Benessere

Anno nuovo: i consigli dell’esperto per trasformare i buoni propositi in obiettivi concreti

Per ottenere risultati permanenti bisogna accettare di uscire dalla zona di comfort, privarsi di abitudini e avere la sensazione di non riuscire a modificarle

L’arrivo del nuovo anno è per molti un’occasione per pianificare una ricca e fantasiosa lista di buoni propositi, anche particolarmente accurata. Ma, come confermato da alcuni lavori scientifici, più dell’80% di questi fallisce miseramente entro un mese dalla loro definizione. Ciò significa che già a febbraio le nuove intenzioni, non trasformate in realtà, divengono rimorsi e rimpianti che amplificano la sensazione di impotenza e fallimento. Ne abbiamo parlato con il performance coach Giovanni Gabrielli.

La classifica dei buoni propositi

Normalmente nella classifica dei buoni propositi al primo posto troviamo il “mettersi a dieta”, seguito da “basta alcolici” e “fare sport per mantenersi in forma e camminare per 10.000 passi ogni giorno”. Nella top ten si fanno spazio anche “smettere di fumare”, “arrabbiarsi di meno ed essere più gentili”, oltre a “dedicare meno tempo ai social e più ai propri hobbies” e “risparmiare”.

Gruppo San Donato

Scriverli nero su bianco può essere utile, in quanto rappresenta un maggior impegno verso sé stessi, «ma non è detto che corrisponda a una garanzia di successo, anzi il più delle volte ci complica la vita» spiega Gabrielli.

Voglio e posso 

Se ci si sofferma sulla definizione del sostantivo maschileproposito”, ovvero una ferma intenzione verso qualcosa, «si evince subito che in realtà si tratta solo di una intenzione e non ancora un orientamento. Per questo, quando noi definiamo i nostri buoni propositi la nostra mente non fa nessuna fatica, anzi, il più delle volte non se ne accorge nemmeno o le classifica come semplici allucinazioni fantasiose» aggiunge il performance coach, sottolineando che si tratta di un atto indolore e incolore.

Inoltre, «sviluppare buoni propositi senza una ragione fondata sarà più correttamente un proposito peggiorativo. Mi spiego meglio, se ad esempio sono goloso e faccio il proposito di non mangiare più dolci che a me piacciono, non posso considerarla un’azione buona, ma un peggioramento della mia condizione in quanto comporta un sacrificio, una privazione, a meno che non lo colleghi ad un miglioramento della situazione attuale, o di salute, mentale, economica ecc.» continua l’esperto.

Quindi, piuttosto che stilare buoni propositi, Gabrielli spiega che «bisognerebbe definire obiettivi che abbiamo una ben conosciuta ed accettata ragione, quindi motivazione. Ma soprattutto è importante essere convinti di potercela fare: voglio e posso sono la coppia più efficace per il successo di ogni azione di cambiamento, mentre devo ma non voglio e non posso quella più negativa che porta ad un fallimento certo».

Il vademecum per trasformare un proposito in obiettivo

Ecco dunque il vademecum stilato dal performance coach per trasformare un proposito in obiettivo e successivamente in risultato:

  1. Definire il proposito
  2. Identificare la ragione per cui lo vogliamo
  3. Valutare se è legato ad un “devo” oppure ad un “voglio”, passando per il “posso”
  4. Trasformarlo in un obiettivo pratico e strutturato che comporti un’azione
  5. Accettare di investire energeticamente in questo processo ed essere consapevoli che costerà fatica
  6. Essere persistente e disciplinato nell’azione di cambiamento
  7. Non passare ad un altro obiettivo finchè quello su cui stiamo lavorando non si è trasformato in una nuova abitudine comportamentale (darsi almeno un mese di lavoro su ogni obiettivo)

Attenzione! È importante lavorare su un massimo di 3 obiettivi, ma non contemporaneamente, in quanto la mente è sequenziale e non multi-tasking. Il consiglio è di concentrarsi su un obiettivo alla volta (suddividerlo in sotto obiettivi se è particolarmente complesso), partendo da quello che è “figlio” di un corposo voglio e quindi crei di conseguenza motivazione e focalizzazione verso il cambiamento, oppure dal più facile.

Nel concludere, Gabrielli ci ricorda che «per stare bene dobbiamo accettare di stare male. Ciò significa che per trasformare un proposito in un risultato dobbiamo accettare di uscire dalla nostra zona di comfort, privarci di abitudini che ci facevano stare bene, fare fatica e avere la sensazione di non riuscire a modificarle. Se ci manteniamo positivi, focalizzati e disciplinati il successo arriverà, non nel breve periodo, ma sicuramente nel medio lungo periodo».

Leggi anche…

Mostra di più

Beatrice Foresti

Giornalista pubblicista, collabora con OK Salute e Benessere, insieme ad altre testate. È laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all’Università IULM di Milano e ha da poco terminato un Master in Giornalismo alla RCS Academy. È appassionata di scrittura, radio, fotografia e viaggi.
Pulsante per tornare all'inizio