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Vaccini obbligatori per accedere agli asili nido in Emilia Romagna

Plauso dal Ministero della Salute e dall'Istituto Superiore di Sanità, critiche da Codacons e M5S

Le porte degli asili nido dell’Emilia Romagna saranno aperte solamente ai bambini sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie, ovvero antipolio, antidifterica, antitetanica e antiepatite B. A stabilirlo è l’articolo 6 della nuova legge regionale di riforma dei servizi educativi per la prima infanzia appena approvata dal Consiglio Regionale.

Un problema di salute pubblica. «La nostra legge è a tutela della salute pubblica – afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini – cioè delle nostre comunità, e soprattutto dei bambini più deboli, quelli che per motivi di salute, immunodepressi o con gravi patologie croniche, non possono essere vaccinati e che sono quindi più esposti a contagi».

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Il crollo delle vaccinazioni. «In Emilia-Romagna la percentuale di bambini vaccinati è notevolmente diminuita negli ultimi anni», prosegue Bonaccini. «Dal 2014 è scesa al di sotto del livello di sicurezza del 95% e nel 2015 la copertura per le quattro vaccinazioni obbligatorie ha raggiunto il 93,4%, rappresentando un potenziale rischio per la salute della collettività. I genitori hanno cambiato atteggiamento verso le vaccinazioni pediatriche, soprattutto per via di informazioni non corrette e prive di basi scientifiche, che vengono diffuse in particolare online. Viceversa, noi abbiamo deciso che la salute delle persone va garantita e protetta, non lasciata a improbabili convinzioni o, per usare le recenti parole sui vaccini del presidente della Repubblica Mattarella, a sconsiderate affermazioni prive di fondamento».

Il plauso del Ministero. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, plaude all’iniziativa della Regione Emilia-Romagna perché «tutelare la salute pubblica è il nostro grande obiettivo. Dobbiamo dare ascolto alla scienza. I vaccini – afferma Lorenzin – rappresentano lo strumento più importante di prevenzione».

C’era una volta l’obbligo. L’obbligo di presentare il libretto delle vaccinazioni al momento dell’iscrizione a scuola non è una novità: in Italia è stato in vigore dal 1967 al 1999. Attualmente, invece, la norma prevede che i bambini siano comunque ammessi alla scuola dell’obbligo e agli esami anche senza il certificato di vaccinazione.

Emilia Romagna apripista. L’Emilia Romagna è la prima Regione italiana ad aver varato una norma specifica sull’obbligo delle vaccinazioni per gli asili: Toscana, Lombardia e Marche sarebbero intenzionate a seguirne l’esempio.

Una legge nazionale? «Apprezziamo moltissimo questa dimostrazione di leadership coraggiosa dell’Emilia Romagna, che ha fatto presto e bene una legge che avremmo voluto non fosse necessaria, ma che i numeri rendono invece indispensabile», afferma il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) Walter Ricciardi. «Sarebbe ovviamente preferibile un’adesione libera e consapevole alle vaccinazioni, ma il declino dei tassi di copertura registrato negli ultimi anni e la conseguente vulnerabilità per migliaia di bambini rendeva necessaria una legge come quella varata dall’Emilia». Tuttavia, «è anche auspicabile che tali iniziative non siano lasciate alle singole Regioni, ma che sia il Parlamento ad affrontare con unitarietà tale problema su tutto il territorio». Sarebbe quindi importante varare una «legge nazionale in materia di obbligo delle vaccinazioni nei nidi, anche perchè – avverte il presidente Iss – ci sono Regioni con dati di copertura ancora peggiori e ciò mette a rischio la salute soprattutto dei bambini più fragili».

Le critiche. Una sonora bocciatura arriva invece dal Codacons, che bolla la nuova legge dell’Emilia Romagna come incostituzionale e avverte: se verrà messa in pratica, porterà ad una raffica di denunce contro gli asili nido. L’associazione dei consumatori contesta che i quattro vaccini obbligatori non sono disponibili in commercio singolarmente e che i genitori che vogliono vaccinare i propri figli sono automaticamente costretti a ricorrere all’esavalente che copre anche contro la pertosse e l’Haemophilus influenzale di tipo b. La legge regionale «non è applicabile – sostiene il Codacons – gli asili che adotteranno la norma rischiano di essere denunciati per abuso di atti d’ufficio e violenza privata, non potendo i genitori somministrare ai figli i soli quattro vaccini obbligatori previsti, costringendoli così a ricorrere all’esavalente». Dure critiche arrivano anche dal consigliere regionale Raffaella Sensoli del Movimento 5 Stelle, che afferma: «nessuno si è mai sognato di mettere in discussione l’utilità dei vaccini, ma le nostre critiche hanno riguardato soprattutto il metodo con il quale si vuole portare avanti questa obbligatorietà, che non farà altro che allontanare ancor di più quei genitori che oggi, a causa anche della scarsa informazione, continuano a non voler vaccinare i propri figli. La coercizione non era e non è la strada giusta».

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