi.
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